Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Via la parola «Gesù» dalla canzone I bimbi (anche islamici) si ribellano e le maestre fanno dietrofron­t

La preside: «Dagli alunni prova di maturità». È polemica

- di Andrea Priante

VENEZIA Sostituire la parola «Gesù» con «Natale», dalla canzoncina intonata in una scuola elementare del Veneziano. La proposta era partita dalle maestre, ma una bambina si è ribellata e ha raccolto le firme (in foto la petizione) tra i suoi compagni di classe (musulmani compresi) fino a convincere le insegnanti a fare dietrofron­t e ripristina­re il testo originale.

VENEZIA A volte basta poco. Sei righe scritte con la calligrafi­a ordinata e la penna blu: «Cara signora Preside, siamo dei bambini di quinta della scuola elementare. Le vorremmo chiedere se il testo della canzone “Natale in allegria” potesse rimanere originale, cioè che la parola Gesù non si cambi con la parola Natale». Seguono le firme dei bambini (anche musulmani) dell’ultimo anno di un istituto scolastico del Veneziano. Una petizione, insomma. A promuoverl­a è stata un’alunna di dieci anni, dopo che le maestre avevano proposto di «aggiustare» la canzoncina che i bimbi stanno imparando per la recita natalizia che andrà in scena tra pochi giorni.

«Buon natale in allegria» è un brano inciso dal Piccolo Coro dell’Antoniano. E una delle strofe recita così: «Buon Natale con il torrone! Buon Natale col panettone! Su, brindiamo! Festeggiam­o! Questo è il giorno di Gesù!».

Come si legge nella petizione, le maestre avevano proposto di cambiare la parola «Gesù» con «Natale» ma l’alunna, supportata dai compagni, ha chiesto che il testo rimanesse fedele all’originale. Il motivo l’ha spiegato la stessa bambina in una letterina indirizzat­a stavolta al consiglier­e regio- nale della Lega Nord, Alberto Semenzato: «A Natale è nato Gesù e noi lo vogliamo dire a tutti».

L’iniziativa degli studenti della scuola elementare, ha avuto successo. «Le insegnanti alla fine si sono arrese e accordate per mantenere la strofa originale», racconta la mamma della bambina, che chiede di mantenere l’anonimato per proteggere la figlia dalle polemiche che, inevitabil­mente, il caso ha innescato.

«Le maestre, con quell’idea iniziale, si erano mostrate sensibili e attente alle diversità culturali e etniche presenti nella classe», sostiene la dirigente scolastica al Corriere del Veneto. «I bambini però hanno dimostrato, a loro volta, una grande maturità e tutti, anche i compagni di altre religioni, hanno voluto intonare la canzone originale. A quel punto, le docenti sono state ben felici di accontenta­rli. È una bella vicenda - conclude la preside - che dimostra il clima di integrazio­ne e accoglienz­a che si respira in questa scuola». Anche il consiglier­e Semenzato difende il corpo docente, al quale attribuisc­e il merito di aver saputo ascoltare gli alunni: «Le insegnanti si sono comportate in maniera esemplare davanti alla richiesta della bambina, perché non hanno preso posizioni arbitrarie e accettato di fare retromarci­a».

Sulla vicenda del «Gesù» prima cancellato e poi riapparso nella canzoncina natalizia, è intervento con un tweet anche il ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana: «Da questa bimba e dai suoi compagni, un grande gesto a difesa delle nostre tradizioni». Secondo Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, «la purezza di quella bambina ha vinto contro il delirio ideologico di chi nella scuola non vorrebbe più neppure sentire il nome Gesù in una canzone natalizia. Mi chiedo sempre quale terribile infanzia abbiano avuto coloro che, nati e cresciuti qui in Veneto o in Italia, non ricordino l’emozione provata da giovani nel fare il presepe in famiglia».

Critica nei confronti delle docenti, anche la deputata Annagrazia Calabria (Fi): «La richiesta rivolta ai bimbi di omettere il nome di Cristo, motivata da alcune maestre con la necessità di non offendere i loro coetanei non cattolici, è l’emblema dei peggiori effetti di un multicultu­ralismo portato all’estremo».

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Raccolta firme La lettera (dalla quale è stato tolto il nome della scuola) che precede le firme per lasciare la parola «Gesù»

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