Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Furto al Ducale, la banda in Italia entro Natale No alla libertà su cauzione

La banda sarà estradata in Italia entro Natale. Nuovi dettagli sul colpo milionario

- Zorzi, Biral

I giudici croati hanno detto no alla richiesta di libertà vigilata su cauzione presentata dai legali del capo banda. La procura di Venezia conta di avere in Italia la banda entro Natale. Intanto emergono nuovi dettagli sul clamoroso furto: dopo aver aperto la teca i ladri inquadrati dalle telecamere hanno passato i gioielli ad un terzo uomo già dentro la sala.

VENEZIA I cinque presunti ladri dei gioielli del Maharaja a Palazzo Ducale potrebbero essere consegnati all’Italia prima di Natale. Ci vorrà un mese, infatti, per completare le procedure di estradizio­ne avviate su richiesta della procura di Venezia. Nell’udienza di giovedì in Croazia si sono tutti opposti all’estradizio­ne e l’uomo che la Polizia ritiene il capo, il 60enne croato Vinko Tomic, membro di quelle «Pink Panthers» che hanno nel furto di gioielli il loro marchio di fabbrica, ha pure tentato il colpo a sorpresa. Pur dicendosi indigente e spiegando che per raccoglier­li avrebbe coinvolto parenti e amici, Tomic aveva chiesto al giudice di essere scarcerato dietro pagamento di una cauzione di 50 mila euro: il giudice però ha detto di no e tutti i membri della banda dovranno attendere in cella il verdetto della Corte sull’estradizio­ne.

In cella sono finiti, oltre a Tomic, il 43enne Zvonko Grgic, i 48enni Zelimir Grbavec e Vladimir Durkin, anch’essi croati, e il 54enne serbo Dragan Mladenovic. C’è un sesto membro, anche lui serbo, ancora ricercato. Il gip David Calabria, su richiesta del pm Raffaele Incardona, che ha coordinato le indagini della Squadra mobile di Venezia e del Servizio centrale operativo, li accusa infatti di concorso nel furto di un paio di gioielli della collezione Al Thani esposti al Ducale, avvenuto lo scorso 3 gennaio: degli orecchini del valore di un milione di euro e una spilla da 2 milioni e mezzo. Secondo la ricostruzi­one degli agenti la banda aveva effettuato un sopralluog­o qualche giorno prima e poi due tentativi il 30 dicembre e il 2 gennaio. In mezzo, secondo il monitoragg­io a posteriori effettuato sulle utenze telefonich­e, sono tornati in patria per festeggiar­e il Capodanno in famiglia. Il 30 dicembre non erano riusciti ad aprire la teca o forse era solo un blitz per cercare di allentarla, mentre il 2 gennaio avevano fatto scattare l’allarme e contestual­mente una visitatric­e aveva avvisato la vigilanza di una persona che si stava soffermand­o un po’ troppo davanti a una vetrina, toccandola. I vigilantes erano intervenut­i, ma pare che non fosse stata trasmessa alcuna segnalazio­ne alla polizia, anche perché lo stesso procurator­e capo Bruno Cherchi ha ammesso che l’episodio non era stato chiaro.

Il 3 gennaio, senza i due membri della banda che erano stati visti e dunque erano «bruciati», il gruppo è tornato in azione: Tomic è colui che, con addosso un piumino rosa, ha aperto la teca e rubato i gioielli, mentre Mladenovic faceva da palo nella stessa stanza. Un terzo uomo era all’interno di Palazzo Ducale e a lui sono stati consegnati i gioielli. A quel punto i tre si sono divisi, non prima di essersi cambiati le giacche o anche solo rovesciate per confondere le acque: gli agenti, che hanno visionato centinaia di ore di filmati delle telecamere pubbliche e private di Venezia, sono riusciti a ricostruir­e i percorsi che hanno seguito prima di arrivare a Piazzale Roma, dove li aspettava Grbavec, che sarebbe stato l’autista della banda. In realtà uno dei tre pare che sia andato in stazione a prendere un treno fino a una fermata in zona San Donà, dove è stato recuperato.

Le indagini della mobile e dello Sco, guidati rispettiva­mente da Stefano Signoretti e Alessandro Giuliano, hanno identifica­to in pochi giorni i responsabi­li, grazie a un lavoro certosino: gli inquirenti sono partiti dalle immagini del furto per poi ricostruir­e secondo per secondo i movimenti dei ladri. A quel punto, nonostante si trattasse delle celle di piazza San Marco, che in quel giorno di vacanze di Natale era piena di gente, sono stati scansionat­i tutti i tabulati e si è arrivati ad abbinare l’ora delle chiamate dei cellulari «sospetti» con le immagini del ladro al telefono. A quel punto dall’identifica­zione «investigat­iva» si è dovuti passare a quella «processual­e» per poter chiedere a pm e gip le misure cautelari, soprattutt­o muovendosi tra i tanti alias. Tomic per esempio usava altri nomi come Juro Markelic o Vinko Osmakcic e altri. Le indagini non sono finite e il sospetto è che la «batteria» possa aver organizzat­o altre rapine. Prove, però, non ce ne sono ed è per questo che non è stata contestata l’associazio­ne per delinquere.

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Le immagini Il furto dei gioielli del Maharaja a Palazzo Ducale di venezia ripreso dalle telecamere di sorveglian­za

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