Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Morte di Martin, paese sotto choc: seduta psicologica collettiva
San Martino di Lupari, team di professionisti in aiuto per il trauma del bimbo investito dallo scuolabus
SAN MARTINO DI LUPARI (PADOVA) Frammenti di ricordi, traumi rimossi per far posto ad altro. La mente umana usa straordinari meccanismi per sopravvivere agli orrori che passano davanti ai nostri occhi, per cui archivia e mette da parte per consentirci di andare avanti. Ma prima o poi il trauma che non viene curato, emerge. E ferisce. Lo fa con l’insonnia o con sensi di colpa che possono trasformarsi in attacchi di panico.
La cura è una sola: parlarne con uno psicologo. È per questo che un intero paese è stato invitato a partecipare a una seduta di «riabilitazione collettiva». Il 22 ottobre prossimo nella sala Bernardi della parrocchia di San Martino di Lupari, un team di psicologi incontrerà tutta la cittadinanza colpita dalla violenta morte di Martin Fior, bambino di 8 anni travolto dallo scuolabus il 20 settembre scorso.
L’incontro è stato voluto dalla direzione scolastica, trova il pieno appoggio del sindaco Gerry Boratto e le adesioni sono già tante.
Ad organizzare l’evento è stato l’Ordine regionale degli psicologi, e in particolare dal suo vicepresidente Oscar Miotti, che abita proprio a San Martino di Lupari e che conosce bene il male subdolo che provoca un trauma collettivo come quello vissuto un mese fa da tantissime persone: il piccolo Martin è morto drammaticamente e in modo atroce (la ruota del bus è passata sopra la sua testa), e alla scena hanno assistito i ragazzini sull’autobus, i suoi compagni, altri bambini, le mamme e i papà che erano fuori da scuola.
Grandi e piccoli hanno portato a casa un’immagine drammatica, e a distanza di un mese il trauma non elaborato può già manifestare segni di squilibrio.
«Il ricordo negativo legato all’immagine di una morte violenta non va preso alla leggera, già trenta giorni dopo questo fatto terribile i ragazzini possono dimostrare difficoltà ad addormentarsi – spiega lo psicologo Miotti – oltre ai genitori del bimbo, per cui un supporto psicologico è d’obbligo, abbiamo sentito l’esigenza di coinvolgere quante più persone possibili in questa iniziativa collettiva, il 22 ottobre avremo uno staff di psicologi “Emdr” ovvero specializzati proprio nella cura degli eventi traumatici, sono i colleghi intervenuti a Genova dopo il crollo del Ponte Morandi, quelli che hanno aiutato gli abitanti delle zone terremotate».
L’aiuto è indirizzato ai bambini, ai loro genitori, e a tutte le persone coinvolte in quell’incidente. In sala ci saranno 10 psicologi, dopo un’introduzione generale sul pericolo della mancata riabilitazione, tutti i partecipanti potranno avere un colloquio gratuito con un professionista, per spiegare cosa ha visto e le emozioni che ha provato.
«Il meccanismo che generalmente si mette in atto quando si assiste impotenti a una tragedia è il senso di colpa – spiega Miotto – molti bambini, anche se non sembra, possono sentirsi responsabili, per esempio per aver fatto troppa confusione nel bus e aver distratto l’autista, altri si sentono in colpa per non aver potuto far niente per Martin, noi chiediamo a loro, e a tutti in generale, di rievocare quell’immagine e di sfocarla, “soffocando” così la parte dannosa del ricordo. Il ricordo non viene cancellato, viene cancellato l’effetto negativo che ne deriva, consentendo al paziente di assolversi, di far pace se stesso».