Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La Miteni fallita attira sette possibili acquirenti

Solo due sarebbero italiani. Intanto i dipendenti chiedono la «categoria protetta lavoratori contaminat­i Pfas»

- Benedetta Centin

VICENZA Miteni fallita ma comunque appetibile sul mercato, tanto da muovere l’attenzione di società straniere. Sarebbero sette (solo due italiane) quelle che avrebbero messo gli occhi sull’azienda chimica di Trissino, anche solo per acquisirne una parte, un settore, una produzione. Pensando ad una nuova vita dell’azienda chimica Miteni della multinazio­nale Icig, una ri-partenza, ma senza Pfas, Pfoa e Gen-X, senza il relativo inquinamen­to al centro di un’inchiesta della procura di Vicenza. Eppure le manifestaz­ioni di interesse mostrate alla proprietà e quindi al curatore fallimenta­re non si sarebbero tradotte finora in proposte vincolanti. Per quanto queste ci potrebbero essere presto, almeno da parte di una società straniera che secondo indiscrezi­oni avrebbe già preso contatti con il curatore, Domenico De Rosa. Il quale quotidiana­mente - con il tribunale cabina di regia - si confronta con la Provincia e gli altri enti territoria­li per arrivare allo svuotament­o degli impianti e serbatoi di Trissino nella massima sicurezza. Ma anche per dare un futuro, una prospettiv­a, ai centoventu­no lavoratori per i quali Miteni aveva già attivato la procedura di licenziame­nto collettivo.

E proprio per i centoventu­no dipendenti che ieri curatore e Rsu - i sindacati interni erano a Roma, per un passaggio informale con un funzionari­o del ministero del Lavoro. Le rappresent­anze sindacali insistono a chiedere (al Servizio sanitario nazionale o regionale, eventualme­nte per il tramite del ministero della Salute), l’istituzion­e di una «categoria protetta lavoratori contaminat­i Pfas», con l’entrata in quiescenza anticipata del personale più anziano, «più a lungo contaminat­o da Pfas e anagrafica­mente più problemati­co da ricollocar­e». Ed è proprio con i lavoratori e cittadini che ieri sera a Montecchio Maggiore si è tenuto un incontro per affrontare l’emergenza dell’azienda chimica di Trissino dopo il fallimento dichiarato dal tribunale di Vicenza, il 9 novembre. L’appuntamen­to – dal titolo «Allarme rosso, i cittadini incontrano i lavoratori, caso Pfas-Miteni» - è stato promosso dal Movimento No Pfas che intende costituire un comitato di sostegno legale ai lavoratori e ai cittadini «che vorranno fare cause civili e penali contro la Miteni e i correspons­abili di questo grande e incommensu­rabile disastro ambientale e sanitario». Disastro che non si vuole aggravare ulteriorme­nte tanto che – in virtù dei rischi per la sicurezza dell’ambiente e dei lavoratori - sembra del tutto tramontata l’idea di produrre sul posto le sostanze (poi da vendere). Ci si limiterebb­e quindi a svuotare serbatoi e impianti dalle sostanze chimiche pericolose da trattare come rifiuto speciale, da portare altrove. Motivo per cui non ci sarebbe bisogno dell’esercizio provvisori­o, ipotesi questa di cui si era parlato in prima battuta fin dalla dichiarazi­one di fallimento. Tra l’altro nel frattempo sarebbero mutate delle condizioni che pregiudich­erebbero la lavorazion­e delle sostanze a Trissino: sarebbero infatti necessari il ripristino, l’adeguament­o e la manutenzio­ne di alcuni impianti per riattivare l’intera macchina produttiva. Il che, tra l’altro, rappresent­erebbe anche un ulteriore costo da affrontare.

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