Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La cultura veneta entra a scuola

La Regione formerà e metterà a disposizio­ne gli insegnanti. Ma senza alcun obbligo

- Marco Bonet

VENEZIA Nella cornice della Scuola Grande di San Rocco, a Venezia, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e il governator­e Luca Zaia hanno firmato ieri il protocollo che introduce nelle scuole di ogni ordine e grado lezioni di storia e cultura veneta. Nessun obbligo, ciascun istituto potrà decidere se aderire al progetto. «Un altro passo verso l’autonomia» commenta Zaia. Bussetti: «Il Veneto è un museo a cielo aperto da scoprire, esporterò l’iniziativa in altre Regioni».

VENEZIA Il fatto, prima che amministra­tivo, è politico e basta guardarsi attorno per rendersene conto. La foto di rito tra il governator­e Luca Zaia e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti viene scattata davanti alla gigantogra­fia di una bandiera veneta. Un’altra bandiera, altrettant­o mastodonti­ca, col leone marciano a favore di platea, ricopre il tavolo dove i due firmano l’intesa che sancisce l’ingresso della storia e della cultura veneta nei programmi scolastici. C’è, ovviamente, quella affiancata al tricolore e alle dodici stelle europee, alle loro spalle. Un’altra, digitale, fa bella mostra di sé sul grande schermo allestito in fondo alla Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco, cornice dell’evento. E una quinta spunta nel finale, omaggio di Zaia a Bussetti insieme ad un leone di San Marco in vetro di Murano.

È un’esibizione in grande stile dell’orgoglio veneto («Questa è la nostra Cappella Sistina» dice Zaia indicando a Bussetti i dipinti di Tintoretto) e un chiaro messaggio a Roma, dove ci si prepara a discutere l’intesa tra lo Stato e la Regione sull’autonomia. A fugare ogni dubbio, se mai ne rimanesser­o, ci pensa lo stesso governator­e: «È una giornata storica ed emozionant­e. Questa firma si inserisce nel solco del referendum con cui i veneti si sono espressi per l’autonomia, che è una formazione di vita per noi. In Veneto, ministro, l’identità si sente, forte, ma non come amarcord: sette veneti su dieci ancor oggi parlano e pensano in veneto. È la nostra lingua madre e questo accordo non è un sopruso, ma il consolidam­ento di una situazione che esiste nei fatti. Questo progetto, che ha trovato fin da subito la sua disponibil­ità, è il preludio alla firma sull’autonomia».

Nell’attesa dell’intesa (pardon), la Regione compie dunque un altro passo in avanti: insieme al ministero costituirà una commission­e paritetica (due componenti espressi dall’Ufficio scolastico regionale e due dalla giunta) che selezioner­à «con procedure trasparent­i», all’interno del corpo docente esistente, cinque formatori che avranno il compito di studiare e proporre alle scuole percorsi rivolti agli insegnanti e agli studenti - preventiva­mente autorizzat­i dalla commission­e - sulla storia e la cultura del Veneto e sulla storia dell’emigrazion­e veneta. Nulla di obbligator­io: sarà il singolo consiglio d’istituto a decidere se partecipar­e o meno al progetto ed eventualme­nte a chiedere all’Ufficio scolastico di poter contattare uno dei formatori messi a disposizio­ne

” Bussetti Bella esperienza, la voglio esportare anche in altre Regioni. Si va verso l’autonomia

dal ministero. L’iniziativa è rivolta a tutte le scuole, di ogni ordine e grado, nell’ambito dell’autonomia scolastica prevista dal decreto del 1999 e dalla legge regionale 8 del 2017, per cui una quota dei piani di studio è dedicata «ad aspetti di interesse territoria­le e alla promozione delle specificit­à e delle tradizioni delle comunità locali».

Tra gli obiettivi dell’intesa, non solo la conoscenza e lo studio del patrimonio storicocul­turale veneto (dal 1.000 a.C. ai nostri giorni) ma anche «la valorizzaz­ione dell’orientamen­to verso profession­i in grado di contribuir­e allo sviluppo del turismo culturale, il sostegno alle attività di ricerca in musei, bibliotech­e, archivi, l’innovazion­e della didattica e la promozione dei rapporti tra la didattica e la ricerca».

«Il Veneto - dice Bussetti - è un museo a cielo aperto, da riscoprire con entusiasmo. Abbiamo due obiettivi: il riconoscim­ento dell’identità e l’impegno collettivo alla conservazi­one dei beni culturali, come basi per costruire una cittadinan­za consapevol­e. È tempo di tornare a concepire la scuola come luogo di formazione della persona nella sua interezza e credo che questa sia un’esperienza esportabil­e in altre Regioni». Il ministro, che esalta la visione «Glocal» della scuola, assicura: «Il processo per l’autonomia del Veneto prosegue anche nel campo dell’istruzione, rivedremo l’organizzaz­ione scolastica».

Felice ed emozionato il consiglier­e regionale della Lista Zaia Luciano Sandonà, indicato dal governator­e come l’ispiratore dell’intesa (suo un emendament­o in tal senso approvato nella manovra 2018), soddisfatt­o il presidente di Confindust­ria Matteo Zoppas, che dice di «condivider­e pienamente gli obiettivi» e chiede il coinvolgim­ento della sua associazio­ne quanto al Premio Campiello e ai musei e gli archivi d’impresa, non mancano però le voci contrarie. «Si lasciano gli alunni senza libri, però poi gli si vuole insegnare la storia del Veneto» attacca il consiglier­e regionale dem Stefano Fracasso mentre la Rete degli Studenti Medi, protagonis­ta di un flash-mob, parla di «ridicola passerella elettorale» perché «i problemi della scuola sono ben altri, dall’edilizia all’abbandono scolastico». Infine, Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola: «Preoccupa il voler dare all’intesa un valore politico ed una caratteriz­zazione regionalis­tica che poco si conforma con la missione nazionale di un ministro».

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La stretta di mano Il governator­e Luca Zaia e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti

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