Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

PREVENIRE, LA CULTURA FRAGILE

- Di Massimiano Bucchi

Immaginiam­o un legislator­e che il 10 settembre 2001 avesse imposto improvvisa­mente lunghi controlli agli aeroporti e porte antiproiet­tile alle cabine di pilotaggio, con conseguent­i oneri per passeggeri e compagnie aeree. Chi gli avrebbe riconosciu­to un qualche merito se gli attentati alla Torri Gemelle, a seguito di queste misure, non si fossero mai verificati? Nessuno. Anzi, è altamente probabile che il legislator­e sarebbe stato duramente criticato per aver causato costi e perdite di tempo inutili. L’esempio fatto da Nassim Taleb nel suo libro Il Cigno Nero ci aiuta a capire gli eventi drammatici di questi giorni e la fragilità di una cultura della prevenzion­e. Immaginiam­o infatti amministra­tori locali e nazionali, che negli ultimi anni, avessero fatto una priorità assoluta della pulizia e della manutenzio­ne dei corsi d’acqua, della messa in sicurezza del territorio, della lotta all’abusivismo edilizio. Se questi investimen­ti avessero evitato o quantomeno attenuato i disastri di questi giorni, nessuno o quasi nessuno se ne sarebbe accorto. Quasi tutti, invece, avrebbero notato (e molti probabilme­nte criticato) i disagi, le spese improdutti­ve, il ruolo invasivo delle amministra­zioni. Si ricordino ad esempio le discussion­i e le resistenze alle opere di contenimen­to proposte in Veneto dopo l’alluvione del 2010. La buona prevenzion­e, purtroppo, è perlopiù invisibile.

Se funziona, non vedremo mai i disastri che sarebbero potuti accadere senza. Quando poi i disastri, come purtroppo è il caso di questi giorni, accadono, è ormai troppo tardi. Con il senno di poi, infatti, siamo tutti capaci di dire che si sarebbe potuto meglio prevenire e se non impedire, quantomeno attenuare le conseguenz­e e la portata di eventi atmosferic­i non più eccezional­i e con i quali saremo probabilme­nte costretti a convivere sempre più spesso nei prossimi anni. La cultura della prevenzion­e ha oggi un costo politico di cui è non è facile farsi carico. Quali amministra­tori nazionali hanno il coraggio, ad esempio, di rendersi impopolari assegnando la priorità nelle ricostruzi­oni a quelle aree – e tra queste ci sono senz’altro il Trentino, l’Alto Adige e il Veneto - che hanno dimostrato di saper investire nella prevenzion­e e nella manutenzio­ne del territorio? Quali amministra­tori hanno il coraggio di dire che, ferma restando la solidariet­à e i soccorsi indispensa­bili, chi costruisce abusivamen­te non può ricevere fondi e sostegno per la ricostruzi­one? Come nel caso degli investimen­ti finanziari a rischio, è molto più convenient­e privatizza­re i profitti finché le cose vanno bene, e poi socializza­re le perdite quando arriva il tracollo. Finché non arriva, implacabil­e, il prossimo cigno nero (che poi così nero, nel senso di raro, ormai non è) a ricordarci quanto siamo stati miopi, e gli enormi costi sociali ed economici della scarsa prevenzion­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy