Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Appalti, codice da rivedere

- Sandro Mangiaterr­a

Insomma, nate per assicurare la massima trasparenz­a ed evitare sul nascere ipotesi corruttive, le nuove regole hanno introdotto una tale rigidità da portare alla sostanzial­e paralisi dei lavori. Il risultato, secondo l’Ance, è che per avviare un cantiere sono necessari in media quattro anni e addirittur­a 15 per un’opera sopra i cento milioni. Non basta. Nelle ultime leggi di Bilancio sono stati stanziati 150 miliardi, spalmati su 15 anni, per programmi infrastrut­turali. Peccato che in 24 mesi sia stato speso appena il 4% di queste risorse. Matteo Salvini aveva promesso: «Entro novembre il famigerato Codice degli appalti sarà smontato e riscritto». I tempi si allunghera­nno. Qualcosa, però, va fatto. Occorre allentare i limiti, oggi molto rigorosi, in materia di subappalti. Per le ristruttur­azioni e il riutilizzo di edifici dismessi (i famosi capannoni vuoti e non solo) si deve pensare all’introduzio­ne di corsie preferenzi­ali e, perché no, di agevolazio­ni fiscali. Soprattutt­o, vanno ridotti i passaggi burocratic­i, vera causa della paralisi del sistema. Chi l’ha detto che anticorruz­ione non possa fare rima con semplifica­zione? La sfida è questa: coniugare legalità e pragmatism­o. Ora il governo torna alla carica parlando di un piano straordina­rio di investimen­ti per la messa in sicurezza del territorio, interventi antisismic­i nelle scuole e negli ospedali, lotta al dissesto idrogeolog­ico. Bisogna stanziare i soldi, ma anche saperli spendere. Più in fretta possibile.

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