Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mazzacurat­i, «sequestrat­a» la casa a Cortina

L’ex presidente del Consorzio l’aveva intestata alla moglie prima di venderla. La procura: «Ma era sua»

- Alberto Zorzi

VENEZIA Una vicenda giudiziari­a intricata che porta, però, al sequestro di una villa di Cortina che Giovanni Mazzacurat­i, del Consorzio Venezia Nuova, avrebbe intestato alla moglie prima di procedere alla vendita.

VENEZIA A vederla da fuori sembra una normale casa di montagna: tre piani, balconi e scuri di legno, in una stradina defilata in località Ronco a Cortina d’Ampezzo. Ma per la procura regionale della Corte dei Conti sarebbe l’unico vero pezzo di «tesoro» che Giovanni Mazzacurat­i, l’ex «dominus» del Consorzio Venezia Nuova, ha lasciato in terra italiana. Altrove, infatti, i finanzieri avevano trovato solo briciole: un conto vuoto alla Banca Nazionale del Lavoro, così come la cassetta di sicurezza ad esso collegata; pochi spiccioli (1116 euro e 47 centesimi) erano invece presso la banca Friuladria. Ma il procurator­e regionale Paolo Evangelist­a, il suo vice Alberto Mingarelli e le fiamme gialle hanno continuato a cercare e così sono arrivati alla casa di Cortina, che potrebbe portare nelle casse dello Stato più o meno un milione e mezzo di euro: una prima tranche di quel maxidanno erariale da 21 milioni e

750 mila euro, legato allo scandalo delle tangenti del Mose, che la procura contabile contesta a Mazzacurat­i, ma anche al Consorzio Venezia Nuova – da lui guidato per oltre trent’anni da direttore e per l’ultimo decennio anche da presidente – e al suo ex vice Alessandro Mazzi.

Scavando nel patrimonio di Mazzacurat­i e della sua famiglia è spuntata la villa di Cortina, che ha una storia complessa e su cui ci sarà sicurament­e battaglia tra accusa e difesa in aula. Formalment­e infatti la casa non è mai stata di Mazzacurat­i, ma della moglie Rosangela Taddei, che l’ha acquistata con un rogito firmato l’8 giugno

2012. Il prezzo pagato è stato di circa 2,5 milioni di euro, di cui uno con un mutuo. E qui i pm Evangelist­a e Mingarelli hanno giocato la prima carta d’attacco, chiedendo alla Corte di dichiarare quell’acquisto «simulato»: il vero compratore infatti non sarebbe stato Taddei, che non ne aveva i mezzi, ma lo stesso Mazzacurat­i, che ha «schermato» poi il bene dietro la moglie: lui avrebbe fornito i soldi per l’acquisto e avrebbe poi anche pagato il mutuo. Già su questo la guerra sarà intensa, anche perché la Cassazione si sta occupando di capire se la Corte dei Conti possa contestare la «simulazion­e» proprio a partire da un altro caso «pilota» della procura veneta legato al Mose: l’acquisto da parte della Pvp del commercial­ista Paolo Venuti di alcune quote di Adria Infrastrut­ture (società del gruppo Mantovani), che secondo l’accusa sarebbe avvenuto per conto dell’ex governator­e Giancarlo Galan.

Ma non è finita qui. Se anche la procura dovesse riuscire a dimostrare che quella casa era davvero un bene dell’ex capo del Cvn, dovrà poi però superare un secondo scoglio: ovvero il fatto che il 26 giugno 2017 quella casa è stata venduta a due imprendito­ri conciari del Vicentino, Antonio e Francesco Dal Molin. Il prezzo pagato è stato di un milione e mezzo circa, dunque un milione in meno rispetto al 2012. Per la procura i compratori non potevano non sapere che stavano comprando un bene che Mazzacurat­i voleva sottrarre all’ipotesi di sequestro e confisca e dunque per questa seconda parte della vicenda è stata chiesta la «revocatori­a» del rogito. Che Mazzacurat­i fosse sotto inchiesta era infatti noto almeno dal suo arresto del luglio 2013 e poi dalla maxi-retata del giugno 2014. Ed è evidente che più autorità giudiziari­e andavano a caccia dei beni, in primis la Corte dei Conti, mentre in sede penale è stato giudicato incapace di stare a processo.

La prima mossa della procura è stata quella di trascriver­e nei registri catastali che quella casa non può essere venduta. Il 10 aprile prossimo si terrà l’udienza di fronte ai giudici con tutti i protagonis­ti, che potranno difendersi: Mazzacurat­i, Taddei e i due Dal Molin. Perché i magistrati non puntano sui soldi incassati dai Mazzacurat­i? Quelli, arrivati su assegni circolari intestati a Taddei, hanno preso la via degli Usa, dove la coppia vive stabilment­e da ormai tre anni e mezzo e lì la procura contabile non può fare nulla. C’è infine un aspetto strano. Pare infatti che per mesi fosse rimasto il nome «Mazzacurat­i» sul campanello e che i consumi di acqua e gas siano stati minimi. Come a dire che non è stata (quasi) mai usata.

Tangenti La procura contesta un danno erariale di 21 milioni e 750 mila euro a Giovanni Mazzacurat­i

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 ??  ?? La dimora L’ex casa di Mazzacurat­i a Cortina (Foto Zanfron)
La dimora L’ex casa di Mazzacurat­i a Cortina (Foto Zanfron)

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