Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

SE MANCA IL CAPITALE (UMANO)

- Di Paolo Gubitta

Se guardiamo al ritorno degli investimen­ti in formazione e istruzione, l’Italia occupa la seconda posizione al mondo: solo gli Stati Uniti sono più bravi di noi nel far rendere i soldi spesi per la crescita del capitale umano. Questo significa che le istituzion­i, le strutture e le persone che si occupano di queste attività sanno lavorare davvero molto bene e potremmo dire che rappresent­ano un autentico asset strategico per il nostro Paese. Se adesso guardiamo all’entità della spesa per formazione e istruzione, però, scopriamo che l’Italia è al terz’ultimo posto in Europa: solo Irlanda e Romania riescono a fare peggio di noi. È come dire che il nostro Paese ha deciso di non valorizzar­e una componente virtuosa del proprio sistema, rinunciand­o a potenziarl­a e a farla crescere. In questi dati, che sono contenuti nel Rapporto della Fondazione Nord Est presentato ieri a Padova, si specchiano le ragioni del nostro ritardo in termini di quota di popolazion­e in possesso di titolo di studio terziario (percorsi universita­ri e percorsi profession­alizzanti degli ITS, Istituti Tecnici Superiori). Vero è che negli ultimi anni si è fatto molto per recuperare il gap rispetto agli altri Paesi. Tra il 2007 e il 2017, la quota di giovani nella classe 30-34 anni con istruzione terziaria in Italia è cresciuta di 8,3 punti, passando dal 18,6% al

26,9%: siamo ancora lontani dai livelli dell’Area Euro (cresciuta di 7,3 punti, dal

31,1% al 38,4%), ma almeno la distanza non è aumentata.

Dentro questo quadro generale, il Nordest si è mosso in ordine sparso. Trentino (+13 punti), Veneto (+10,8 punti) e provincia di Bolzano

(+10,8 punti) sono stati i territori con flussi di crescita più elevata. Ma se consideria­mo gli stock, il Veneto occupa la penultima posizione all’interno dell’area: 27,6% di 30-34enni con istruzione terziaria, davanti al 24,6% di Bolzano, ma dietro al 33,6% del Trentino, al 29,9% dell’Emilia Romagna, al

28,7% del Friuli Venezia Giulia, per non parlare del

33,7% della Lombardia. Per recuperare rapidament­e il gap residuo, ci sono almeno due distinte strade da percorrere con priorità. Una si riferisce al potenziame­nto della rete degli ITS, già di per sé ben strutturat­a, che è la più idonea a soddisfare la domanda di profession­i coerente con la morfologia del tessuto produttivo regionale: gli ITS «sfornano» le nuove generazion­i di tecnici e capi intermedi per le nuove fabbriche della manifattur­a intelligen­te.

L’altra azione, ancora da realizzare ma promettent­e, prende spunto dalla delibera della Giunta Regionale del Veneto n.

508 del 17 aprile 2018. In essa si sono indicati due strumenti, che mirano a creare l’anello di congiunzio­ne tra formazione secondaria e terziaria: i «Poli Tecnico Profession­ali» ed i «Percorsi Sperimenta­li di Specializz­azione Tecnica». I primi portano alla creazione di reti territoria­li stabili e permanenti tra le istituzion­i del sistema educativo e formativo e i soggetti del sistema produttivo per progettare e realizzare percorsi formativi in grado di dare una risposta ai bisogni specifici delle imprese locali. I secondi, invece, completano la filiera formativa degli istituti profession­ali (IeFP), permettend­o agli studenti di ottenere un certificat­o di specializz­azione tecnica superiore, con il riconoscim­ento a livello nazionale ed europeo dei crediti formativi acquisiti. Si tratta di percorsi che combinano teoria, pratica e laboratori­o, disegnati in modo flessibile e modulare per consentire percorsi personaliz­zati ai più giovani e per dare alle persone già adulte l’opportunit­à di rientrare nel sistema della formazione con una proposta focalizzat­a e immediatam­ente utilizzabi­le. Investiamo subito, perché il rendimento è garantito.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy