Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il numero antisuicidi si allarga ai risparmiatori
VENEZIA Si allarga ai risparmiatori rovinati dal crac delle banche il servizio anti-suicidi «InOltre» voluto dalla Regione (foto l’assessore Manuela Lanzarin) per salvare gli imprenditori colpiti dalla crisi.
VENEZIA Sono i nuovi «E.R.» del Sociale: dodici psicologi che sette giorni su sette, 24 ore su 24, ricevono migliaia di chiamate da tutto il Veneto e pure dal resto d’Italia, parlano per ore, risolvono problemi, corrono al domicilio dei casi «a rischio 5», il massimo, si collegano con Servizi sociali, Sert, consultori familiari, ospedali, associazioni, forze dell’ordine, per evitare nuove tragedie. Dopo la tremenda catena di morte che tra il 2009 e il 2011 vide 90 imprenditori veneti uccidersi per la crisi economica, nel 2012 Palazzo Balbi decise di avviare in via sperimentale il «Servizio InOltre» (www.servizioinoltre.it; info@servizioinoltre.it), in collaborazione con l’Usl 7 Pedemontana e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova. Si tratta di un centro di ascolto attivo al numero verde 800.334.343 (il centralino è all’ospedale di Santorso), finanziato dalla Regione con un contributo annuo di 200mila euro. Da allora l’iniziativa, coordinata dalla dottoressa Emilia Laugelli, direttrice della Psicologia ospedaliera a Santorso, è cresciuta e ora segue anche i risparmiatori che hanno perso tutto nel crac delle banche venete.
Per loro sono disponibili pure due sportelli a Vicenza e a Treviso, che ne hanno intercettati
162, oltre all’accompagnamento «di persona» e domiciliare degli psicologi. Risultato: l’anno scorso «InOltre» ha registrato un +53% di telefonate e ora il 32% degli utenti sono imprenditori e risparmiatori disperati. A chiedere aiuto, poi, i familiari di persone in grave difficoltà (23%), disoccupati e pensionati
(10%), giovani con problemi di dipendenza da droga o gioco d’azzardo, adolescenti colpiti da disturbi alimentari, donne che subiscono violenza. Negli ultimi sei anni «InOltre» ha ricevuto 5126 telefonate, 1307 da fuori regione. La maggioranza, 1049, arrivano da Vicenza, il resto da Treviso (694), Padova (658), Venezia
(381), Verona (251), Rovigo (87) e Belluno (48). «Da progetto sperimentale nato negli anni dei suicidi degli imprenditori a rischio fallimento e potenziato nel 2016 per affiancare i risparmiatori vittime del crac delle banche venete, è diventato un centro di ascolto continuo — spiega Manuela Lanzarin, assessore al Sociale —. E’ una filiera virtuosa
che prende in carico la persona con un’équipe multidisciplinare, la sottrae al pericoloso isolamento dettato spesso da vergogna e frustrazione e la reinserisce nella comunità».
«Sono tante le storie da raccontare — rivela la dottoressa Laugelli — dall’imprenditore vicentino che ha perso l’intero patrimonio e l’eredità paterna nel fallimento delle banche e che aveva già preparato tutto per uccidersi ma per fortuna ci ha chiamati in extremis e ora ha riavviato l’azienda di famiglia, ai risparmiatori con figlio disabile truffati dagli istituti di credito. Nell’ultimo periodo l’utenza sta cambiando di nuovo: il 55% sono persone in emergenza per difficoltà sociali, questioni sanitarie, dipendenze, crisi biografica e familiare. Nel 45% delle richieste d’aiuto per questioni economiche e lavorative sono invece emerse pure vittime del mobbing. Insomma, ci stiamo ampliando alle varie sfaccettature del disagio, con una costante: nel 58% dei casi ci viene sempre chiesto un aiuto a gestire il problema». Per risolvere le questioni «tecniche» gli psicologi sono affiancati da assistenti sociali, psichiatri, Camere di commercio, legali, ragionieri, associazioni imprenditoriali («ci mandano i loro soci a rischio di chiudere l’azienda, gli ultimi due da Vicenza una settimana fa», racconta Laugelli). Ma il grande lavoro degli «E.R.» del Sociale sta nel ricucire le relazioni familiari, aiutando i soggetti in crisi a confessare ciò che accade a moglie, figli e parenti tutti, ad accompagnare all’ospedale persone bisognose di trattamenti, a coinvolgere i medici di famiglia per terapie che restituiscano il sonno a chi l’ha perso per l’ansia. Per esempio.
Conferma Gian Piero Turchi, docente di Psicologia clinica dell’Ateneo di Padova e referente scientifico di InOltre: «L’obiettivo è proprio lavorare sulla persona, sulla cerchia familiare e relazionale, facendo da ponte con i servizi territoriali e le associazioni. Vogliamo essere il Pronto soccorso per le situazioni di impasse, che aiuta a cambiare prospettiva di vita». Gli operatori di «InOltre» hanno elaborato una scala del rischio suicidario da 1 a 5. La metà degli utenti è fra 3 e 4.