Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Lo Sputnik di Luca Carboni oggi a Padova

Unica tappa veneta stasera a Padova per il cantautore bolognese: «Il palco come navicella spaziale», con i brani dell’ ultimo album «Sputnik» e i successi del passato

- Verni

In scaletta ci saranno «Farfallina», «Ci vuole un fisico bestiale» e «Mare mare», così come brani dell’ultimo album «Sputnik», da «Io non voglio» a «Una grande festa».

Sì perché stasera il Gran Teatro Geox di Padova inaugurerà la nuova stagione portando sul palco l’unica data veneta di Luca Carboni (ore 21.30, info www.zedlive.com). Nel live il cantautore bolognese ho voluto una situazione molto elettronic­a, figlia di «Sputnik», accompagna­ta da momenti più acustici ed elettrici, tradotti in note da Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Vincenzo Pastano alle chitarre, Fulvio Ferrari Biguzzi alle tastiere.

Lo Sputnik è partito ed è già in orbita, che vista si ha da lassù?

«In questo tour il palco è come una navicella spaziale e dall’oblo vedo davvero un bel viaggio nel tempo anche perché ho incontrato diverse generazion­i unite dalle mie canzoni e dalla mia musica che, a sua volta, cerca di raccontare epoche diverse». Perché ha scelto un titolo come questo?

«Lo Sputnik aveva una forma affascinan­te, tondo come un disco o una palla da bimbo. Yuri Gagarin diceva che la terra da lassù era bellissima, in questo senso questo disco è la mia vita vista dall’alto».

Come mai nel disco ha voluto compiere un passaggio netto all’elettronic­a e ai suoni sintetici a scapito della strumentaz­ione tradiziona­le?

«In questo periodo l’elettronic­a mi affascina molto. Per questo ho voluto un disco senza chitarre ma con suoni sintetici, un nuovo viaggio nel suono, molto vicino però alle sinth band degli anni ‘80».

Al Gran Teatro Geox che concerto dobbiamo aspettarci? Anche i suoi successi del passato saranno riarrangia­ti

in chiave elettronic­a?

«Per questo tour c’è stato un grande lavoro musicale. Sarà un viaggio nel tempo in cui è possibile ascoltare anche sonorità diverse, appartenen­ti proprio a quelle epoche, dagli anni Ottanta ad oggi».

È diventato un cantautore di culto anche per la generazion­e degli anni Novanta, se lo sarebbe mai aspettato?

«È bello vedere che più di una generazion­e è vicina alla mia musica».

Qual è la sua canzone di cui va più fiero?

«Non c’è una sola canzone, vado fiero di tutto il mio mondo musicale. È davvero impossibil­e sceglierne una solamente».

Se n’è andato anche Claudio Lolli, che cosa amava della sua musica e persona?

«Di Claudio amavo molto il suo essere schivo e riservato, poco mondano, ma sempre molto vero e umano. Quello che invece amo della sua musica è che contiene sempre tanta verità».

L’ultima volta che è venuto a Padova, il foyer del Gran Teatro Geox ospitava una piccola personale di suoi quadri. Continua a dipingere?

«Sì, certamente. Anche la copertina di “Sputnik” e l’autoritrat­to li ho disegnati io».

Ha ricordi del Veneto?

«Ho parenti a Vicenza e da bambino tutti gli anni passavo in zona diverso tempo. In Veneto poi ho tanti amici, compreso il produttore dei miei album: Michele Canova Iorfida è padovano».

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L’artista Il concerto dalle 21 di oggi, il tour prende il nome dall’ultimo album con nove canzoni

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