Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bello e hi-tech è il Rinascimento dell’artigianato
La manifattura e il connubio tra il «ben fatto» e la tecnologia
La cultura del bello e fatto su misura, tipica della manifattura nordestina, si sposa con le straordinarie opportunità offerte dalle tecnologie digitali: è il Rinascimento produttivo.
Volete il testimonial perfetto? Esiste e si chiama Alberto Zamperla, erede di una dinastia di giostrai e poi costruttori di giostre vicentini, che oggi produce nella sua fabbrica di Altavilla montagne russe e altre attrazioni modernissime per i più grandi parchi divertimento del globo. Tutti pezzi unici ad altissima tecnologia e che, per funzionare a dovere, richiedono al loro costruttore il dominio delle leggi della meccanica, della fisica e finanche della cibernetica. «Ma in fondo - sintetizza Zamperla - noi rimaniamo dei bravi artigiani. Ogni nostro prodotto, anzi, ogni nostro componente, è un pezzo unico, studiato e realizzato su misura. Se non siamo artigiani noi...».
Ecco l’abbinamento magico: alto artigianato e nuove tecnologie; l’Homo Faber che possiede il sapere nelle sue mani e l’hi-tech digitale; il bello e fatto su misura, massima espressione delle manifatture nordestine, sposato con le straordinarie opportunità offerte dall’Industria 4.0. Insomma, una sorta di nuovo Rinascimento produttivo, dove le «botteghe» contemporanee come quella di Zamperla applicano le più avveniristiche competenze di ingegneria e informatica, combinandole con la pratica e gli antichi saperi ereditati dai padri fondatori. «Passano i decenni - ribadisce Zamperla - ma il nostro modo di lavorare rimane sempre lo stesso».
Alla nuova era degli artigiani digitali è dedicato il nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, il supplemento in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Come scrive l’economista Stefano Micelli nel suo editoriale, «ciò che percepiamo legittimamente come bello emerge in realtà da un dialogo intenso fra una cultura del progetto, un uso innovativo delle tecnologie e un saper fare che traduce questo potenziale in manufatti in grado di interpretare il gesto e le esigenze della domanda. Quest’ultimo ingrediente è un tratto specifico della migliore manifattura italiana». Cioè di quella manifattura che può ancora legittimamente aspirare a competere sui mercati globali, sapendo di avere nel proprio Dna la forza che viene per l’appunto dal «ben fatto e su misura». La lezione sempre attuale dell’alto artigianato.
L’inchiesta di primo piano curata da Sandro Mangiaterra si è incaricata di andare a indagare gli esempi sul campo. Vedi, per esempio, alla voce Diadora: un marchio ormai storico dello sportsystem nostrano (è stato fondato nel 1948), che all’inizio del terzo millennio sembrava avviato lungo la china di un inesorabile declino. Invece, nel 2009, Diadora è entrata nell’orbita della famiglia Moretti Polegato e affidata alle cure del 37enne Enrico. Il rinascimento di Diadora è partito così: «I nostri prodotti sono l’immagine del bello e del ben fatto sottolinea il presidente -, per le edizioni limitate abbiamo appositamente restaurato i macchinari degli anni Ottanta, in modo da conferire ai modelli originalità, vissuto, personalità. Chi compra anche solo un paio di scarpe da noi, deve sentirsi parte di un progetto».
Proprio così, un progetto. Perché il consumatore - come sottolinea la docente di marketing all’Università di Verona, Marta Ugolini - si va trasformando sempre più spesso in «consum-attore», che vuole essere coinvolto e ascoltato. Che si tratti di acquistare un’automobile o una semplice maglietta, il tratto distintivo «è la ricerca della qualità, della piacevolezza estetica e dell’unicità. Per questo - avverte Ugolini - è anche disposto a spendere di più».
Ne sa qualcosa la veronese D-Madera, che si è inventata di produrre borse di fascia altissima con inserti in legno nobile. Talmente nobile che, in alcuni casi, proviene dal recupero di vecchi motoscafi Riva, le «Ferrari» della nautica.