Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Al profugo pakistano l’ultimo permesso per motivi umanitari
VENEZIA Sebbene il caso non trovi «una corrispondenza in fattispecie astratte previste dalla normativa», il permesso di soggiorno per motivi umanitari «va riconosciuto al ricorrente atteso che si è in presenza di una situazione di tutela connessa alla necessità di adeguare la disciplina alle previsioni costituzionali o internazionali rilevanti in materia di diritti dell’uomo».
La sentenza del tribunale di Venezia è del 17 settembre, una manciata di giorni prima che il consiglio del Ministri approvasse il decreto Salvini in materia di sicurezza e immigrazione. A ottenere il diritto alla protezione è stato un pakistano di 36 anni, che vive nel Veneziano. Ed è uno degli ultimi profughi
presenti nella nostra regione a vedersi riconosciuto da un giudice il permesso di soggiorno per motivi umanitari, visto che le nuove norme di fatto cancellano questo tipo di protezione.
L’uomo - difeso dall’avvocato Chiara Pernechele - in prima istanza si era visto respingere la richiesta dalla commissione di Padova. Sosteneva di essere fuggito dal Pakistan perché «la ex moglie e i suoi fratelli vogliono ucciderlo per prendere il terreno e incassare la polizza assicurativa». Una storia che però non ha convinto neppure il giudice di Venezia, in quanto incentrata su «questioni familiari peraltro simili e stereotipati a racconti di altri soggetti provenienti dallo stesso Paese». Per questo, secondo il magistrato non ci sono i presupposti «per affermare la sussistenza di un concreto rischio di subire un grave danno» qualora tornasse in patria. Eppure «pur non essendo attendibile la narrazione fatta, il richiedente ha dimostrato di essersi inserito e integrato nel mondo del lavoro». E anche per questo motivo il tribunale gli ha riconosciuto il diritto al permesso di soggiorno. L’ultimo concesso in Veneto per motivi umanitari.
La norma Il decreto sicurezza cancella la protezione umanitaria