Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Sabato l’ultima udienza Zonin verso il processo
Vicenza, ieri le arringhe delle difese. Gli imputati accusati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso
VICENZA Ancora 36 ore di attesa, le ultime, per sapere se Gianni Zonin andrà o meno a processo per il crac di Banca Popolare di Vicenza. E oltre a lui Paolo Marin, Andrea Piazzetta, Giuseppe Zigliotto, Emanuele Giustini e Massimiliano Pellegrini. I difensori degli ultimi tre ieri hanno tenuto le loro arringhe in aula, sabato l’udienza preliminare si chiuderà con la difesa di Piazzetta, le eventuali repliche della procura e soprattutto il pronunciamento del gup Roberto Venditti. Gli imputati devono rispondere di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. Gli avvocati Giovanni e Giulio Manfredini, difensori dell’ex Cda Bpvi Zigliotto, hanno sottolineato che «non c’è nulla che lo differenzi da altri membri del cda le cui posizioni, correttamente, sono state stralciate».
Quanto al finanziamento contestato all’ex presidente di Confindustria Vicenza per l’acquisto di azioni della banca, «era perfettamente legittimo — ha specificato Manfredini —. Zigliotto ha pagato più di 700mila euro di interessi, restituendolo non ha avuto storni né rimborsi e l’ha estinto con soldi propri». Anche in tema di «baciate», dal legale c’è un diniego netto: «Zigliotto ha messo in vendita azioni per 5 milioni, meno della metà di quanto aveva acquistato e l’ha fatto due anni dopo. L’obiettivo era compensare una minusvalenza in una propria società. Se fosse stata una “baciata” avrebbe venduto tutto e subito, senza rimetterci. A metà 2015 Zigliotto era contrario a permettere a Samuele Sorato di dare le dimissioni ottenendo una cospicua buonuscita, diceva “se è colpevole va licenziato senza buonuscite”».
I difensori di Emanuele Giustini in circa due ore di arringa hanno insistito sull’estraneità dell’ex vicedirettore dalle accuse, a partire dal sistema delle «baciate». I suoi legali hanno specificato che Giustini si occupava della divisione mercati, non dell’impostazione dei bilanci. Inoltre «non c’era alcun concorso con il dottor Sorato», ha sottolineato l’avvocato Domenico Ducci, in relazione all’accusa di ostacolo alla vigilanza. Quanto al dirigente Massimiliano Pellegrini il suo legale Vittorio Manes, con un intervento di altre due ore, ha presentato «una serie di elementi che dimostrano l’estraneità delle accuse e la regolarità e correttezza dell’operato». In aula l’avvocato ha specificato come Pellegrini, che non era nella direzione generale, raccogliesse dati aggregati e generici ma in base alla sua attività non poteva avere la percezione di quello che è stato letto come un disegno criminoso da parte della procura.
Presenti anche molti legali dei piccoli azionisti risparmiatori. Fra gli altri Renato Bertelle, che al termine dell’udienza intende rivolgersi alla Procura generale a Venezia chiedendo che si indaghi anche «per truffa, pure su altri organi della banca e sulla società di revisione».