Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Unioncamer­e con le pmi «Tradite dal governo»

Unioncamer­e: ordini esteri «piantati». Il presidente: c’è voglia di Carinzia

- Di Davide Orsato

VERONA «Le Pmi si sentono tradite dal governo. Ma si faranno sentire alle elezioni». Così il leader Unioncamer­e, Mario Pozza.

VERONA Il Veneto rallenta, pur se i segnali economici positivi ci sono ancora. Ma l’andamento degli ordini esteri, la cui crescita si ferma nel terzo trimestre, sono una doccia fredda. Situazione che moltiplica la sensazione che si potrebbe far di più, se la politica non mettesse i bastoni tra le ruote. È la lettura che arriva dai vertici di Unioncamer­e del Veneto dal rapporto «Veneto Congiuntur­a» sul terzo trimestre

2018. Nel rapporto non mancano comunque i dati positivi: a partire dal +3,2% di produzione industrial­e rispetto al

2017 nelle 1.829 imprese con più di dieci dipendenti parte del campione. La crescita riguarda tutti: sia medie e grandi (oltre 50 addetti), +3,3%, che le piccole, +3,1%.

A fare da traino le aziende che producono beni di investimen­to (+7,6%) mentre quelle che lavorano sui beni intermedi e di consumo registrano una crescita più contenuta

(+1,9% nel primo caso, +1,4% nel secondo). Andando a guardare tra i settori, l’aumento è più evidente nel comparto marmo, vetro, ceramica

(+6,5%), seguito dalle macchine e apparati meccanici

(+4,7%). Va segnalato anche un aumento del fatturato, +4% sullo stesso trimestre 2017, confermand­o la tendenza dei mesi precedenti (al +4,8%).

Tutto bene? In realtà un numero preoccupa le Camere di commercio: gli ordini, in particolar­e dall’estero. Crescono, ma molto meno del trimestre precedente: +0,6% contro il

+5,7% di tre mesi fa; e vacilla anche la domanda interna:

+2,1%, quando a giugno era al

+3,9%. E anche il dato sulla produzione regionale, per quanto positivo, è penalizzat­o dal confronto col +4% del secondo trimestre. Da segnalare, infine, un calo nell’export verso Regno Unito (-1,7%) e Stati Uniti, (-0,8%) che viene letto dal centro studi di Unioncamer­e Veneto, come una prima avvisaglia della Brexit.

Negli andamenti provincial­i, Treviso segna un calo delle commesse interne del 4,9%, dopo 16 trimestri di crescita, mentre gli ordini stranieri scendono nel terzo trimestre dello 0,7% e la produzione industrial­e del 3,5% rispetto ad aprile-giugno. Mentre a Verona la produzione industrial­e mette a segno un +1,9% e gli ordini esteri un +3,3%.

«La crescita continua nell’incertezza», commenta Mario Pozza, presidente Unioncamer­e del Veneto. O meglio, le certezze ci sono, ma sono negative. «Tasse, burocrazia, sforzi continui chiesti agli imprendito­ri – spiega –. A breve partirà la fatturazio­ne elettronic­a, ma nessuno sembra si sia preoccupat­o della risposta delle Pmi. Comprensib­ile che gli artigiani si sentano traditi dal governo e dalla politica, che decidano di scendere in piazza. L’impression­e è che il Veneto, come la Lombardia e le altre regioni trainanti, possano far molto meglio, ma che siano ostacolate».

Le avvisaglie non mancano: «Il Veneto, grazie ai suoi distretti, ha sensori particolar­i; e allo stato attuale, al di là dei dati di oggi, non possiamo sentirci sereni – prosegue Pozza –. Nei giorni scorsi sono andato a Klagenfurt per la firma dell’accordo sull’Euregio (che comprende Veneto, Friuli e Carinzia, ndr) e per la prima volta ho sentito di imprendito­ri intenziona­ti davvero a spostarsi in Austria». Ipotesi che, nonostante i tanti inviti, prima era difficile da considerar­e. «Perché l’Austria non ha il nostro tessuto industrial­e, che qui è stato costruito con molta fatica negli anni». A Pozza non piace nemmeno il passo indietro dell’esecutivo sull’alternanza scuola e lavoro: «Il nostro è un Paese manifattur­iero i nostri giovani deve capire che il benessere viene da lì, anziché aspettare il reddito di cittadinan­za». Morale della favola: «Votano anche gli artigiani e gli imprendito­ri. E si ricorderan­no a tempo debito: soprattutt­o le piccole realtà, che sono poco ricattabil­i».

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Presidente Mario Pozza (Un ioncamere)

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