Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Alunno maltrattato, causa al ministero
Vicenza, la famiglia del ragazzino autistico chiede 200mila euro di risarcimento
VICENZA Offeso e picchiato a scuola. La famiglia dell’alunno autostico maltrattato dalle maestre chiede al ministero dell’Istruzione 200mila euro di risarcimento per le violenze subite e per le conseguenze sull’allora ragazzino. Dopo quasi sei anni da quelle botte e offese (che furono anche filmate e costarono l’arresto alle due insegnanti) sta per iniziare il processo civile. E nel 2019 comincerà anche l’Appello per la bidella, che si è opposta alla sentenza di condanna.
VICENZA Un righello e delle forbici usate come arma per infierire su capo, volto e collo. Un fazzoletto imbevuto di detergente per mobili da strofinare con spregio sul volto del ragazzo disabile fossilizzato dal terrore sul suo banco. E una sequenza di ceffoni e calci conditi da insulti gratuiti e urla, che facevano nascondere immediatamente il viso tra le mani a quell’adolescente colpevole solo di non essere in grado di reagire.
Quanto valgono quelle umiliazioni? Ancora più incredibili perché commesse da un’insegnante e da un’operatrice sociosanitaria, che invece avrebbero dovuto prendersi cura dell’allora ragazzino (nel 2013, oggi ha vent’anni) autistico, della sua istruzione ed educazione. Quanto quella sua paura alimentata di giorno in giorno che ha annullato ogni suo piccolo ma quanto mai prezioso progresso? Quanto la fiducia tradita di un genitore? La sua disperazione? Centocinquanta, duecentomila euro. Almeno questa è la stima dei danni morali ed esistenziali che la famiglia del ragazzo autistico del Basso Vicentino – maltrattato senza pietà per almeno sei mesi nel 2013 durante le lezioni alla scuola media - chiede al Ministero dell’Istruzione (questo perché la scuola non ha autonomia patrimoniale). Ministero che il legale della famiglia, l’avvocato Fernando Cogolato, ha trascinato in tribunale intentando una causa civile, documentando, con una consulenza medico legale, il trauma subito dal giovane. Come sia regredito a causa delle vessazioni delle due donne, come terrore e paure lo abbiano fatto tornare di molto indietro, e chissà che altro sarebbe potuto emergere se solo il giovane riuscisse a parlare. Aspetti di cui si tratterà a lungo in aula, a partire dall’udienza già fissata per il prossimo mese a Venezia.
A distanza di cinque anni dalla fine del procedimento penale si apre infatti la causa civile contro il ministero. Chiamato a rispondere del comportamento delle sue dipendenti, che erano state arrestate: dell’insegnante di sostegno Maria Pia Piron, 63enne di Mossano, allora licenziata in tronco, e dell’operatrice sociosanitaria Oriana Montesin, 60enne di Barbarano. Nell’ottobre 2013 per quei maltrattamenti documentati anche da filmati all’interno dell’istituto di Barbarano Vicentino hanno patteggiato diciotto mesi di arresti domiciliari (e la loro sentenza nel frattempo è passata in giudicato). Allora la famiglia dell’autistico si era costituita parte civile chiedendo 50mila euro (e alla docente era stato sequestrato il trattamento di fine rapporto dello stesso importo). I volti delle due donne, dopo l’arresto - era l’aprile 2013 - erano finiti su giornali e tv anche nazionali, così come le immagini video, a dir poco agghiaccianti, girate grazie a microtelecamere che i carabinieri della procura di Vicenza avevano piazzato nella stanza dove rimaneva solo con le due donne, che lo trattavano con disprezzo chiamandolo «merda», «porco schifoso» e «letamaio» e usavano colpirlo con forbici e righello, sferrandogli violenti calci.
Allora era stata accusata di aver maltrattato lo studente anche la bidella Luciana Scottà, 66enne di Albettone, condannata a diciotto mesi. Il suo legale, Teobaldo Tassotti, ha impugnato la sentenza contestando la ricostruzione, negando le vessazioni abituali, e ha fatto ricorso in Appello.
Ad inizio del 2019 si aprirà a Venezia il processo di secondo grado. Quasi sei anni dopo.