Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Salvini sapeva» Le rivelazioni dell’ex tesoriere
Intanto il vicepremier annuncia: «Portiamo subito l’autonomia in Consiglio dei ministri»
VENEZIA L’ex tesoriere della Lega ai tempi di Maroni segretario, il vicentino Stefano Stefani (in foto) ricorda: «Spendevamo troppo, lo dicevo a Maroni e Salvini ma decidevano loro, io non contavo».
VENEZIA «Salvini?Da vicesegretario sapeva perfettamente come si stavano spendendo i milioni della Lega». Il vicentino Stefano Stefani, dopo l’addio al Carroccio lo scorso marzo al grido di «Io questa Lega non la voto», si era alla vigilia delle ultime politiche, rompe gli indugi. Ai microfoni di Tpi, The international post, dice la sua sul periodo in cui, succeduto a Belsito, era tesoriere della Lega, nel 2012. E lo fa nel bel mezzo dell’ultimo burrascoso capitolo dei procedimenti giudiziari contro la Lega. Proprio ieri Salvini ha depositato nella cancelleria della Corte d’Appello di Milano una querela nei confronti dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, imputato per appropriazione indebita con Umberto Bossi e il figlio Renzo per aver usato i fondi del partito per fini privati.
Ottant’anni, una vita da imprenditore orafo, tra i fondatori del partito, Stefani è stato uno dei duri e puri della Lega. Senatore, deputato, sottosegretario alle Attività produttive e poi all’Ambiente sempre con i governi Berlusconi. Ora però, dopo aver lasciato il partito che non lo rappresenta più rilascia un’intervista che farà poco piacere all’attuale segretario.
«Avevamo diversi soldi spiega Stefani - ma va detto che abbiamo speso una cifra non da poco per le elezioni di Maroni (il riferimento è alla campagna elettorale per la carica di governatore della Lombardia vinta da Maroni nel
2013 ndr) e lo stesso quando Salvini è entrato in Europa perché lì, onestamente, non si sapeva se saremmo arrivati al
4%». Alle domande sulle consulenze d’oro a professionisti esterni, Stefani non nega, anzi: «Eh sì, 800 mila euro all’avvocato Aiello in pochi mesi. Era un ottimo avvocato, un po’ caro per conto mio, con delle parcelle che non le dico. L’input arrivava da Maroni per le consulenze. Io l’ho detto sia a Maroni che a Salvini che stavamo spendendo troppo ma Salvini aspettava di fare il segretario. Nei verbali del consiglio federale non c’è alcuna voce contraria, chiaro? Quei soldi sono stati spesi scientemente e col consenso di tutti, consiglio federale, segretario (Maroni ndr) e vice segretario federale (Salvini)». Infine, Stefani chiude con una nota amara: «Io non contavo un c..., non avevo nessun potere decisionale».
Prototipo dell’imprenditore veneto, nel 1963 fonda la Stefano Stefani srl, ramo import/export di pietre preziose. Nel ‘78 il presidente Pertini lo nomina Cavaliere della Repubblica. E poi, negli anni ‘90, la folgorazione per la Lega di cui, dal 1995 al 2002 è anche presidente federale. C’è lui, poi, a gestire la nascita dei media padani, La Padania e Radio Padania Libera. Di lui si occuparono le cronache nel 2003 quando, in una lettera aperta su La Padania (all’epoca era sottosegretario) Stefani apostrofava i tedeschi «biondi stereotipati dall’orgoglio ipernazionalista» riferendosi all’allora europarlamentare socialista Martin Schulz che si era scontrato con Berlusconi a Strasburgo. L’incidente diplomatico fu fragoroso al punto da portare lo Stefani furioso alle dimissioni da sottosegretario. Altri riflettori puntati su di lui, poi, per alcune inchieste giudiziarie fra cui quella sul fallimento del villaggio turistico Skipper a Umago, della Credieuronord, e nel caso dei finanziamenti pubblici a Il Giornale d’Italia. Dalle accuse di bancarotta venne poi assolto.
Nel frattempo, Salvini, annuncia «Portiamo l’autonomia nel prossimo Consiglio dei ministri, come ci hanno chiesto migliaia di italiani con i referendum. Poi c’è la legittima difesa, che conto di portare in aula a gennaio e ancora la riforma della giustizia. L’anticorruzione sarà approvata entro Natale».