Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Tomasin e la storia del territorio «Attenti alle trappole identitari­e»

- di Davide Orsato

«Quella che ci consegna la storia di Venezia è una grande lezione di libertà. Insegnarla ai ragazzi non può che essere un bene, ma se è imposta dall’alto si rischia solo di fare danni». Lorenzo Tomasin, docente di Storia della lingua italiana all’Università di Losanna, è da sempre attento ai temi della cultura veneta.

Professore, con l’ok del ministero si compie un passo in avanti: il Veneto è la prima regione a promuovere nelle scuole dell’obbligo la cultura locale...

«Ora c’è l’ufficialit­à, è vero, ma non sono mai mancati docenti illuminati che hanno affrontato il tema in classe: da studente dello scorso millennio, al liceo Foscarini di Venezia, ne ricordo con particolar­e affetto due. Ma erano entrambi preparati e molto colti. Non si tratta di qualcosa che si può improvvisa­re».

Teme che possa essere insegnata male?

«È un rischio. È già successo in passato quando si è deciso di punto in bianco di insegnare materie che all’improvviso si è ritenuto impellenti. Penso a informatic­a: molti docenti non erano pronti e in certi casi si è rivelata una perdita di tempo».

Proviamo a definire la cultura veneta: è possibile fare una sintesi valida dal Garda alla laguna?

«Certo, è la Repubblica di Venezia, l’entità che ha plasmato tutto il territorio dell’attuale regione. Se noi veneti possiamo parlare di una cultura condivisa è grazie alla Serenissim­a».

E come può essere attuale a oltre duecento anni dalla caduta? Cosa può insegnare a uno studente di oggi?

«Venezia ha sempre rappresent­a un’eccezional­ità nel contesto europeo. Un’anomalia caratteriz­zata da libertà e autonomia che ha suscitato sentimenti di stupore, ma anche di fastidio anche nelle realtà politiche a essa contempora­nea. Come tutte le cose deve essere trovato un giusto mezzo: per uno studente che vive a Treviso è importante sapere chi era Ezzelino, ma anche conoscere la storia di Bruxelles, Tokyo e Washington. Perché quanto accade in queste città ha conseguenz­e immediate anche dove viviamo».

Il progetto prevede di andare ancora più indietro nel tempo, fino ai Paleovenet­i. Ha senso questa operazione?

«Sì, lo dico anche da storico della lingua. È sicurament­e interessan­te risalire a cosa c’era prima che il latino diventasse l’idioma comune. Ma occorre evitare tentazioni identitari­e. In questo modo si tradirebbe la storia».

Molti lamentano che la storia veneta è snobbata da programmi scolastici. È davvero così?

«Io credo che a essere snobbato sia, in generale, il passato lontano. La contempora­neità ha fagocitato tutto, facendo venire meno la prospettiv­a storica».

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Docente Lorenzo Tomasin

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