Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Autonomia, Di Maio prende tempo «La materia è molto complessa»
La rassicurazione del vicepremier: «Lo spread scende, pronto un piano straordinario per l’export»
VERONA L’autonomia si farà, ma quando non si sa. Quanto alle perplessità sulla manovra (eufemismo: il «partito del Pil», com’è stato ribattezzato, si prepara a scendere in piazza), gli imprenditori devono fidarsi del governo perché se gli indicatori vanno male, «è per colpa di chi c’era prima, delle manovre recessive targate Pd e Gentiloni».
Il vicepremier Luigi Di Maio arriva alla Fiera di Verona per Job & Orienta ed un breve confronto dal titolo «Crescere in digitale» con il manager di Google Italia Fabio Vaccarano ed il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli. Ci arriva a fatica, sul palco, perché il bagno di folla, tra gli spintoni della sicurezza, è davvero impressionante: i ragazzi che si aggirano tra gli stand lo riconoscono al volo, tutti vogliono un selfie (professori compresi) e il leader del Movimento Cinque Stelle non si sottrae, aggiungendo al click tanti complimenti per questa o quella iniziativa. Anche quando approda al padiglione della Regione Veneto, dove a fare gli onori di casa c’è l’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, sono tutti sorrisi e abbracci, nonostante a Palazzo Ferro Fini i pentastellati siano fieramente all’opposizione: «Ti puoi far dare le mie referenze da Jacopo Berti...» sorride Donazzan guardando l’ex capogruppo M5S alle spalle di Di Maio. «Se sono qui è perché me le ha già date» replica sornione il vicepremier, «salutami caramente il presidente».
Va bene, i saluti sono sempre
” Tecnologia Noi vogliamo investire molto sulla formazione
graditi, ma Zaia - si può starne certi - preferirebbe di gran lunga la firma sull’intesa per l’autonomia, su cui invece Di Maio, come gli altri ministri Cinque Stelle, prende ancora tempo: «Ci stiamo lavorando - spiega - è piena intenzione di tutto il governo rispettare il referendum. Si tratta solo di mettere insieme i vari aspetti dei singoli ministeri, così da favorire realmente il processo autonomista. Problemi? No, non c’è alcun problema. È solo una materia molto complessa». Termini, saggiamente, non ne dà: «Stiamo facendo prima possibile, auspichiamo di chiudere entro l’inverno (ma il suo omologo vicepremier, il leader leghista Matteo Salvini, aveva parlato di chiusura entro l’autunno, ndr)».
Di Maio, durante l’incontro con Vaccarano di Google («È più potente di me» scherza ma non troppo), si concentra molto sulla morte dei mestieri tradizionali e sulle professioni del futuro, spiegando ai ragazzi che sono «un po’ sfortunati e un po’ fortunati» perché «magari hanno studiato cose che non servono più, ma possono vivere da protagonisti la rivoluzione digitale, creando dal nulla professioni che neppure immaginiamo», promette soldi freschi per il ricambio dei macchinari negli istituti tecnici («L’imprenditore deve poter assumere ragazzi già formati, non può doversene occupare lui»), annuncia che è pronto un fondo statale di venture capital da un miliardo di euro per l’innovazione, svaria dall’intelligenza artificiale ai big data, dalla realtà virtuale alla meccatronica. «Non esiste la tecnologia buona e la tecnologia cattiva, esiste quella che ti migliora la vita. Per questo vogliamo investire sulla formazione, che non deve puntare solo a trovare un posto lavoro, ma aiutare a diventare imprenditore, così da creare valore e altri posti lavoro».
Proprio gli imprenditori, però, chiedono nuove infrastrutture, e qui Di Maio glissa («Come le autostrade negli anni Sessanta, oggi lo sviluppo passa per la banda larga, si devono trasferire le idee, non i materiali»), ma soprattutto rassicurazioni sulla direzione che sta prendendo il Paese con la manovra varata dal governo legastellato. «Lo spread sta scendendo - risponde il vicepremier - e allo stesso tempo il dato di oggi ci conferma che con le manovre che non immettono soldi freschi nell’economia il Pil si ferma. Se il Pil si sta fermando è perché l’ultima manovra del governo Gentiloni metteva poche centinaia di milioni di euro nell’economia italiana; noi ci stiamo mettendo 37 miliardi. Questo significa aumentare la domanda interna». Anche sull’export, promette Di Maio, l’esecutivo si prepara al rilancio: «La guerra dei dazi in atto sta facendo molti danni per questo entro fine anno vogliamo approvare un piano straordinario per le esportazioni che consentirà alle piccole e medie imprese di trovare nuove opportunità nei mercati emergenti, dove io stesso sto prendendo contatti, come la Cina e l’India».
Tutto bene, insomma, sia con l’alleato leghista («Il governo gode di ottima salute») che con gli industriali: «Abbiamo litigato? Ma quando mai? Non ne ho notizia, con gli imprenditori non abbiamo litigato mai».
Fondi Pronto un fondo di venture capital da 1 miliardo per l’innovazione