Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Nasce la Lega Islamica «E subito aderiamo alla campagna contro la violenza sulle donne»

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VENEZIA «Non è normale che sia normale», dice serio verso la telecamera. Poi Bouchaib Tanji, marocchino, 58 anni dei quali 30 trascorsi in Italia, con l’indice sporco di rosso fa una virgola sotto l’occhio destro: il segno che è diventato il simbolo delle donne vittime di violenza.

Con un video girato dal leader islamico, la comunità musulmana del Veneto aderisce ufficialme­nte alla campagna lanciata dalla vicepresid­ente della Camera Mara Carfagna e inaugura l’impegno nel sociale su larga scala della neo-costituita Lega Islamica del Veneto. Formata da diciassett­e associazio­ni culturali e religiose delle province di Verona, Padova, Treviso e Venezia, la Lega ha sede a San Donà , ha scelto Tanji come presidente e gli ha affidato la missione della nuova associazio­ne che rappresent­a qualcosa come 3.500 musulmani veneti. «Noi vogliamo correggere dove hanno sbagliato gli altri – scandisce il presidente -. Nei sermoni non si chiede la morte delle persone. Per gli altri, si chiede sempre il bene. E se qualcosa non va, ci si guarda negli occhi e si risolvono i problemi dialogando, non con la violenza o facendo del male. Noi qui siamo ambasciato­ri di noi stessi, dei nostri Paesi e della nostra fede. E molti, col loro comportame­nto, hanno danneggiat­o l’Islam».

La violenza e il dominio esercitati a livello domestico da padri e fratelli nei confronti di figlie e sorelle sono un altro aspetto della medesima questione. «Ci voleva questa campagna “Non è normale che sia normale”: troppo spesso sentiamo parlare in tv e sui giornali di violenza contro le donne – dice Tanji –. Non siamo riusciti per motivi di tempo a preparare un iniziativa specifica in Veneto, ma domenica, in rappresent­anza della Lega Islamica, sarò a Parma per partecipar­e ad un incontro organizzat­o da un’associazio­ne di donne musulmane e dedicato alla violenza contro le donne nel mondo islamico».

Sul web girano interpreta­zioni del Corano che giustifica­no il sopruso dell’uomo e le cronache hanno consegnato più di un omicidio commesso da padri e fratelli nei confronti di figlie troppo autonome nella scelta di vestiti, fidanzati, mariti, stile di vita. «In realtà, l’Islam è venuto per liberare la donna – puntualizz­a il leader islamico - prima del Profeta, le primogenit­e donne erano considerat­e una vergogna e venivano sepolte vive. Una barbarie. Lui ha detto: “il migliore tra di voi è colui che si comporta meglio con le donne”. Baciava in fronte la figlia Fatima e la faceva sedere al suo posto. Dice che la femmina è un abito per maschio e maschio abito per la donna e devono vivere insieme in pace, rispetto e armonia e non violenza. E il suo ultimo messaggio prima di morire è stato: “Mi raccomando: le donne trattatele bene”. Lodava chi ha tre figlie e garantisce loro una buona educazione».

Bouchaib Tanji ha tre figlie. «Due sono laureate e lavorano nell’ambasciata italiana in Qatar, la terza ha quindici anni e studia. Sono bellissime e io sono molto fiero e orgoglioso di loro. Sono libere e sceglieran­no da sole i loro mariti. Quei delitti che vediamo sono frutto dell’ignoranza, delle tradizioni tramandate di padre in figlio. Nei sermoni ne parliamo. Io l’ho fatto nei momenti critici come la morte di Sanaa, che era amica di mia figlia e io ho partecipat­o al suo addio».

Sanaa Dafani aveva 18 anni, nel 2009 fu uccisa dal padre perché viveva col fidanzato. «Spesso i sermoni riguardano il modo nel quale dobbiamo comportarc­i con moglie e

” Tanji In realtà l’Islam è venuto per liberare le donne

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