Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ville Venete, più di cento a rischio crollo
L’Istituto Regionale festeggia i 60 anni L’assessore: «Non solo turismo. Creeremo un Osservatorio e lo Sportello unico»
L'Istituto regionale delle Ville venete ha festeggiato ieri i suoi primi 60 anni di vita. Tra le novità: un Osservatorio e lo Sportello unico. Ma i numeri preoccupano: su 3800 ville il 3% è in stato disastroso
Cinque ore prima della festa/convegno a villa Contarini di Piazzola sul Brenta «Sessant’anni di attività per il futuro delle ville venete», il commissario straordinario dell’Istituto regionale ville venete Vincenzo Fabris percorre strada Battaglia, a sud di Padova. Vede villa Emo, perfetta, ma poco più avanti butta l’occhio su un corpo allungato di mattoni sgretolati, le falde dei tetti aperte da squarci, una bellissima desolazione. «Eh, c’è ancora tanto da fare», sospira pensando che il 31 dicembre scade il suo incarico, gratuito, che dura da due anni in attesa di un presidente «politico». Magari glielo prorogano, non sono pochi a pensare che l’Istituto funziona meglio con i commissari. L’Irvv è un osservatorio speciale, uno strumento che appunto ha 60 anni e va rinnovato. Di questo ieri si è parlato in quella sala delle conchiglie, così eclettica che non ci si abitua mai. A fare gli onori di casa il direttore dell’IRVV, Franco Sensini. Il concetto è quello che si ripete da anni: le ville venete sono un patrimonio, espressione profonda di una cultura, nobili e contadini insieme, architettura e paesaggio insieme, economia e visione del mondo. Sono uniche sul pianeta Terra e ce lo riconoscono tutti. Dice l’architetto Fabris: «È un brand a livello mondiale».
Come sta questo brand? Le ville venete sono 3803, se si aggiungono le friulane ma «veneziane» si arriva ad oltre 4200; senza contare quelle nei territori oggi lombardi della Serenissima, quelle dell’Istria e della Dalmazia quasi sconosciute. La villa è un marchio identitario che oltrepassa i nostri confini. Per cui, se il 17 aprile di quest’anno crolla la parte centrale di villa Antonini Brunner a Codroipo, è come se si sfaldasse un pezzetto di Veneto. Si calcola che il 15-20 per cento delle ville sia in condizioni non ottimali, diciamo pure critiche: a spanne 800 edifici che devono essere aiutati a non sparire. Il 3%, cioè più di cento, sono a rischio crollo. I secoli, le guerre, l’incuria ne hanno fatti già sparire un bel po’, oggi si tratta di tenere ben vivo questo «brand». Le 24 ville autografe del Palladio, entrate per prime nel Patrimonio Unesco, se la cavano per la firma illustre e la fama, e probabilmente per questo tre sono state salvate tirandole fuori per i capelli dal degrado: la barchessa di villa Trissino a Meledo, villa Zeno a Cessalto di Piave e il villino Cerato a Montecchio Precalcino, resuscitato dopo 30 anni di polemico e burocratico abbandono dall’imprenditore Ivo Boscardin. Per il villino i progetti sono pronti, intanto è stato riaperto, e Boscardin dice: «Non sarà né un ristorante né un hotel». Non è facile infatti non solo mantenere ma anche dare un senso attuale a questi «monumenti straordinariamente anacronistici». Sono un vessillo, ma quale vento può farlo sventolare? Il termine «brand» evoca uno scenario economico difficile da interpretare. Basti un dato: un qualsiasi intervento di restauro, filologicamente corretto, ha costi nell’ordine delle decine, più spesso centinaia di migliaia di euro, e non c’è B&B o ristorante che li faccia velocemente recuperare. Biglietti d’ingresso, convegni, matrimoni e feste sono palliativi, se non bazzecole. Per questo l’Istituto regionale, che eroga denaro per mutui (da restituire) e contributi a fondo perduto, ha un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle ville. Che appartengono per l’85 per cento a privati e per il 15 per cento ad enti pubblici. Chiedere per esempio alla Regione, proprietaria di villa Contarini, quanto le costa la gestione...
L’Irvv, che in 60 anni ha erogato l’equivalente di 350 milioni per circa 1900 interventi, va adeguato ai tempi, soprattutto alle mutate condizioni economiche. L’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari ha annunciato che si metterà mano alla legge istitutiva del 1979, per assegnare all’Irvv il ruolo di «facilitatore» delle politiche regionali. Domanda: aumenterà la dotazione economica? Intanto si cercherà di semplificare le procedure per l’accesso ai finanziamenti e nel dialogo con la Soprintendenza. Quanto poi agli stanziamenti, suscita qualche interrogativo «l’esigenza di una disciplina dell’Istituto conforme al principio di razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica».
Di sicuro c’è bisogno di uno strumento rinnovato, e questo anche in accordo con le associazioni (sono più d’una) dei proprietari di ville sottoposte a vincolo monumentale. Altre idee della Regione: far nascere un Osservatorio delle Ville Venete con compiti di coordinamento tra tutti coloro che se ne occupano, e lo Sportello unico in grado di fornire ogni informazione utile. Il concetto base quindi è il coordinamento dei soggetti. Il futuro non è soltanto nelle mani del turismo, ma di un concetto culturale più ampio. E ben continui quindi il Festival delle Ville Venete che quest’anno, regalo di compleanno per l’Irvv, ha messo in campo più di 80 eventi, aprendo gli edifici storici a fiumi di persone. La Regione deve riuscire anche a mettersi d’accordo con se stessa. Dove vanno a finire i bei propositi se la tanto desiderata Pedemontana minaccia due ville, la quattrocentesca villa Agostini a Giavera del Montello e villa Fanna del ‘700 a Villorba? Progettisti e tribunali amministrativi hanno bellamente ignorato i vincoli della Direzione dei beni culturali, ma nella sala delle conchiglie, giustamente, si spandevano i discorsi alati sul progetto di piano paesaggistico e su questi edifici, i primi ad essere un unicum con il paesaggio.
” Corazzari «Nuove norme per facilitare l’accesso ai finanziamenti»