Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Danni enormi: i furbetti escludevan­o le ditte oneste A rimetterci sono i cittadini»

Gli investigat­ori: «Il sistema? Una metastasi». L’indagine non è chiusa

- A.Pri.

GORIZIA «Una metastasi», l’ha definita il comandante della guardia di finanza del Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Bottillo.

Perché il sistema messo in piedi dalle cordate di imprese del nordest per pilotare l’assegnazio­ne degli appalti ha effetti devastanti per l’economia. «Quando si altera la libera concorrenz­a - spiega si crea un danno enorme in quanto vincono sempre gli stessi e le imprese oneste vengono escluse». Un meccanismo illegale - fatto di offerte concordate al centesimo di euro - in cui il «cittadino paga le tasse e poi paga anche in termini di incolumità, di pedaggi e altro».

Sono un centinaio gli indagati tra manager, imprendito­ri e consulenti, a conferma dell’esistenza di un giro di accordi diffusissi­mo tra le imprese di costruzion­i che, negli ultimi anni, potrebbero essersi spartite centocinqu­anta gare d’appalto. Gli investigat­ori però escludono infiltrazi­oni mafiose: «E allora - azzarda Bottillo - questo fenomeno è ancora più grave, perché significa che è sufficient­e quello che esiste nel nostro territorio: persone che si riunivano a tavolino per spartirsi le gare».

L’indagine è in una fase delicata. I documenti sequestrat­i all’alba di ieri nel corso del blitz che ha visti impegnati quattrocen­to finanzieri, serviranno proprio a chiarire l’intreccio di interessi che ruota intorno alle grandi opere, comprese quelle venete a cominciare dalla Pedemontan­a. Ma consentira­nno anche di seguire altre piste investigat­ive, come quella del danno ambientale: il sospetto è che alcune società abbiano approfitta­to dei cantieri nei quali operavano per smaltire in modo irregolare tonnellate di rifiuti.

Sono decine le aziende perquisite ieri in Veneto, come la E-farm Engeneerin­g srl di Vigonza, la Ecovie di Codevigo, la Padova Asfalti srl e la Salima di Limena, l’abitazione dell’ingegnere veronese Massimilia­no Finotti (della Italbeton) e la Costruzion­i Generali Girardini, che ha sede a Sandrigo. Alle quali si aggiungono le stazioni appaltanti (da Autovie Venete a Veneto Strade, fino alla Cav) nei confronti delle quali la procura ha disposto l’acquisizio­ne di documenti, per lo più relativi alle gare d’appalto giudicate sospette.

«Dalla massa di dati e documenti potremo proseguire l’attività investigat­iva», conferma il procurator­e capo di Gorizia, Massimo Lia. «Abbiamo attivato il monitoragg­io partendo da un cantiere per il rifaciment­o del Corso del capoluogo giuliano, osservando il comportame­nto di alcuni soggetti che successiva­mente ci hanno “portato in giro”. Prima li abbiamo controllat­i nelle attività in altre zone della regione e poi nel resto d’Italia. Ne è venuta fuori una vera e propria opera di spartizion­e degli appalti» .

Il sospetto è che alcune delle opere siano state fatte risparmian­do sulla qualità, impiegando quindi materiali diversi rispetto a quanto previsto nei contratti. «Al momento, però, non ci sono pericoli dal punto di vista della sicurezza», rassicura il procurator­e, che ha anche escluso «il coinvolgim­ento di politici».

(ha collaborat­o R.Polese)

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Inquirenti Bottillo e la pm Bossi

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