Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«María de Buenos Aires», la poesia di Astor Piazzolla

- Caterina Barone

Una storia conturbant­e, dove amore e gelosia si intreccian­o e la passionali­tà del tango innerva di sé ogni cosa, è l’anima di María de Buenos Aires, unica esperienza di teatro musicale di Astor Piazzolla (1921-1992), rappresent­ata per la prima volta al Teatro Colon di Buenos Aires l’8 maggio 1968. L’opera-tango, su libretto di Horacio Ferrer, è in calendario al teatro Comunale di Treviso oggi alle 17, in anteprima per le scuole, e in replica domani (ore 20) e domenica (ore 16). Protagonis­ti, Francesca Gerbasi, Ruben Peloni e Marco Ferraro, diretti da Eddi De Nadai, per la regia di Martin Ruis e Piera Ravasio; con la partecipaz­ione della Compagnia di ballo argentino e le coreografi­e di Martin Ruis. La vicenda in bilico tra realismo e metafora narra della sfortunata María, nata «un giorno che Dio era ubriaco» in un sobborgo povero di Buenos Aires. Operaia di un’industria tessile, lascia il marito che la maltratta e parte alla ricerca di un futuro migliore. Dopo essere diventata una cantante di tango, frequenta i bassifondi della città e sedotta da un Bandoneon, si lascia andare alla vita oscura dei bordelli, dove negli anni ’10 viene uccisa ancora giovane. Il simbolismo alla base del testo di Ferrer mescola sacro e profano in una succession­e di 16 quadri ognuno dei quali ha propria musica e poesia, secondo un percorso narrativo che in apparenza non sempre è conseguent­e.

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In scena A sinistra, Astor Piazzolla, autore di «María de Buenos Aires» A destra, una scena di «Marilyn. Attrice allo stato puro»

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