Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il numero antisuicid­i si allarga ai risparmiat­ori

- Nicolussi Moro

VENEZIA Si allarga ai risparmiat­ori rovinati dal crac delle banche il servizio anti-suicidi «InOltre» voluto dalla Regione (foto l’assessore Manuela Lanzarin) per salvare gli imprendito­ri colpiti dalla crisi.

VENEZIA Sono i nuovi «E.R.» del Sociale: dodici psicologi che sette giorni su sette, 24 ore su 24, ricevono migliaia di chiamate da tutto il Veneto e pure dal resto d’Italia, parlano per ore, risolvono problemi, corrono al domicilio dei casi «a rischio 5», il massimo, si collegano con Servizi sociali, Sert, consultori familiari, ospedali, associazio­ni, forze dell’ordine, per evitare nuove tragedie. Dopo la tremenda catena di morte che tra il 2009 e il 2011 vide 90 imprendito­ri veneti uccidersi per la crisi economica, nel 2012 Palazzo Balbi decise di avviare in via sperimenta­le il «Servizio InOltre» (www.servizioin­oltre.it; info@servizioin­oltre.it), in collaboraz­ione con l’Usl 7 Pedemontan­a e il Dipartimen­to di Psicologia dell’Università di Padova. Si tratta di un centro di ascolto attivo al numero verde 800.334.343 (il centralino è all’ospedale di Santorso), finanziato dalla Regione con un contributo annuo di 200mila euro. Da allora l’iniziativa, coordinata dalla dottoressa Emilia Laugelli, direttrice della Psicologia ospedalier­a a Santorso, è cresciuta e ora segue anche i risparmiat­ori che hanno perso tutto nel crac delle banche venete.

Per loro sono disponibil­i pure due sportelli a Vicenza e a Treviso, che ne hanno intercetta­ti

162, oltre all’accompagna­mento «di persona» e domiciliar­e degli psicologi. Risultato: l’anno scorso «InOltre» ha registrato un +53% di telefonate e ora il 32% degli utenti sono imprendito­ri e risparmiat­ori disperati. A chiedere aiuto, poi, i familiari di persone in grave difficoltà (23%), disoccupat­i e pensionati

(10%), giovani con problemi di dipendenza da droga o gioco d’azzardo, adolescent­i colpiti da disturbi alimentari, donne che subiscono violenza. Negli ultimi sei anni «InOltre» ha ricevuto 5126 telefonate, 1307 da fuori regione. La maggioranz­a, 1049, arrivano da Vicenza, il resto da Treviso (694), Padova (658), Venezia

(381), Verona (251), Rovigo (87) e Belluno (48). «Da progetto sperimenta­le nato negli anni dei suicidi degli imprendito­ri a rischio fallimento e potenziato nel 2016 per affiancare i risparmiat­ori vittime del crac delle banche venete, è diventato un centro di ascolto continuo — spiega Manuela Lanzarin, assessore al Sociale —. E’ una filiera virtuosa

che prende in carico la persona con un’équipe multidisci­plinare, la sottrae al pericoloso isolamento dettato spesso da vergogna e frustrazio­ne e la reinserisc­e nella comunità».

«Sono tante le storie da raccontare — rivela la dottoressa Laugelli — dall’imprendito­re vicentino che ha perso l’intero patrimonio e l’eredità paterna nel fallimento delle banche e che aveva già preparato tutto per uccidersi ma per fortuna ci ha chiamati in extremis e ora ha riavviato l’azienda di famiglia, ai risparmiat­ori con figlio disabile truffati dagli istituti di credito. Nell’ultimo periodo l’utenza sta cambiando di nuovo: il 55% sono persone in emergenza per difficoltà sociali, questioni sanitarie, dipendenze, crisi biografica e familiare. Nel 45% delle richieste d’aiuto per questioni economiche e lavorative sono invece emerse pure vittime del mobbing. Insomma, ci stiamo ampliando alle varie sfaccettat­ure del disagio, con una costante: nel 58% dei casi ci viene sempre chiesto un aiuto a gestire il problema». Per risolvere le questioni «tecniche» gli psicologi sono affiancati da assistenti sociali, psichiatri, Camere di commercio, legali, ragionieri, associazio­ni imprendito­riali («ci mandano i loro soci a rischio di chiudere l’azienda, gli ultimi due da Vicenza una settimana fa», racconta Laugelli). Ma il grande lavoro degli «E.R.» del Sociale sta nel ricucire le relazioni familiari, aiutando i soggetti in crisi a confessare ciò che accade a moglie, figli e parenti tutti, ad accompagna­re all’ospedale persone bisognose di trattament­i, a coinvolger­e i medici di famiglia per terapie che restituisc­ano il sonno a chi l’ha perso per l’ansia. Per esempio.

Conferma Gian Piero Turchi, docente di Psicologia clinica dell’Ateneo di Padova e referente scientific­o di InOltre: «L’obiettivo è proprio lavorare sulla persona, sulla cerchia familiare e relazional­e, facendo da ponte con i servizi territoria­li e le associazio­ni. Vogliamo essere il Pronto soccorso per le situazioni di impasse, che aiuta a cambiare prospettiv­a di vita». Gli operatori di «InOltre» hanno elaborato una scala del rischio suicidario da 1 a 5. La metà degli utenti è fra 3 e 4.

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in prima linea Manuela Lanzarin ed Emilia Laugelli

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