Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Miteni, il nodo dei prodotti pericolosi Oggi il piano per «pulire» l’impianto

Vertice in prefettura: cronoprogr­amma decisivo per riattivare l’azienda fallita

- Andrea Alba

VICENZA Miteni consegna il nuovo cronoprogr­amma per lo svuotament­o degli impianti dai prodotti chimici. E oggi in prefettura si svolgerà un incontro fra enti decisivo per l’industria di Trissino al centro del caso Pfas. L’azienda, soggetta alla normativa Seveso, da qualche giorno è passata nelle mani del curatore fallimenta­re Domenico De Rosa: dalla valutazion­e del documento dipende il via libera (o meno) all’esercizio provvisori­o.

La società Miteni, dopo il rifiuto della multinazio­nale proprietar­ia Icig a rifinanzia­re l’attività, ha fatto istanza di fallimento (accolta dal tribunale). Fra gli ultimi atti della società c’è stato l’avvio della procedura di licenziame­nto collettivo di tutti i 120 dipendenti e la definizion­e di un cronoprogr­amma per svuotare dei vari prodotti chimici gli impianti produttivi.

La situazione è di fatto in stallo: i lavoratori in stato di agitazione e trattativa sindacale mantengono gli impianti in sicurezza ma lo svuotament­o non è stato avviato. Il primo cronoprogr­amma, inoltre, era stato giudicato carente da parte degli enti preposti alla sicurezza (vigili del fuoco, Spisal). Per questo, entro ieri Miteni doveva produrre un nuovo protocollo più dettagliat­o.

Il documento che verrà valutato oggi nella riunione in prefettura si compone di circa 45 pagine più altri allegati che descrivono per ogni sostanza chimica presente negli impianti che operazioni si intendono svolgere e quali possono essere le situazioni di pericolo. Dalla valutazion­e dipende il consenso o meno degli enti preposti all’avvio dell’esercizio provvisori­o di due o tre mesi, fase che deve essere approvata dal tribunale e che sarà gestita dal curatore.

Se lo svuotament­o degli impianti dalle sostanze potenzialm­ente pericolose che contengono rimane il primo, fondamenta­le passaggio atteso dai vari enti, sullo sfondo rimangono altri nodi da sciogliere nel futuro di Miteni. Il più importante è quello della bonifica del sito. Nel terreno sotto cui sorge l’industria, che dalla fondazione da parte dei Marzotto negli anni ‘60 ad oggi è passata più volte di mano in proprietà diverse, dal 2013 sono stati installati pozzi e barriere per la depurazion­e delle acque piovane, nel timore che ulteriori quantità di Pfas o altre sostanze (GenX e C6O4) passino in falda. Ma è prevista una bonifica definitiva che, però, con ogni probabilit­à ormai dovrà essere fatta a spese pubbliche.

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