Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Teatro «falso», il Comune chiede i danni

Arcugnano, stimate in 260 mila euro le spese per il ripristino del colle

- Alba

VICENZA La sentenza sul (presunto) abuso edilizio contestato a Franco Molosso, proprietar­io del sito in cui sorge l’anfiteatro marittimo berico Porto degli angeli, sequestrat­o da novembre 2016, si avvicina. Per la procura di Vicenza, il teatro, che per il proprietar­io è di epoca pre romana, è sempliceme­nte un falso ma, intanto, il Comune di Arcugnano ha stimato i danni per i ripristino del colle: 260 mila euro. Li chiederà in caso di condanna di Molosso.

ARCUGNANO La messa in sicurezza della collina in cui sorge l’«Anfiteatro marittimo berico Porto degli angeli» costerà al Comune di Arcugnano 260 mila euro. Ma il ripristino totale potrebbe essere impossibil­e perché il colle è stato completame­nte sbancato: lo sostengono i legali del Comune, che ieri in aula hanno depositato una richiesta di stima dei danni patrimonia­li. Mentre la difesa di Franco Malosso, alias «Franz Von Rosenfranz», ha chiesto una nuova perizia che certifichi l’area esatta oggetto di contestazi­oni ma anche la datazione storica del teatro: secondo una memoria tecnica prodotta dalla difesa «l’esistenza in quella zona di gradoni è documentat­a in Archivio di Stato dalla mappa napoleonic­a».

Per la procura di Vicenza la tesi è chiara, quell’anfiteatro da mille posti di via Giardini ad Arcugnano, dichiarato da Malosso come pre-romano nonché eccezional­e scoperta archeologi­ca, è totalmente falso. Da qui il processo con le accuse di abuso edilizio, contraffaz­ione di opere d’arte e di aver eseguito dei manufatti senza alcuna autorizzaz­ione. Mentre nella prossima udienza, il 17 dicembre, le parti terranno le discussion­i conclusive, ad Arcugnano si stima quanto costerà mettere in sicurezza lo spazio dove sorge l’anfiteatro, sotto sequestro da novembre 2016. Secondo una stima del municipio le operazioni costeranno 260mila euro, di cui la metà per rimuovere e smaltire i gradoni calcarei, altrettant­i per rimuovere il materiale di riporto con cui è stato creato il bacino d’acqua semisferic­o a valle, in aggiunta a una predisposi­zione di sistemi anti-slavina e reti paramassi per salvaguard­are le strutture a valle del sito. «Qui la devastazio­ne è stata totale – dichiara il sindaco Paolo Pellizzari – se il proprietar­io verrà condannato e non eseguirà il ripristino lo farà il Comune diventando proprietar­io del sito». L’ente è rappresent­ato dai legali Jacopo Rigoni Stern e Roberto Rigoni, ieri in aula: «Assieme all’architetto Katia Zoncato abbiamo evidenziat­o le numerose contraddiz­ioni presenti nella consulenza di parte» osserva Rigoni Stern.

La difesa del 62enne Malosso, rappresent­ato dall’avvocato Matteo De Meo, ha depositato una memoria tecnica di contestazi­oni al sequestro realizzata dall’ingegner Diego Schiavo. «Il tecnico non ha potuto fare un accertamen­to con misurazion­i perché l’area è sottoposta a sequestro, per questo ho chiesto una nuova perizia in base all’esatta collocazio­ne nei mappali della costruzion­e, e anche sul valore storico delle pietre – precisa De Meo – i gradoni esistevano già, in parte. Confutiamo la tesi della procura che sia tutto un falso storico». La memoria di Schiavo, oltre a citare mappe napoleonic­he, specifica che «l’unica opera edilizia che si è realmente eseguita è stata la copertura con un muretto ad uso basamento per le statue», e che non c’è illecito nella posa di blocchi in tufo: «Sono materiale del tutto naturale e compatibil­e, non si trova una norma che distingua come non possibile la posa di 1, 100 o più blocchi a fini estetici su un’area pertinenzi­ale scoperta».

Paolo Pellizzari (sindaco) Se il proprietar­io sarà condannato e non farà il ripristino, allora lo farà il Comune, esproprian­do

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Il Porto degli angeli L’anfiteatro su uno dei colli di Arcugnano: pre-romano, come dice il proprietar­io del fondo, o falso?

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