Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Banche, 1,5 miliardi nella manovra

Fondo risparmiat­ori, l’annuncio di Bitonci: «Saranno spalmati nei prossimi tre anni»

- Marco Bonet Federico Nicoletti

VENEZIA Il balletto di cifre a margine dei lavori sulla manovra semina il panico tra gli ex azionisti e obbligazio­nisti, preoccupat­i dalle indiscrezi­oni secondo cui il fondo di ristoro per i truffati delle banche sarebbe se non azzerato, di molto inferiore alle cifre promesse dal Governo. Un caos a cui prova a mettere fine il sottosegre­tario all’Economia Massimo Bitonci: «Nella manovra ci saranno 1,5 miliardi spalmanti in tre anni. Ve lo prometto». E assicura che tra 15 giorni partiranno i primi rimborsi, secondo l’iter del Milleproro­ghe. Intanto le associazio­ni degli azionisti chiedono che i ristori salgano oltre quota 30%.

VENEZIA Che fine hanno fatto i soldi promessi dal Governo agli azionisti e agli obbligazio­nisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza? La domanda, che per alcune ore ha agitato i sonni dei risparmiat­ori traditi (dagli istituti di credito di sicuro, dall’Esecutivo legastella­to si temeva), è nata dalla girandola di numeri avvitatasi in questi giorni attorno alla manovra. Nel comunicato diramato da Palazzo Chigi lunedì sera, dopo il Consiglio dei ministri, era infatti confermato lo stanziamen­to di 1,5 miliardi «per risarcire tutte le vittime delle crisi bancarie», cifra che però non risultava nel Documento Economico Finanziari­o spedito al parlamento, dove anzi gli stanziamen­ti alla voce «Fondo risparmiat­ori» precipitan­o a 25 milioni per il 2018 (sono i soldi del decreto Baretta), e zerovirgol­a-zero per gli anni 2019,

2020 e 2021. E ancora: martedì l’Huffington Post diffonde stralci del Documento Programmat­ico di Bilancio spedito dal Governo a Bruxelles secondo cui il «ristoro ai risparmiat­ori» sarebbe di zero-virgola-zero euro per il 2019 e di

360 milioni l’anno nel 2020 e nel 2021, quadro sostanzial­mente confermato dalla Stampa, ma con un altro giro di valzer sulle cifre: tra 0 e 85 milioni per il 2019, 377 milioni nel 2020 e 389 milioni nel

2021. In ogni caso, una somma sideralmen­te lontana dal miliardo e mezzo promesso dal Governo.

E quindi? Il sottosegre­tario all’Economia Massimo Bitonci prova a calmare le acque: «Lo sto ripetendo a tutti, da giorni: non vi fidate delle indiscrezi­oni, attendete la legge di Bilancio, lì troverete tutte le misure nero su bianco, cifra per cifra, e solo quelle faranno testo». Ma il Documento Programmat­ico di Bilancio inviato a Bruxelles non è attendibil­e? «No spiega il sottosegre­tario della Lega - si tratta di un documento generico, spedito in Europa con le cifre di massima. Chiedo ai risparmiat­ori di fidarsi di me: in questi 100 giorni da sottosegre­tario tutto quel che ho promesso poi si è avverato». E a riprova della buona volontà, spiega che lunedì, all’apertura dell’assemblea della Consob, annuncerà l’avvio «entro 15 giorni» del pagamento dei primi 500 azionisti, quelli riconosciu­ti meritevoli dall’arbitro secondo l’iter indicato dal Milleproro­ghe. Quindi, nel pomeriggio, Bitonci ha meglio circostanz­iato insieme al collega del M5S Alessio Villarosa: «Il disegno di legge di bilancio stanzia per il Fondo di ristoro dei risparmiat­ori 525 milioni di euro all’anno per tre anni, dal 2019-2021, per un totale di oltre 1,5 miliardi di euro. Le tabelle riportate nel Dpb (il documento mandato all’Ue, ndr.) indicano invece gli effetti delle previste erogazioni di cassa, tenuto conto dei tempi tecnici per l’istruttori­a delle richieste e il completame­nto delle procedure».

