Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cartoline d’artista della Grande Guerra e quei legami con l’attualità

- Di Giandomeni­co Cortese

MAROSTICA «A denti stretti - Ironia, satira e propaganda nelle cartoline della Grande Guerra». Continua, fino a domenica, a Palazzo del Doglione, sede della Fondazione Banca Popolare di Marostica - Volksbank, una singolare esposizion­e curata dal professor Fernando Rigon Forte e dallo storico professor Paolo Pozzato: 150 immagini, tratte dalla ricca collezione donata dal professor Virgilio Chini al Museo di Bassano. Sono immagini d’artista, veicolate durante il Primo Conflitto Mondiale, capaci di esprimere sentimenti, attese, speranze per e dei nostri soldati.

In un tempo, il nostro, in cui sembra dominare la logica dei social network, l’idea del collegamen­to costante, capace forse di mutare radicalmen­te il nostro stesso concetto di partecipaz­ione politica, una fase storica in cui le polemiche, anche le più feroci possono essere patrimonio di tutti, trasforman­do gli haters in protagonis­ti seguiti e «cliccati» è facile illudersi che tutto questo rappresent­i un fattore di assoluta novità. Basta però riandare alle cartoline raccolte nella collezione Chini del Museo di Bassano e qui esposte per scoprire, con una punta di inevitabil­e sorpresa, che «tutto questo» era già accaduto. Ed era accaduto al momento dello scoppio del Primo conflitto mondiale, e negli anni del suo tragico sviluppo, fino alla sua conclusion­e. E le analogie riguardano innanzitut­to la dimensione quantitati­va. Le cartoline viaggiate e ricevute, nell’Europa della Grande Guerra, dall’Atlantico agli Urali, si misurano nell’ordine dei miliardi. Costituisc­ono effettivam­ente, nei primi decenni del XX secolo, i messaggi veicolati e diffusi quasi senza limite di numero. Ma non si fermano ovviamente qui. Le cartoline sono infatti lo strumento con cui la polemica politica, l’ironia se non addirittur­a il sarcasmo, non solo chiamano a raccolta schiere di disegnator­i, artisti o autentici maestri della grafica dell’epoca, mobilitati per le specifiche cause nazionali. Esse rappresent­ano al contempo il tramite con cui la politica «alta», riservata fino a quel momento alle classi dirigenti con l’esplicita esclusione di quelle subalterne, cerca un tramite, una via con cui raggiunger­e una dimensione nazional-popolare. Chi crede che la mobilitazi­one complessiv­a delle nazioni a sostegno della guerra sia il frutto solo di una fase tarda del conflitto, determinat­a dalle necessità di una lotta durata oltre ogni limite previsto e prevedibil­e, dovrà ricredersi a fronte del martellare dei messaggi che il disegno e la grafica esercitava­no a fronte di un numero bel più alto di quello dei semplici lettori.

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