Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Appalti, codice da rivedere
Insomma, nate per assicurare la massima trasparenza ed evitare sul nascere ipotesi corruttive, le nuove regole hanno introdotto una tale rigidità da portare alla sostanziale paralisi dei lavori. Il risultato, secondo l’Ance, è che per avviare un cantiere sono necessari in media quattro anni e addirittura 15 per un’opera sopra i cento milioni. Non basta. Nelle ultime leggi di Bilancio sono stati stanziati 150 miliardi, spalmati su 15 anni, per programmi infrastrutturali. Peccato che in 24 mesi sia stato speso appena il 4% di queste risorse. Matteo Salvini aveva promesso: «Entro novembre il famigerato Codice degli appalti sarà smontato e riscritto». I tempi si allungheranno. Qualcosa, però, va fatto. Occorre allentare i limiti, oggi molto rigorosi, in materia di subappalti. Per le ristrutturazioni e il riutilizzo di edifici dismessi (i famosi capannoni vuoti e non solo) si deve pensare all’introduzione di corsie preferenziali e, perché no, di agevolazioni fiscali. Soprattutto, vanno ridotti i passaggi burocratici, vera causa della paralisi del sistema. Chi l’ha detto che anticorruzione non possa fare rima con semplificazione? La sfida è questa: coniugare legalità e pragmatismo. Ora il governo torna alla carica parlando di un piano straordinario di investimenti per la messa in sicurezza del territorio, interventi antisismici nelle scuole e negli ospedali, lotta al dissesto idrogeologico. Bisogna stanziare i soldi, ma anche saperli spendere. Più in fretta possibile.