Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Non possiamo pagare noi la bonifica»
TRISSINO Una bonifica onerosa che ora potrebbe gravare sui conti pubblici, l’emergenza occupazionale e poi gli impianti da svuotare in massima sicurezza e lo spegnimento dell’azienda chimica che dovrà essere controllato. Tre facce di una stessa medaglia e tanti quesiti da sciogliere, per i quali dovranno essere trovate presto risposte. Il sindaco di Trissino, Davide Faccio, non ha dubbi: «I nomi di chi deve pagare la bonifica sono noti e noi non staremo a guardare» dice, e sul fallimento dichiarato «nessun fulmine a ciel sereno, è l’ennesimo atto negativo di una brutta vicenda, ora si proceda con la bonifica e messa in sicurezza degli impianti entro l’anno». Sulla bonifica interviene anche il neo presidente della Provincia, Francesco Rucco: «È evidente che il Comune di Trissino non sarà in grado, credo che la Regione debba intervenire per sostenere lo smaltimento quanto mai necessario – dichiara - ci preoccupa il futuro di quel sito, per la messa in sicurezza, ma anche per i dipendenti». Il consigliere delegato all’Ambiente della Provincia, Matteo Macilotti, fa sapere: «Il nostro impegno è di tutelare l’ambiente e i lavoratori in questa fase di transizione, noi non ci occupiamo di vicende societarie, prendiamo atto della dichiarazione di fallimento». Già ieri , dopo il tavolo in prefettura, tecnici della Provincia, di Arpav e vigili del fuoco erano nello stabilimento di Miteni, per verificare le condizioni di sicurezza e se vi siano maestranze per portare avanti il cronoprogramma presentato dalla stessa azienda per lo svuotamento dell’impianto dalle sostanze pericolose. «Attendiamo che la procura si pronunci con la conclusione delle indagini preliminari e che riesca a colpire i beni di chi ha causato questo disastro ambientale – dichiarano le mamme No Pfas -, portando finalmente una ventata di giustizia contro questo modo di fare industria, perché il prezzo che stiamo pagando, sia in termini di salute che di costi, è davvero elevatissimo». E sulla cordata di imprenditori che potrebbero subentrare fanno sapere: «Ci chiediamo quale acquirente sarebbe disposto a farsi carico dei milioni di euro previsti per una bonifica che l’ad Nardone aveva dato per certa a suo tempo – scrivono - Un’azienda chimica non può sorgere sopra una ricarica di falda, come stabilito da una legge regionale, riteniamo perciò incompatibile la continuità lavorativa della Miteni con una totale bonifica del territorio». Parla di «morte annunciata» il capogruppo del Pd in consiglio regionale Stefano Fracasso in merito al fallimento. «Bene gli appelli della Regione a una comune assunzione di responsabilità. Si persegua ogni strada possibile per tutelare lavoratori, cittadini e una terra che chiede giustizia». (b.c.)