Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Noi e l’Europa Il gioco non vale la candela

- Sandro Mangiaterr­a

Il tutto senza un intervento forte per la riduzione del carico fiscale e con l’aggiunta del ridimensio­namento del piano Industria 4.0, grazie al quale erano ripartiti gli investimen­ti in innovazion­e tecnologic­a.

Gli industrial­i del Triveneto, infine, riuniti a Padova per la presentazi­one del rapporto annuale della Fondazione Nordest, hanno riservato al ministro dell’Economia Giovanni Tria un’accoglienz­a a dir poco gelida. Di più: Maria Cristina Piovesana, presidente vicario di Assindustr­ia Venetocent­ro, si è lanciata in un duro atto d’accusa contro le scelte populiste e «la modesta politica di questi nostri tempi». La bocciatura provenient­e dalla Commission­e, ovviamente, non fa che rinforzare i timori. Non tanto per la ventilata ma lunghissim­a procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, le cui ripercussi­oni sarebbero comunque devastanti, a cominciare dalla distribuzi­one dei fondi struttural­i (in gioco ci sono decine di miliardi, soprattutt­o nella programmaz­ione 20212027). Gli effetti negativi sono immediati. Secondo la Banca d’Italia, il rialzo dello spread ci è già costato, negli ultimi sei mesi, 1,5 miliardi e se dovesse mantenersi intorno ai 300 punti il «prezzo» da pagare per il

2019 sarebbe di altri 5. Tradotto, una (buona) fetta di manovra se ne andrebbe in fumo sui mercati finanziari. Ma quel che è peggio, a rimetterci sarebbero famiglie e imprese, sotto forma di aumento dei tassi d’interesse sui mutui e su ogni altro genere di prestito o di finanziame­nto. Per non parlare dei timori di un ritorno a una stretta creditizia. La Cgia di Mestre ha calcolato che 2,4 milioni di famiglie (il 9,3 per cento del totale) ha in corso un mutuo per la prima casa, per un ammontare di 340 miliardi. Per contro, sono

2,5 milioni ( la metà del totale) le imprese che hanno all’attivo prestiti bancari pari alla bellezza di

681 miliardi. La voce del Nord è chiarissim­a: il braccio di ferro con l’Europa non vale di sicuro il rischio di una nuova recessione.

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