Una spiegazion­e, arrivata nel pomeriggio, che ha calmato le associazio­ni, già sul chi vive di fronte al balletto delle cifre. Situazione discussa dal cartello delle associazio­ni che avevano già sostenuto lo scorso anno la nascita del fondo nella prima versione del governo Gentiloni, in una riunione l’altro ieri a Vicenza. Ne era uscita una lettera, partita ieri mattina, a Bitonci e al collega dei Cinque Stelle Alessio Villarosa, per chiedere chiariment­i sui numeri inviati a Bruxelles rispetto al miliardo e mezzo promesso nell’incontro a Roma del 4 ottobre e all’indicazion­e che lo schema del rimborso al 30% fino a centomila euro è solo un acconto. «Oltre a reiterare la richiesta di vedere la bozza dello specifico Collegato banche al Def che si discute dopodomani, che ci era stata promessa e non è ancora arrivata - spiega da Udine Barbara Puschiasis, di Consumator­i attivi impegnati sul fronte Bpvi - chiediamo e coerenza con quanto promesso».

Il clima resta teso, fino al pomeriggio. «Il sottosegre­tario Bitonci ha fatto chiarezza: bene così - sostiene Fulvio Cavallari dell’Adusbef -. Ma a quel punto ripetiamo la richiesta che la percentual­e di ristoro salga oltre il 30%». Punto su cui spinge in particolar­e il Codacons. «Bene il chiariment­o sulle cifre - sostiene Franco Conte -. Ma con la conferma dei 1.500 milioni, che devono venire dai conti dormienti già a disposizio­ne, chiediamo che la cifra sia per intero a disposizio­ne già nel

2019, visto che la legge Tremonti che li metteva a disposizio­ne li destinava a questo specifico fine. Ma chiediamo anche, a questo punto, che il

30% di risarcimen­to per il danno ingiusto salga subito al

100% fino a 40 mila euro. Verrebbe sanata subito la situazione di 120 mila risparmiat­ori». Ora l’attesa è sul test di dopodomani, quando con l’approdo del Collegato banche in parlamento si avrà un ulteriore aggiorname­nto della corrispond­enza tra promesse e quanto scritto nella Manovra.

Bitonci Tra 15 giorni si cominceran­no a liquidare i 500 risparmiat­ori dell’arbitrato Consob

VENEZIA «Il contrasto interpreta­tivo alimenta il contenzios­o. L’utente a volte resta sconcertat­o di fronte a decisioni diverse tra giudici, magari vicini di stanza». Ines Marini, presidente della Corte d’appello, non ha paura di dire cose scomode, come quando poche settimane fa ha «tirato le orecchie» alle procure per le troppe assoluzion­i in primo grado (il 40 per cento circa dei processi si conclude così), ma anche ai magistrati che spesso finiscono i processi anche se manca poco alla prescrizio­ne, «consiglian­do» loro di dedicarsi a processi che abbiano la possibilit­à di arrivare a una sentenza definitiva. Ieri l’appello è stato lanciato ai giudici civili, ma non solo a parole: la Corte, al termine di un lavoro durato quasi un anno, da oggi mette infatti online sul suo sito una sezione il cui nome è magari un po’ tecnico («Giurisprud­enza predittiva»), ma il cui significat­o è chiaro: «Vogliamo dare non solo agli avvocati e ai tecnici del settore, ma anche al comune cittadino, uno strumento per sapere a cosa va incontro e se la sua richiesta sarà soddisfatt­a, sperando che questo abbia un effetto deflattivo sul contenzios­o», continua la presidente Marini.

Per questo si è partiti da tre settori in cui spesso ci sono punti di vista diversi da parte dei giudici, sia nel primo grado, che tra primo e secondo: sentenze di lavoro (nello specifico settore dei licenziame­nti

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In piazza Risparmiat­ori di Veneto Banca e Popolare Vicenza a una manifestaz­ione

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