Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Morte di Martin, paese sotto choc: seduta psicologic­a collettiva

San Martino di Lupari, team di profession­isti in aiuto per il trauma del bimbo investito dallo scuolabus

- Roberta Polese

SAN MARTINO DI LUPARI (PADOVA) Frammenti di ricordi, traumi rimossi per far posto ad altro. La mente umana usa straordina­ri meccanismi per sopravvive­re agli orrori che passano davanti ai nostri occhi, per cui archivia e mette da parte per consentirc­i di andare avanti. Ma prima o poi il trauma che non viene curato, emerge. E ferisce. Lo fa con l’insonnia o con sensi di colpa che possono trasformar­si in attacchi di panico.

La cura è una sola: parlarne con uno psicologo. È per questo che un intero paese è stato invitato a partecipar­e a una seduta di «riabilitaz­ione collettiva». Il 22 ottobre prossimo nella sala Bernardi della parrocchia di San Martino di Lupari, un team di psicologi incontrerà tutta la cittadinan­za colpita dalla violenta morte di Martin Fior, bambino di 8 anni travolto dallo scuolabus il 20 settembre scorso.

L’incontro è stato voluto dalla direzione scolastica, trova il pieno appoggio del sindaco Gerry Boratto e le adesioni sono già tante.

Ad organizzar­e l’evento è stato l’Ordine regionale degli psicologi, e in particolar­e dal suo vicepresid­ente Oscar Miotti, che abita proprio a San Martino di Lupari e che conosce bene il male subdolo che provoca un trauma collettivo come quello vissuto un mese fa da tantissime persone: il piccolo Martin è morto drammatica­mente e in modo atroce (la ruota del bus è passata sopra la sua testa), e alla scena hanno assistito i ragazzini sull’autobus, i suoi compagni, altri bambini, le mamme e i papà che erano fuori da scuola.

Grandi e piccoli hanno portato a casa un’immagine drammatica, e a distanza di un mese il trauma non elaborato può già manifestar­e segni di squilibrio.

«Il ricordo negativo legato all’immagine di una morte violenta non va preso alla leggera, già trenta giorni dopo questo fatto terribile i ragazzini possono dimostrare difficoltà ad addormenta­rsi – spiega lo psicologo Miotti – oltre ai genitori del bimbo, per cui un supporto psicologic­o è d’obbligo, abbiamo sentito l’esigenza di coinvolger­e quante più persone possibili in questa iniziativa collettiva, il 22 ottobre avremo uno staff di psicologi “Emdr” ovvero specializz­ati proprio nella cura degli eventi traumatici, sono i colleghi intervenut­i a Genova dopo il crollo del Ponte Morandi, quelli che hanno aiutato gli abitanti delle zone terremotat­e».

L’aiuto è indirizzat­o ai bambini, ai loro genitori, e a tutte le persone coinvolte in quell’incidente. In sala ci saranno 10 psicologi, dopo un’introduzio­ne generale sul pericolo della mancata riabilitaz­ione, tutti i partecipan­ti potranno avere un colloquio gratuito con un profession­ista, per spiegare cosa ha visto e le emozioni che ha provato.

«Il meccanismo che generalmen­te si mette in atto quando si assiste impotenti a una tragedia è il senso di colpa – spiega Miotto – molti bambini, anche se non sembra, possono sentirsi responsabi­li, per esempio per aver fatto troppa confusione nel bus e aver distratto l’autista, altri si sentono in colpa per non aver potuto far niente per Martin, noi chiediamo a loro, e a tutti in generale, di rievocare quell’immagine e di sfocarla, “soffocando” così la parte dannosa del ricordo. Il ricordo non viene cancellato, viene cancellato l’effetto negativo che ne deriva, consentend­o al paziente di assolversi, di far pace se stesso».

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La tragedia La bicicletta del piccolo Martin Fior, morto investito dalla scuolabus a San Martino di Lupari

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