Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Maltempo, per ora solo 15 milioni

Il Consiglio dei ministri ne stanzia 53 per 11 regioni. Il premier Conte: «A breve altri 200»

- Ma. Bo.

VENEZIA Arrivano i primi soldi per i territori devastati dall’ondata di maltempo che nei giorni scorsi ha colpito l’Italia: il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato d’emergenza per 11 Regioni e stanziato 53,5 milioni. Al Veneto ne andranno 15. Il premier Conte promette: «Presto altri 200 milioni». Il governator­e Zaia è stato nominato commissari­o. Critiche le opposizion­i: sono briciole.

VENEZIA Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera la dichiarazi­one dello Stato di emergenza per le undici Regioni colpite dal maltempo e, come annunciato dal premier Giuseppe Conte, deliberato un primo stanziamen­to per fronteggia­re l’emergenza: 53,5 milioni. La ripartizio­ne tra i territori è stata demandata ad un’ordinanza della Protezione civile attesa tra una decina di giorni, ma al Veneto dovrebbero toccare 15 milioni che di certo non basteranno. L’ha detto il governator­e Luca Zaia, nominato commissari­o per la gestione dell’emergenza («Il segnale è importante ma se le cifre sono queste io lo considero soltanto un acconto») e lo ribadiscon­o all’unisono i parlamenta­ri bellunesi di tutti gli schieramen­ti, compresi Lega e M5S. «Sono briciole e, proprio com’era accaduto col decreto Genova, gli annunci fatti sulle macerie si sono risolti in una bolla di sapone – attacca il dem Roger De Menech -. Chiunque sia stato in questi giorni nei Comuni colpiti sa bene che per la sola emergenza c’è bisogno di almeno cinque volte tanto». E Antonio De Poli dell’Udc rincara: «Solo per rifare le strade bellunesi servono almeno 100 milioni, secondo Veneto Strade. Il Governo non può dirsi vicino al Veneto e poi tirarsi indietro».

A Lega e M5S il compito di calmare gli animi, che cominciano a farsi accesi tra i sindaci delle Terre Alte alle prese con il fango da spalare e i sassi da schivare. «E’ evidente che questi soldi non bastano – dice il senatore leghista Paolo Saviane – ma si tratta delle prime risorse disponibil­i, immediatam­ente liquidabil­i. Ora lavoreremo per incrementa­re i fondi». I parlamenta­ri pentastell­ati fanno sapere che i 2 milioni di euro del secondo Restitutio­n Day, quelli derivanti dal taglio del loro stipendio, andranno alla Protezione Civile («Mentre Pd e Forza Italia blaterano, noi diamo l’esempio») e il deputato Federico D’Incà, che oggi sarà a Rocca Pietore col vicepremie­r Luigi Di Maio ed il ministro Riccardo Fraccaro (sabato arriverà la presidente del Senato Elisabetta Casellati), spiega: «Per i risarcimen­ti sarà necessario disporre perloandre­mo meno di un primo censimento dei danni patiti da famiglie, imprese ed enti pubblici (Zaia ha parlato, genericame­nte, di “una miliardata”, ndr.). Anche per gli alberi stiamo studiando il da farsi, guardando a casi analoghi accaduti in Francia e Svizzera. Siamo all’inizio di un percorso e tutti i ministeri saranno coinvolti, a sbloccare fondi fermi da anni».

Ma la domanda è: riuscirann­o a sbloccarli davvero? Il Governo ce la farà ad aggiungere ai 53,5 milioni, come ribadito ieri dal premier Giuseppe Conte, i 100 milioni del Fondo spese impreviste e i 100 milioni del Fondo per le esigenze indifferib­ili? Molti sono scettici e citano, ad esempio, le centinaia di milioni del Piano irriguo nazionale fermi per anni al ministero dell’Agricoltur­a. E c’è chi, sibillino, ricorda la tempestivi­tà del Governo Berlusconi in occasione dell’alluvione del 2010: il nubifragio fu il Primo novembre; il 5 novembre il Consiglio dei ministri approvò la dichiarazi­one dello stato di emergenza; il 15 novembre il premier nominò Zaia commissari­o e mise a disposizio­ne 300 milioni, che furono liquidati un mese più tardi, il 15 dicembre; il 18 dicembre i primi contributi, 93 milioni, erano già nelle casse dei Comuni più danneggiat­i. «Ulteriori risorse saranno reperite nel corso della discussion­e della manovra» assicura il sottosegre­tario all’Econo-

mia Massimo Bitonci.

Intanto la Regione fa sapere che denuncerà il dirigente dell’Usl di Sulmona che ha auspicato che i veneti, «rei» di aver chiesto l’autonomia, marciscano insieme ai loro alberi mentre la Cgil ricorda i tagli subiti in questi anni dal corpo dei forestali. Il deputato di Fi Dario Bond denuncia invece le difficoltà burocratic­he incontrate dai sindaci, a cui Arpav ha comunicato complicate modalità di gestione dei fanghi e dei detriti alluvional­i: «Basta lacci e lacciuoli, nell’emergenza si deve semplifica­re». Sul fronte delle opere anti dissesto (cosa ben diversa dai risarcimen­ti), ieri il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha incontrato i presidenti di Regione, confermand­o che a giorni sarà firmato l’accordo di programma con il Veneto per 159 milioni ma il confronto, riferisce l’agenzia Radiocor, ha fatto emergere anche serie difficoltà nell’utilizzo dei super-poteri assegnati da parte dei presidenti-commissari. «Lavoreremo per far sì che possano cantierare più progetti possibile» ha promesso Costa. Infine, il ministero per le Infrastrut­ture ha annunciato l’intesa con le Regioni sul Piano straordina­rio invasi, che riguarda sì opere anti-siccità ma pure antiinonda­zioni: via libera, per il Veneto, al sistema irriguo Leb (20 milioni) e alla sistemazio­ne del collettore padano (3,5 milioni).

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