Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Montagna, via agli Stati generali Belluno chiede più autonomia
Il presidente della Provincia chiama a raccolta parlamentari e sindaci delle Terre Alte
BELLUNO Maggiori fondi, più personale, una fiscalità differenziata rispetto alle aree urbane. In una parola, autonomia. E’ passato ormai un anno da quando 107 mila bellunesi votarono sì al referendum consultivo sull’autonomia della Provincia di Belluno.
Era il 22 ottobre 2017, lo stesso giorno del plebiscito per il referendum autonomista del Veneto, quando i bellunesi chiesero a gran voce l’attuazione dell’articolo 15 dello statuto regionale e della legge 25 del 2014, che sancì la specificità del Bellunese. Una legge in realtà mai attuata e che ha lasciato sul tavolo, intatti, i problemi che attanagliano l’unica provincia interamente montana del Veneto. Su tutti, lo spopolamento, tema che il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin ha portato all’attenzione del ministro Erika Stefani nel corso degli Stati generali della montagna, in scena ieri al ministero per gli affari regionali.
«Lunedì prossimo, ad un anno esatto dal referendum – esordisce Padrin al ritorno da Roma – riuniremo i sindaci della provincia e i cinque parlamentari bellunesi, per fare il punto della situazione e cominciare a definire i passi futuri per raggiungere il traguardo della specificità. La montagna soffre, gli indicatori socioeconomici lo dimostrano, occorre accelerare il passo». I temi sui quali lavorare sono molti, ma quali le priorità da affrontare subito? «Occorre prima di tutto semplificare la burocrazia e rivedere la legge Delrio, per dotare veramente le Province montane di quegli strumenti che permettano di realizzare le forme di autonomia previste nella norma e che finora non hanno avuto seguito. Nell’incontro di ieri ne abbiamo discusso, ci sarà un tavolo tecnico – politico che punterà ad ottenere qualcosa forse già nella prossima legge di bilancio». Ma, in concreto, quali sono le soluzioni per il rilancio delle «terre alte»? «Occorrono più fondi, per il sociale, per l’edilizia scolastica, per i servizi, tutte cose che in montagna costano di più. E poi, occorre un aiuto concreto, attraverso ad esempio forme di fiscalità differenziata, e invertire la rotta del depotenziamento delle strutture amministrative, per garantire di nuovo un efficace governo del territorio. Perché la tutela della montagna ha ricadute positive anche sulla pianura».
” Padrin
Il nostro referendum abbandonato