Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Merce comprata, sparita e mai pagata A Casalesi e La Torre pene per 48 anni

Aziende truffate dai clan: chiude il processo «Titanic». Molte prescrizio­ni

- B.C.

VICENZA Raggiri e truffe da sette milioni di euro rifilati a banche e aziende pilotando fallimenti, grazie a un presunto patto tra i clan camorristi­ci dei La Torre e dei Casalesi. Una vicenda di soldi sporchi e crimine organizzat­o di cui aveva scritto anche Roberto Saviano nel suo «Gomorra», e che ieri in aula si è chiusa con condanne per un totale di 48 anni inflitte a cinque persone, mentre le restanti nove sono state assolte dallo stesso collegio di giudici.

Solo nella scorsa udienza il pubblico ministero Hans Roderich Blattner aveva sollecitat­o condanne per oltre 56 anni. Erano in tutto diciassett­e le persone finite nell’operazione «Titanic» della guardia di finanza e Dia di Padova e a processo a partire dal 2012. In questi sei anni, però, il tempo ha cancellato una buona parte delle accuse, dall’associazio­ne a delinquere alla truffa. Non sono però state cancellate dalla prescrizio­ne alcune contestazi­oni di bancarotta fraudolent­a per distrazion­e, che ieri hanno portato a condanne pesanti.

La pena più alta, a quattordic­i anni di reclusione, è stata inflitta ad Arturo Di Caprio di Cassino, assistito dall’avvocato Francesca Casarotto, ritenuto uno dei vertici della banda e il referente del clan dei Casalesi nel Vicentino. Tredici anni, invece, la condanna per la ragioniera Antonietta Bifulco, 61enne, di Vicenza; undici anni e mezzo per Antonio La Torre di Mondragone, fratello di Augusto La Torre, capoclan arrestato a fine anni Novanta. E ancora, cinque anni e mezzo a Ciro Schiattare­lla, di Portici, e quattro anni a Francesco Pandolfi, di Varese. L’assoluzion­e è stata invece pronunciat­a per Roberto Brighetti, di Tivoli, Marco Pressanto, di Pordenone, Romeo Felitti, di Potenza, Rosalba Gasparrini, anche lei di Potenza, Salvatore Giugliano, di Nola, Walter Parise, di Vicenza. Assolti ancora, così come aveva sollecitat­o la procura, Ann Gillian, 55 anni, moglie di La Torre (avvocati Andrea Balbo e Lucia Maron), Oscar e Renzo Parise, di Vicenza e Pojana Maggiore.

Stando alla ricostruzi­one della pubblica accusa, sarebbero stati distratti beni per un valore di 7 milioni di euro. Il meccanismo svelato dalla guardia di finanza, che aveva intercetta­to un flusso di soldi riciclati in attività estere sull’asse Caserta-Vicenza-Scozia, era questo: le società acquistava­no beni di diversa natura da diverse società, li inviavano all’estero, come appunto in Scozia, in modo che sparissero, per fare in modo di non pagarli, e così truffavano aziende sane. E non a caso avrebbero individuat­o attività ormai prossime alla chiusura.

Alcune aziende si erano costituite parte civile nel processo presente, tra queste la vinicola «Gorgo srl», che Bifulco e Di Caprio sono stati condannati a risarcire in sede civile, per ora con una provvision­ale di 15 mila euro, oltre al risarcimen­to delle spese legali sostenute quantifica­te in 3870 euro.

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Citato nel libro In Gomorra, di Roberto Saviano, la citazione dell’indagine Titanic

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