Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le mamme: sì al presepe
Mestre, critiche alla «resistenza» della dirigente di fronte all’insistenza dei politici
MESTRE C’è chi lo pagherebbe di tasca propria, chi lo porterebbe da casa, chi pur di vederlo lì sciopererebbe.
In attesa dei figli ai cancelli, mamme, papà e nonni quel presepe lo bramano. Lo vogliono lì, di fronte a loro, nell’atrio della scuola elementare «Fucini». E quell’assenza resa viva dalle vetrate d’ingresso scalda gli animi. Tutto perché in questi giorni la preside del comprensivo di Favaro, quartiere della terraferma veneziana, ha declinato l’insistenza di Michael Alterno, consigliere di municipalità che quel presepe a scuola lo vuole a ogni costo. «Nessun diniego, ma la politica resti fuori dalla scuola» ha detto ieri la dirigente Elisabetta Pustetto. Ed è proprio sul come quella Natività debba entrarci, in quell’atrio, che mamme e papà si confrontano all’uscita dei piccoli. «Per me il presepe va benissimo - concorda il musulmano Salim Hamrouni mentre afferra le mani di due bimbi ma la preside ha ragione: l’educazione dei bimbi non deve essere inquinata dalla politica. È una scelta che spetta ai docenti». Dissente Madalina Lungocci: «Se non vuole ascoltare la politica, che la dirigente ascolti noi genitori».
In Veneto sono state più di 500 le domande di altri dirigenti scolastici per il contributo ai presepi offerto dalla Regione: cinquantamila gli euro stanziati, 250 a scuola. Ma il presepe non basta, lamenta la diciannovenne Giada Augusta mentre aspetta il fratellino di otto anni alla primaria di Favaro, «a scuola vogliamo anche l’albero, il crocifisso. Gli stranieri accolti qui devono adattarsi alla nostra cultura».
«Io parlerei di inclusione, più che di adattamento: mettiamo il presepe e anche i simboli di altre religioni» riflette Giovanna Boscarino con bimba a seguito.
«Ma il presepe viene prima di tutto» si volta in coro un trio di mamme, «anche perché il significato del presepe abbraccia tutte le religioni» motiva Elena Corà. «La preside in questo dovrebbe prendere una posizione chiara» lamenta Loris Anzolin. «Ma la politica ad imporsi su queste cose non dà una bella immagine - si aggiunge mamma Sara Bovo -, ci rimettono i bambini. Però spero ancora in questo presepe». «Anche io, ma questa è tutta propaganda» le fa eco papà Andrea De Marchi.
Una sola la voce fuori dal coro: «Niente presepe, niente litigi». È il pragmatismo di mamma Dezmila Mersimosca, macedone: «Ma ogni bambino indossi e porti a scuola i segni religiosi che vuole».
Sul fronte politico, i consigliere di Centro Destra Veneto - Autonomia e Libertà auspicano «che l’iniziativa sia riproposta» e si impegnano «per aumentare i fondi a bilancio al fine di poter soddisfare un numero ancora maggiore di istituti e soprattutto sempre più studenti e insegnanti».