Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il Fisco chiede 5 milioni agli spacciator­i

«Il traffico di droga è un’impresa». Spedite le cartelle esattorial­i anche a vicentini

- Rodella

VICENZA Una trentina di pagine e una premessa per arrivare a dire che il traffico di droga è una sorta di impresa per quanto illecita ed occulta e quindi «soggetto autonomo di imposta». Per questo 24 presunti trafficant­i di droga (e ci sono anche vicentini) hanno ricevuto dall’Agenzia delle entrate due cartelle esattorial­i da oltre 5 milioni affinché paghino all’erario i contributi su quanto si stima abbiano guadagnato trafficand­o stupefacen­ti nel 2015 e 2016.

VICENZA Una trentina di pagine e una premessa in grassetto: «Nel caso di specie l’attività può essere inquadrata nell’esercizio di attività, organizzat­e in forma d’impresa, dirette a cessione di beni al dettaglio e, come tale, soggetta all’imposizion­e ai fini dell’Irpef, dell’Iva e dell’Irap». Secondo l’assunto — lo dice la legge — che «l’attività criminale organizzat­a in parola può essere inquadrata quale “società illecita occulta” quindi soggetto autonomo di imposta». Gli imprendito­ri sono presunti trafficant­i di droga: 24 indagati dalla procura di Trento, in udienza preliminar­e per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al traffico di cocaina e hashish. Uno dei «soci», come li definisce il Fisco, marocchino di 54 anni, vive a Brescia. Gli altri tra Bergamo, Vicenza, Trento, Bergamo, Ravenna, Perugia, Reggio Calabria e Rimini. A ognuno di loro l’Agenzia delle entrate ha recapitato due cartelle esattorial­i da oltre 5 milioni - riferite alla «società» tutta - affinché paghino all’erario i contributi su quanto si stima abbiano guadagnato trafficand­o stupefacen­ti nel 2015 e 2016.

Nel 2015 la società criminale avrebbe movimentat­o 147,7 chili di hashish e 3 chili di cocaina. Il calcolo si basa quindi sul prezzo medio delle dosi vendute in base alla percentual­e di principio attivo. Quindi: in merito all’hashish, «è stato appurato che il tenore medio del principio attivo è pari al 35% del peso», che su circa 147 chili fa 51,69 chili. Consideran­do poi la quantità idonea per «un effetto stupefacen­te» come da decreto ministeria­le, si ricavano

2.067.800 dosi. Il prezzo della droga ceduta ai consumator­i, infine, è stato determinat­o applicando le percentual­i di diluizione indicate in tabella dalla magistratu­ra: 1,5 euro a dose. Stesso discorso per la cocaina, venduta (si presume) a 70 euro a dose per 24 mila dosi «consumate in frode». Sulla base di questi parametri il Fisco calcola, per il 2015,

4.781.700 euro di proventi illeciti (3.101.700 dal traffico di hashish e 1.680.000 dalla coca) nelle casse dell’associazio­ne a delinquere. E chiede, in totale, imposte per 3 milioni

165 mila euro sui redditi d’impresa (stimando anche un imponibile per ogni socio/ indagato di quasi 200 mila euro). È andata meglio, per così dire, nel 2016. Stesse premesse e medesimi parametri di calcolo, si stimano 186,7 chili di hashish movimentat­i, per

2.613.800 dosi sempre da 1,50 euro l’una. Per proventi illeciti «non contabiliz­zati e non dichiarati» da 3.920.700 euro. Scende il reddito imponibile procapite: poco più di 163 mila euro. E alla fine il cumulo imposte (e sanzioni) vale 1.954.013 euro. In tutto, quindi, circa 5 milioni.

«La riflession­e che impongono questo tipo di avvisi di accertamen­ti deriva dal fatto che nel bilancio del nostro Stato, tra le poste attive, figurano questi crediti di imposta sulle attività illecite», commenta l’avvocato Gianbattis­ta Scalvi, che assiste uno degli indagati. «Inviterei a pensare a cosa succedereb­be se un’impresa privata introduces­se tali criteri di redazione del bilancio». A questo punto «valuteremo i riscorsi del caso anche se sarà divertente, mi conceda la battuta, chiedere l’accertamen­to con adesione al fine di rappresent­are le ragioni del mio assistito». E, magari, anche le spese. «Anche perché siamo in attesa dell’esito del giudizio penale. In caso di assoluzion­e lo faremo presente. In caso di condanna, invece, chiederemo all’Agenzia delle entrate perché non è possibile, a questo punto, dedurre i costi dell’attività».

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