Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Malati di tumore, il software rinviava le visite urgenti
Duecento casi, in seguito 28 pazienti sono morti
VENEZIA C’erano anche 200 malati di cancro tra i 44.660 pazienti ai quali nel 2017 l’Usl 3 Serenissima ha cambiato il codice di priorità sulla ricetta per migliorare le liste d’attesa. Avrebbero dovuto essere visti entro 10 giorni e invece hanno dovuto aspettare sei mesi: 28 di loro sono morti. La Guardia di Finanza indaga.
anno Mirano ne produce
119.398, comprese nei 2,8 milioni compilati dall’Usl 3 (sono
21 milioni in Veneto). Tra quelle «modificate» figurano
1971 prescrizioni per una prima visita dermatologica; 1600 per una otorinolaringoiatrica;
800 per una ortopedica; 511 per una cardiologica; 672 per una neurologica; 330 per la risonanza magnetica al rachide e 200 per la risonanza alla spalla; 258 per la colonscopia;
300 per l’Ecodoppler. Ma finora non erano mai saltate fuori le 200 posizioni dei malati oncologici, eventualità sempre esclusa dal direttore generale dell’Usl veneziana, Giuseppe Dal Ben, che per tutto ciò ha sospeso cinque mesi e senza stipendio Stefano Vianello, ex dirigente dell’Usl di Mirano responsabile delle liste d’attesa.
Ma c’è di più. «Con il codice di priorità indicato dal medico, 10.024 prime visite sarebbero state garantite fuori dai tempi imposti, relegando a un
12% il tasso di soddisfacimento delle liste d’attesa — ha spiegato Bortolan — .Dopo la riclassificazione la percentuale è salita al 90%, perché solo
1128 prestazioni erano fuori parametro. Lo stesso vale per gli accertamenti diagnostici: prima della modifica del codice, 15.300 sforavano i limiti, per un rispetto del tempo d’attesa limitato al 28% e salito al
92% dopo la riclassificazione e relativo posizionamento extra soglia soltanto di 1286 esami. Tutto ciò ci mette a rischio di inadempienza con il governo su due fronti: l’obbligo di un corretto flusso informativo e il rispetto dei tempi di attesa per il 90% di un set di prestazioni indicative. In gioco c’è un finanziamento integrativo rispetto al Fondo sanitario di
200 milioni di euro». «E’ la conferma che ho fatto la scelta giusta quando ho rifiutato alle opposizioni l’audizione di Dal Ben prima di conoscere l’esito delle indagini — commenta Fabrizio Boron, presidente della commissione regionale Sanità —. Bisogna che siano gli inquirenti a stabilire se vi siano o meno responsabilità a carico di qualcuno. A fronte di colpe evidenti e di condanne, spetterà al presidente Zaia assumere provvedimenti e lui è sempre molto attento sul fronte della sanità».