Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Unioncamere con le pmi «Tradite dal governo»
Unioncamere: ordini esteri «piantati». Il presidente: c’è voglia di Carinzia
VERONA «Le Pmi si sentono tradite dal governo. Ma si faranno sentire alle elezioni». Così il leader Unioncamere, Mario Pozza.
VERONA Il Veneto rallenta, pur se i segnali economici positivi ci sono ancora. Ma l’andamento degli ordini esteri, la cui crescita si ferma nel terzo trimestre, sono una doccia fredda. Situazione che moltiplica la sensazione che si potrebbe far di più, se la politica non mettesse i bastoni tra le ruote. È la lettura che arriva dai vertici di Unioncamere del Veneto dal rapporto «Veneto Congiuntura» sul terzo trimestre
2018. Nel rapporto non mancano comunque i dati positivi: a partire dal +3,2% di produzione industriale rispetto al
2017 nelle 1.829 imprese con più di dieci dipendenti parte del campione. La crescita riguarda tutti: sia medie e grandi (oltre 50 addetti), +3,3%, che le piccole, +3,1%.
A fare da traino le aziende che producono beni di investimento (+7,6%) mentre quelle che lavorano sui beni intermedi e di consumo registrano una crescita più contenuta
(+1,9% nel primo caso, +1,4% nel secondo). Andando a guardare tra i settori, l’aumento è più evidente nel comparto marmo, vetro, ceramica
(+6,5%), seguito dalle macchine e apparati meccanici
(+4,7%). Va segnalato anche un aumento del fatturato, +4% sullo stesso trimestre 2017, confermando la tendenza dei mesi precedenti (al +4,8%).
Tutto bene? In realtà un numero preoccupa le Camere di commercio: gli ordini, in particolare dall’estero. Crescono, ma molto meno del trimestre precedente: +0,6% contro il
+5,7% di tre mesi fa; e vacilla anche la domanda interna:
+2,1%, quando a giugno era al
+3,9%. E anche il dato sulla produzione regionale, per quanto positivo, è penalizzato dal confronto col +4% del secondo trimestre. Da segnalare, infine, un calo nell’export verso Regno Unito (-1,7%) e Stati Uniti, (-0,8%) che viene letto dal centro studi di Unioncamere Veneto, come una prima avvisaglia della Brexit.
Negli andamenti provinciali, Treviso segna un calo delle commesse interne del 4,9%, dopo 16 trimestri di crescita, mentre gli ordini stranieri scendono nel terzo trimestre dello 0,7% e la produzione industriale del 3,5% rispetto ad aprile-giugno. Mentre a Verona la produzione industriale mette a segno un +1,9% e gli ordini esteri un +3,3%.
«La crescita continua nell’incertezza», commenta Mario Pozza, presidente Unioncamere del Veneto. O meglio, le certezze ci sono, ma sono negative. «Tasse, burocrazia, sforzi continui chiesti agli imprenditori – spiega –. A breve partirà la fatturazione elettronica, ma nessuno sembra si sia preoccupato della risposta delle Pmi. Comprensibile che gli artigiani si sentano traditi dal governo e dalla politica, che decidano di scendere in piazza. L’impressione è che il Veneto, come la Lombardia e le altre regioni trainanti, possano far molto meglio, ma che siano ostacolate».
Le avvisaglie non mancano: «Il Veneto, grazie ai suoi distretti, ha sensori particolari; e allo stato attuale, al di là dei dati di oggi, non possiamo sentirci sereni – prosegue Pozza –. Nei giorni scorsi sono andato a Klagenfurt per la firma dell’accordo sull’Euregio (che comprende Veneto, Friuli e Carinzia, ndr) e per la prima volta ho sentito di imprenditori intenzionati davvero a spostarsi in Austria». Ipotesi che, nonostante i tanti inviti, prima era difficile da considerare. «Perché l’Austria non ha il nostro tessuto industriale, che qui è stato costruito con molta fatica negli anni». A Pozza non piace nemmeno il passo indietro dell’esecutivo sull’alternanza scuola e lavoro: «Il nostro è un Paese manifatturiero i nostri giovani deve capire che il benessere viene da lì, anziché aspettare il reddito di cittadinanza». Morale della favola: «Votano anche gli artigiani e gli imprenditori. E si ricorderanno a tempo debito: soprattutto le piccole realtà, che sono poco ricattabili».