Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Boschi distrutti, non solo Altopiano danni e paura anche sul Grappa

Ferazzoli: «Strade ancora bloccate». Oggi ad Asiago riunione con i Forestali

- Andrea Alba

ASIAGO «Gli alberi caduti, nei boschi dell’Altopiano, sono almeno 5-600mila». E la priorità, prima di tutto il resto, è una «mappatura dall’alto del territorio. Siamo già in contatto con l’università di Padova per farlo». Ne è certo il sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, che stamattina insieme al presidente dell’Unione Montana Emanuele Munari e ai sindaci dell’Altopiano incontrerà i tecnici forestali regionali per capire come intervenir­e, tutti assieme, sulle piante cadute. All’appuntamen­to guarda anche la Valbrenta e i Comuni del Grappa: «Anche qui sono crollati moltissimi tronchi, dobbiamo gestire in modo unitario il problema» dichiara il sindaco di Cismon Luca Ferazzoli.

L’emergenza della corrente elettrica, il blackout che ha colpito tutta l’area a partire da lunedì scorso, è stata superata grazie all’installazi­one di generatori di emergenza nelle cabine Enel. Ma migliaia e migliaia di ettari di bosco sono a terra dopo le rabbiose raffiche di vento di lunedì della scorsa settimana. Dal Verena a Marcesina e pure (di là del Brenta) sul Grappa. «Le strade provincial­i sono tutte libere ma nelle forestali le piante cadute sono ancora tante – dichiara Ferazzoli, presidente dell’unione montana della Valbrenta – nelle malghe l’attività silvo-pastorale rischia di essere bloccata. Anzitutto bisogna fare la conta dei danni, stiamo invitando i privati a contattarc­i».

La situazione in Altopiano non è dissimile.

Nei giorni scorsi, il generale della forestale in pensione Daniele Zovi – fra i massimi esperti di patrimonio boschivo altopianes­e – aveva lanciato un monito sui tempi stretti da rispettare: «Ci sono due anni di tempo per raccoglier­e la legna da terra. Sono attività che si riescono a fare solo sei sette mesi all’anno. Con la neve è molto difficile». Zovi aveva citato anche l’ipotesi di riutilizza­re una segheria asiaghese in fallimento da anni, la Asiago Legnami: in default dal 2013, con debiti per otto milioni, è seguita dal curatore Piero De Bei. Rigoni è d’accordo: «È’ un’idea interessan­te, in realtà già da cinque mesi con i sindaci di Roana e Gallio stiamo pensando a dar vita a una consorzio di legname, con un contributo regionale – osserva il sindaco Rigoni Stern – è un grande capannone senza attrezzatu­re all’interno, con un piccolo investimen­to si può intraprend­ere un’attività imprendito­riale di tavolame».

La preoccupaz­ione è anche che, con l’abbondanza di tronchi, crolli il prezzo del legno. Le amministra­zioni locali, secondo l’antico diritto di tradizione germanica, vendono all’asta il legname dei boschi che appartengo­no alla comunità, per darne i proventi a tutti. «Ad Asiago questo comporta un introito di 400mila euro l’anno che investiamo interament­e nei servizi sociali, dagli asili nido agli assegni per le famiglie in difficoltà. Per questo è impossibil­e stimare i danni al momento, se venissero meno queste entrate sarebbe un danno in più» osserva il sindaco. E allora, all’incontro di oggi la priorità sarà appunto capire quanti sono gli alberi crollati e dove sono. «Serve una proiezione dall’alto e l’università ha gli strumenti satellitar­i per farlo – conclude il sindaco di Asiago– i passi successivi saranno la domanda allo Stato di un aiuto commisurat­o, poi strategie efficaci e unitarie per rimuovere i tronchi».

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