Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Banche, via lo stop alle cause per chi accetta i rimborsi
VENEZIA Di osservazioni sul decreto con cui dovrebbero essere risarciti i risparmiatori traditi delle banche italiane, in primis delle ex popolari venete, ieri, nell’incontro convocato al Ministero dell’Economia con le associazioni, ne sono state fatte molte. Su una, però, tutti sono stati compattamente concordi. Vale a dire, rispetto all’articolo 38 della bozza di Finanziaria, togliere dalla bozza il punto «f» del paragrafo
3 che vincola i risparmiatori risarciti a rinunciare a qualsiasi azione legale. Verso i vertici delle banche ma anche verso Consob e Banca d’Italia. «I sottosegretari Massimo Bitonci e Alessio Villarosa e il ministro Riccardo Fraccaro – riferisce Luigi Ugone, leader di ‘Noi che credevamo nella Bpvi’ - ci hanno assicurato che nella stesura originaria non c’era; evidentemente è stato aggiunto dalla solita ‘manina’. Abbiamo chiesto a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini di riceverci: vogliamo garanzie che non ci siano colpi di spugna verso i colpevoli dei crac». «Ieri ho contattato parlamentari di tutti i partiti – aggiunge Patrizio Miatello, dell’associazione ‘Ezzelino da Onara’ - e mi pare convergano chiaramente sulla necessità di una correzione».
Per il resto i capisaldi della piattaforma concordata con il governo consistono innanzitutto nella creazione di una cabina di regia, cioè un comitato ristretto composto da due membri per ciascuna banca italiana finita in default e la cui clientela debba essere rifusa. Per il Veneto, dunque, oltre alle ex popolari, anche Crediveneto. Nei prossimi giorni verranno inviate proposte ed osservazioni in forma scritta in attesa di una convocazione del tavolo in cui saranno discussi argomenti come la revisione del criterio cronologico per l’accoglimento delle domande di risarcimento, la possibilità che le contestazioni sulle mancate informazioni agli azionisti si possano estendere anche a quelle successive all’acquisto, l’inserimento fra i beneficiari anche delle parti civili costituite nei processi penali e, soprattutto, l’incremento della quota di ristoro, da considerarsi come «un acconto», dal 30% al 45%.
«È fondamentale semplificare le procedure – dice Matteo Moschini, del Movimento di difesa del cittadino – e perciò è importante che le associazioni siano coinvolte nella definizione del regolamento al quale la Autorità per le controversie finanziarie (Acf) si dovrà attenere». Il testo da analizzare contiene comunque già alcune novità fra le quali l’inversione dell’onere della prova. Il danneggiato che reclama, in pratica, dovrà eventualmente essere smentito; situazione facile, se la controparte bancaria non c’è più. La rapidità della procedura del ristoro iniziale pare inoltre essere assicurata dal percorso dell’arbitrato Consob. Viene quindi assicurato l’aumento della prima tranche di riparazione, che arriverà al 45%, grazie ad un incremento della dotazione da 1 a
2,5 miliardi da attingere dai conti dormienti, sempre entro la soglia dei 100 mila euro.
Un tetto che però Matteo Cavalcante, alla guida dei «grandi azionisti» di «Per Veneto Banca», esorta a cancellare: «Tutti i truffati hanno lo stesso diritto – sostiene - e non è l’avere investito più o meno di 100 mila euro nelle banche a fare la differenza fra piccolo e grande risparmiatore. Siamo anche contrari a ristorare chi abbia aderito alla transazione della primavera 2017 (il 15%, ndr) almeno fino a quando non siano stati pienamente risarciti chi, rifiutando, si è battuto in altri modi».