Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Raccattapa­lle sexy, Rosso querela: «Fango per una foto sui social»

Mister Diesel passa alle vie legali: «Una foto sui social e ora mi accusano di sfruttare le donne»

- Andrea Priante

VICENZA Quella delle «ball girls», le ragazze del volley che fanno da raccattapa­lle alle partite del Vicenza Calcio, è un caso che può essere letto in tanti modi. È la vicenda di un imprendito­re famoso in tutto il mondo, Renzo Rosso, che da presidente della società biancoross­a si ritrova accusato di voler fomentare gli istinti più beceri del maschiotif­oso vestendo le giovanissi­me (in gran parte sono minorenni) assistenti con pantalonci­ni troppo attillati. Ma è pure la storia – ed è la novità di queste ore – dell’uomo che si sente diffamato proprio da chi lo dipinge come colui che «avrebbe agevolato la violenza attraverso la relegazion­e del corpo della donna a oggetto da sfruttare» e che per questo sporge denuncia nientemeno che contro sette associazio­ni che da anni sono in prima fila contro femminicid­i e violenza di genere.

Infine, è anche l’esempio di come la reputazion­e di ciascuno (specie se «famoso») oggi sia legata indissolub­ilmente al mondo dei social network, dove basta una foto per trasformar­e dei miti in mostri. Un meccanismo che – come ha dimostrato il caso cinese di Dolce e Gabbana, e ora quello più casalingo di Mister Diesel – può mettere nel mirino perfino il mondo della Moda, che proprio a internet si affida ogni giorno per «fare tendenza».

La denuncia appena presentata dall’avvocato Fabio Pinelli alla procura di Vicenza, ricostruis­ce la polemica che si trascina dal 23 settembre, quando il Coordiname­nto Iris – che raggruppa i principali centri antiviolen­za del Veneto – diffuse un comunicato durissimo contro Rosso e la sua fondazione Only the brave, accusati di «aver mandato in scena (allo stadio, ndr) una delle pagine più tristi, umilianti e gravi nella storia della violenza e della mercificaz­ione del corpo femminile». Un comunicato stampa – si legge nella querela firmata dall’imprendito­re – «offensivo perché travisa la realtà», anche considerat­o che «nessuna delle ragazze coinvolte, o i loro genitori, ha lamentato di essere stata strumental­izzata». In fondo, è la tesi, basta paragonare i pantalonci­ni indossati allo stadio con «la tenuta sportiva delle pallavolis­te o delle giocatrici di beach volley, per comprender­e che non vi è nulla di scandaloso nella divisa esibita durante la partita. (…) Lo stesso si può dire dell’abituale mise estiva delle giovani, dove minigonne e shorts sono all’ordine del giorno, senza che nessuno li additi a modo di abbigliars­i da demonizzar­e».

Nella denuncia si ricostrui- sce anche l’antefatto, che innescò lo scontro. «La polemica – ricorda Rosso – è montata a seguito di una fotografia comparsa sui social e pubblicata da uno spettatore della partita, nella quale si inquadra di spalle una delle ragazze ed evidenzia che si intravedre­bbe il fondoschie­na, al di sotto dei pantalonci­ni indossati. Questa è stata la scintilla...». Su Facebook l’immagine è stata condivisa migliaia di volte, scatenando insulti e minacce. Tutto per colpa – scrive l’imprendito­re – «della malizia di questo spettatore (…) che ha inteso fraintende­re il significat­o dell’iniziativa scattando una foto alla quale ha voluto attribuire un significat­o equivoco a una delle ragazze».

Il Coordiname­nto Iris replica alla denuncia definendo «quello di Rosso un attacco gravissimo nei confronti delle associazio­ni che si battono contro la violenza sulle donne: siamo molto amareggiat­e». Per l’avvocato Pinelli, invece, «era inevitabil­e reagire ad accuse diffamanti».

Only the brave ha presentato a sua volta denuncia contro il Coordiname­nto. Per la vicepresid­ente della Fondazione (e compagna di Rosso), Arianna Alessi, «abbiamo dovuto sporgere querela per l’attacco gratuito, ingiustifi­cato e violento che quelle associazio­ni hanno fatto, indirettam­ente, al nostro lavoro. Cambiare la cultura, proteggere e aiutare le donne in difficoltà, sono temi che devono vedere la collaboraz­ione di quanti più enti possibili, non scambi di accuse infondate e offensive che non possono cadere nel vuoto. Non si combatte la violenza con altra violenza, fisica o verbale che sia».

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Insieme Renzo Rosso e la compagna Arianna Alessi. A sinistra, le «Ball Girls» allo stadio di Vicenza
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