Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Padova, l’unica città del Nord a fermare i diesel Euro 4
Ordinanze diverse, liti tra Comuni. Legambiente: «Pm10 alle stelle»
VENEZIA Per anni i sindaci veneti hanno dichiarato di non adottare con continuità le misure antismog perchè vanificate dall’assenza di un coordinamento regionale e con gli altri territori della Pianura Padana. Ora che queste due condizioni sono state soddisfatte dall’«Accordo di bacino padano» siglato il 9 giugno 2017 a Bologna da Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto e ministero dell’Ambiente, i primi cittadini procedono comunque a macchia di leopardo.
La linea dura ha scelto di seguirla solo Padova, unica città del Nord che ha bloccato - dopo quattro giorni di sforamento delle Pm10 - i diesel Euro 4, causando proteste tra i cittadini. E le altre città? Ognuno fa quello che vuole...
VENEZIA Per anni i sindaci veneti hanno dichiarato di non adottare con continuità le misure antismog perchè vanificate dall’assenza di un coordinamento regionale e con gli altri territori della Pianura Padana. Ora che queste due condizioni sono state soddisfatte dall’«Accordo di bacino padano» siglato il 9 giugno 2017 a Bologna da Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto e ministero dell’Ambiente, i primi cittadini procedono comunque a macchia di leopardo. Probabilmente il tallone d’Achille del patto è che si rivolge solo ai Comuni con oltre 30 mila abitanti. Nella nostra regione sono 15 su 576 — i sette capoluoghi più Bassano, Chioggia, Conegliano, Mira, Montebelluna, San Donà di Piave, Schio e Villafranca — eppure, secondo un primo monitoraggio di Legambiente,
14 non hanno emesso l’ordinanza recettiva dell’Accordo in tempi utili a renderla operativa dal primo ottobre (e fino al 31 marzo 2019), come previsto. «Solo San Donà l’ha adottata il
29 settembre, con valenza immediata — recita il dossier dell’associazione ambientalista — gli altri municipi hanno accumulato 544 giorni di ritardo, per una media di 36 e con l’acuto dei 92 collezionati da Montebelluna. Alcune amministrazioni procedono solo dopo il raggiungimento del livello di allerta, quindi per la quasi totalità la salute dei cittadini non è una priorità da affrontare con la massima urgenza. Denota quanto incompreso sia l’Accordo Padano, che si fonda sulla prevenzione».
E infatti è difficile districarsi tra i vari diktat. A Padova è scattato il semaforo arancione, contemplato dal patto con le altre Regioni dopo quattro giorni consecutivi di sforamento del limite del Pm10 (7 a Treviso), fissato a 50 microgrammi per metro cubo d’aria. Quando ciò accade vengono bloccati anche gli Euro 4 diesel privati, non commerciali, e i ciclomotori immatricolati prima dell’1 gennaio 2000. Dopo 10 giorni di sforamento della soglia di guardia scatta invece il semaforo rosso e lo stop viene esteso agli Euro 4 commerciali. A Mestre, Vicenza, Verona e Treviso il semaforo è ancora verde e quindi l’alt riguarda i veicoli privati e commerciali Euro 0 ed Euro 1 a benzina e i diesel fino all’Euro 3 dal lunedì al venerdì, con orario 8.30/18.30. Per tutti restano validi la seconda domenica ecologica del 4 novembre, dopo quella del 7 ottobre, i divieti per stufe, camini, roghi all’aperto e impianti a biomasse e il limite dei 19 gradi per il riscaldamento nelle case e negli edifici pubblici, con una tolleranza di 1-2 gradi. A Rovigo il sindaco Massimo Bergamin ha ritirato l’ordinanza «perchè scritta male» e mai più riformulata nonostante la diffida di Legambiente e l’ira di Padova («gesto molto grave»), mentre Belluno l’ha emessa ma non è obbligata a rispettarla dato che non ha superato i 35 giorni all’anno di sforamento dei limiti di Pm10 consentiti dalla legge.
E le altre Regioni padane? La Lombardia è verde (nessuno sforamento), come il Piemonte e Trento, mentre l’Emilia Romagna ha deciso di bloccare gli euro 4 diesel non ovunque come annunciato ma solo nelle città con semaforo arancione: ora sono Piacenza, Parma e Reggio Emilia.
Tornando al Veneto, nel 2017 ha accumulato 3994,2 tonnellate di Pm10, col record di Vicenza, che ne ha registrate
902,4. Seguono Treviso
(835,9), Venezia (823,1), Padova (643,3), Verona (612,4), Belluno (112,5) e Rovigo (64,6). Quanto agli sforamenti, in cima alla classifica si trova Padova con 102 giorni fuorilegge, al secondo posto Mestre con 94 e al terzo Vicenza con 90. Poi ci sono Treviso (83), Rovigo (80), Verona (73) e Belluno (18). Nel
2018 il trend è in leggero miglioramento, ma dal primo gennaio a oggi Padova è già a quota 43 sforamenti, Mestre
39, Treviso 32, Rovigo 29, Vicenza 28, Verona 25 e Belluno
4. «Non è che i sindaci non siano sensibili al problema — dice Elisa Venturini, vicepresidente di Anci Veneto — ma ognuno deve armonizzare le misure antismog con le specificità del proprio territorio, tenendo conto delle esigenze della popolazione». «Erano migliori le linee guida regionali 2016: estendevano i divieti agli interi agglomerati urbani, cioè ai capoluoghi e ai Comuni contermini — nota Luigi Lazzaro, presidente regionale di Legambiente —. Vanno riproposte e aggiornate».