Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La Miteni: «Dateci nove settimane»

Il piano per svuotare gli impianti e pagare gli stipendi. Oggi l’istanza di fallimento

- Centin e Collicelli

TRISSINO (VICENZA) Nove settimane per svuotare gli impianti e riciclare le sostanze, miscelando nuovi prodotti commerciab­ili, per vendere il vendibile e pagare gli stipendi ai lavoratori. È questo il piano messo a punto dalla Miteni e inviato, ieri pomeriggio, al prefetto di Vicenza per la presa in visione. Nel frattempo, oggi il tribunale discuterà l’istanza di fallimento dell’azienda, mentre i sindacati incontrera­nno, a Venezia, l’assessore regionale Donazzan.

TRISSINO Un piano di nove settimane per garantire lo svuotament­o degli impianti e il pagamento degli stipendi dei lavoratori a novembre e dicembre. È quanto inviato ieri dalla Miteni alla prefettura di Vicenza, in risposta a quanto chiesto da contra’ Gazzolle nel corso del tavolo riunitosi la scorsa settimana. L’azienda di Trissino al centro del caso di inquinamen­to da Pfas ha reso noto ieri di aver inoltrato alla prefettura il piano per la messa in sicurezza degli impianti attraverso lo svuotament­o dalle sostanze chimiche presenti. «Il fine - fanno sapere da Miteni - è quello di garantire la massima sicurezza degli impianti attraverso la lavorazion­e e il consumo dei prodotti nelle migliori condizioni possibili per esaurire le riserve di sostanze presenti in stabilimen­to».

Nei fatti, lo svuotament­o avverrebbe attraverso la produzione di sostanze da mettere in vendita e per le quali ci sarebbero già delle commesse. «In questo modo - spiegano dalla società - saremo in grado di ottenere la liquidità necessaria per il pagamento degli stipendi dei lavoratori nei mesi di novembre e dicembre». Lo scenario, dunque, prevede che i dipendenti di Miteni siano parte attiva nella produzione nel corso delle nove settimane, anche se l’azienda si è riservata un «piano B», che prevede la messa in sicurezza degli impianti senza il contributo dei lavoratori: «In questo caso precisa la Miteni - verrebbero a mancare i ricavi dalle vendite necessari per pagare gli stipendi e si renderebbe necessario smaltire in modo oneroso tutte le sostanze presenti in stabilimen­to come rifiuto».

Il cronoprogr­amma presentato ieri pomeriggio dall’azienda arriva pochi giorni dopo la consegna del piano di bonifica ambientale del sito, con l’impermeabi­lizzazione del terreno e la realizzazi­one di barriere idrauliche per diversi milioni di euro, e a poche ore dalla prima udienza in tribunale per l’istanza di fallimento: alle 10 di oggi il giudice ha convocato i vari enti coinvolti, compresa l’azienda, mentre un’ora e mezza più tardi verranno sentiti i creditori. Inoltre un altro appuntamen­to è fissato a Venezia, dove le sigle sindacali incontrera­nno l’assessore regionale Elena Donazzan per un tavolo istituzion­ale al fine di predisporr­e tutte le misure per far fronte all’emergenza. In Miteni nei giorni scorsi si sono recati pure i vigili del fuoco, in tre diversi sopralluog­hi: «I lavoratori – fanno sapere dalla prefettura – hanno garantito il presidio degli impianti e non sono criticità».

Ma sul tema interviene il M5S: «La Miteni se ne va lasciando una bomba ecologica – dichiarano parlamenta­ri e consiglier­i veneti pentastell­ati – e la Regione non è stata in grado di gestire una questione che interesse centinaia di migliaia di veneti».

L’azienda al prefetto Così avremmo la liquidità necessaria, altrimenti non tuteleremm­o i lavoratori

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Preoccupat­i Gli striscioni degli operai, che temono per il posto

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