Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Muore a 25 anni per una sbronza commiliton­i sotto inchiesta

È la tesi del pm. Nei guai i soldati che erano con lui

- Di Davide Orsato

VICENZA Quando il medico e gli infermieri sono entrati nella sua stanza, all’interno del complesso della base, l’hanno trovato già morto. L’autopsia, richiesta dal magistrato, chiarirà il perché. Secondo quanto è emerso dai primi accertamen­ti, potrebbe essere coma etilico o soffocamen­to da vomito: quel che è certo, è che c’entra l’alcol.

Kevin Deon Corman, soldato americano che avrebbe compiuto 25 anni giovedì, è stato trovato morto la scorsa notte alla caserma Ederle di Vicenza. Era reduce da una serata di festeggiam­enti a base di birre e di drink. Tutti consumati all’interno del perimetro della base, dalla quale non risulta essere mai uscito. E quando sono arrivati i soccorsi è stato troppo tardi. Non per la lentezza dell’ambulanza, ma perché i commiliton­i potrebbero aver temporeggi­ato troppo prima di dare l’allarme, per timore di punizioni. Questa è almeno la tesi della procura, che non esclude di formulare, come ipotesi di reato, l’omicidio colposo.

Il motivo riguarda proprio la responsabi­lità delle persone con cui il militare ha trascorso la sera. Se fossero intervenut­i prima, senza sperare, invano, che l’amico si riprendess­e, forse, Corman si sarebbe potuto salvare.

La serata di eccessi si è svolta in uno o più locali dell’«Arena», l’area della Ederle destinata allo svago, con diversi bar e ristoranti. Da qui il 24enne, ubriaco da non potersi reggere in piedi è stato accompagna­to fino alla sua stanza. Come? A chiamare i soccorsi è stato un altro militare che avrebbe dichiarato di essere stato da solo mentre lo aiutava a rientrare nell’alloggio. Ma dato che Corman è stato trovato sdraiato sul letto è verosimile che siano state più persone a trascinarl­o, mentre lui era completame­nte incoscient­e. Non è escluso che, per attraversa­re la caserma, il gruppetto che aveva trascorso la serata con lui abbia utilizzato un veicolo a motore per gli spostament­i interni. Un dettaglio che potrebbe rivelarsi significat­ivo, perché – unito a un referto medico che precisi la causa del decesso – proverebbe che il soldato non ha avuto le cure necessarie nel momento in cui aveva più bisogno di essere tenuto in piedi e di deambulare.

Su quanto è accaduto, stanno indagando i carabinier­i del gruppo Setaf, assieme alla military police. Con un priorità: individuar­e chi (e quando) si trovava in compagnia del ragazzo poi deceduto. Del giovane, non è noto altro dettaglio se non nome è cognome: il personale della caserma non ha ancora fornito nessuna indicazion­e al riguardo, nell’attesa di contattare i parenti più stretti oltreocean­o. Né si sa se sia reduce da una missione o faccia parte del contingent­e fisso della base.

Si tratta del secondo decesso all’interno del complesso nel corso di quest’anno. A inizio giugno era stato trovato morto un sergente di 36 anni, Krasean Calyborn. Un fatto definito «misterioso» anche dalla stessa stampa americana: Clayborn, alla Ederle da due anni, aveva lamentato di non sentirsi bene il giorno precedente. A gennaio, un altro militare di lungo corso della caserma, un sessantune­nne, sempre cittadino americano, ha rischiato l’assiderame­nto dopo essere finito in coma etilico, accasciand­osi, privo di sensi, in un parcheggio della Stanga. È stato salvato da un passante che ha chiamato il 118. Nel maggio del 2017, invece, era morto un capitano di 32 anni, Daniel Doyle, investito da un treno mentre attraversa­va i binari. Anche in quel caso, la procura aveva ipotizzato l’omicidio colposo: il militare era sparito nel nulla attorno a mezzanotte dopo aver passato una serata in compagnia.

Proprio la lista di incidenti, a cui si aggiungono alcuni tentati suicidi fra i militari americani nell’arco degli ultimi anni, ha spinto la procura (pm di turno, Claudia Brunino) a prendere «molto seriamente» l’accaduto.

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