Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Da Galan (e il record del 2001) all’addio di Donazzan Così è sparita Forza Italia

Dopo 23 anni il partito che dominò il Veneto non è più in giunta regionale

- Ma. Bo.

VENEZIA Com’è sbiadita quella foto di gruppo: Galan, Bazzoni, Bolla, Campa, Fontana, Gava, Prà. Il «Sarti, Burgnich, Facchetti...» di Forza Italia ha la data del 1995, l’anno della ruggente «discesa in campo» in Veneto, quando i berlusconi­ani, guidati dal presidente, dominavano la giunta regionale al fianco di pochi cattolici ed altrettant­i ex missini. Di sette che erano (su tredici), 23 anni dopo ne sono rimasti zero. Con l’addio di Elena Donazzan al partito - l’assessore all’Istruzione e al Lavoro non ha rinnovato la tessera e ha riattivato la sua associazio­ne, Amo il Veneto - Forza Italia si trova infatti per la prima volta dalla fine della Prima Repubblica fuori dalla sala comandi di Palazzo Balbi.

Si dirà: 23 anni sono un’era geologica e Forza Italia contava già poco di suo, un assessore in più o in meno... È vero, com’è vero che in Regione conta fin lì pure la Lega, perché l’unico partito sulla tolda è Luca Zaia, 76% agli ultimi sondaggi, si vedrà alle prossime elezioni. Ma fa comunque effetto vedere una forza che al suo culmine (Politiche 2001) veleggiava al 33,5% ridotta al lumicino del 10% (alle ultime Politiche; 6% alle Regionali), che ha retto le sorti della sanità, delle infrastrut­ture, del turismo e dell’economia, tratteggia­ndo nel bene e nel male il profilo del Veneto per come lo conosciamo, mortificat­a dagli «amici» della Lega.

Davide Bendinelli, deputato nominato da poco coordinato­re del partito dopo il lungo commissari­amento condotto dal bresciano Adriano Paroli, prova a fare al meglio ciò che deve, i suoi - reduci ieri da un vertice regionale - lo descrivono come «l’unico con un po’ di entusiasmo in un mare di sconforto totale». Certo raccoglie una situazione compromess­a: la stella di Silvio Berlusconi, che tutti illuminava con la sua luce, è oramai fioca; la struttura-partito non è mai esistita sicché si può immaginare come stia messa ora (perfino la sede mette malinconia, sul retro di una sala-slot e videopoker, in una porticina anonima senza simboli perché «temiamo i vandali»); sui social il confronto con le corazzate della Lega e del Movimento Cinque Stelle è perso in partenza; la squadra è sfilacciat­a, alla ognun per sé, dio per tutti e Salvini (o Renzi) un domani per molti. Dopo le condanne di Giancarlo Galan e Renato Chisso nello scandalo Mose, il pasticcio di Padova con la caduta di Massimo Bitonci è stato fatale per la credibilit­à a livello locale, che va ricostruit­a, faticosame­nte, coinvolgen­do gli amministra­tori un tempo trattati con sufficienz­a e fastidio. Insomma, siamo all’anno zero.

«Presto vedrò Zaia e rivendiche­rò il posto da assessore di Donazzan che spetta a Forza Italia. Lei è lì per un accordo tra i partiti non per fatto personale» ha avvisato con uno scatto d’orgoglio Bendinelli. Ma sa anche lui che Zaia gli risponderà picche: «Non voglio casini» è solito ripetere il presidente e con Donazzan c’è un rapporto solido, costruito negli anni. Meglio concentrar­si sul consiglio, dove va risolta la grana del gruppo: lo speaker Massimilia­no Barison è già partito per Fratelli d’Italia, Donazzan se n’è andata insieme a Massimo Giorgetti e gli ultimi rimasti, l’ex alfaniano Marino Zorzato e l’ex leghista Maurizio Conte, hanno ciascuno il proprio gruppo unipersona­le.

Triste, solitario y final ma ieri il partito ha diramato comunque un avviso: attenzione, il termine per le adesioni è rinviato dal 30 novembre al 10 gennaio. Sai mai che qualcuno volesse regalare a Natale una tessera di Forza Italia...

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Dall’alto: Giancarlo Galan, eletto presidente del Veneto, posa a Palazzo Balbi nel 1995; Silvio Berlusconi incontra i vertici delle imprese: è l’anno del boom il 2001 Elena Donazzan, ultimo assessore di Forza Italia, con Luca Zaia

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