Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

BpVi, il processo rischia il trasloco a Mestre

Udienze troppo affollate, spazi carenti: si valuta l’aula bunker. Rizzo: «Non accadrà se il Ministero ci aiuta»

- Benedetta Centin

VICENZA Avvocati costretti a correre da un’aula all’altra con il microfono in mano per parlare con i giudici o anche solo per depositare un atto, un’acustica che lascia a desiderare e un numero limitato di persone (750) a cui consentire la presenza, pena un rinvio. L’udienza di sabato scorso che ha aperto il maxi processo per il crac della Banca Popolare di Vicenza, per quanto impeccabil­e dal punto di vista organizzat­ivo, ha messo in luce una serie di problemati­che che evidenzian­o come il palazzo di giustizia cittadino non sia la sede ideale per un simile, mastodonti­co, procedimen­to. Straordina­rio per più aspetti, dalle misure di sicurezza adottate al numero di parti civili (ottomila circa comprese le nuove richieste di costituzio­ne, ma le stime non sono ancora esatte) comprese le presenze da aspettarsi in aula, tra avvocati, 3-400 circa, e risparmiat­ori.

Ed è anche per questo che si guarda a una sede diversa da quella del tribunale di Vicenza. Argomento, questo, già sul tavolo da mesi. Ma il palazzo di giustizia di Padova di cui si era già parlato è da escludere, a causa di alcuni lavori in programma (per rimuovere dell’amianto). Improbabil­e anche l’opzione del teatro comunale o della fiera di Vicenza: si tratta di spazi struttural­mente non idonei a celebrare un processo. Rimane quindi l’aula bunker del tribunale di Mestre, che tra l’altro potrebbe essere molto con il Ministero della Giustizia e il Consiglio Superiore della Magistratu­ra e con le istituzion­i locali, sta studiando e cercando di attuare. Per far rimanere il processo a Borgo Berga. Come conferma lui stesso, che comunque aveva già preso in consideraz­ione l’opzione Mestre ma solo per le udienze più affollate. «Se il Ministero della Giustizia ci supporta con alcuni interventi, fornendoci quanto necessario, e cioè microfoni, scrivanie, pannelli fonoassorb­enti per una migliore acustica e la videoconfe­renza per il collegamen­to audio e video, allora saremo in grado, con la collaboraz­ione di tutti, di celebrare il processo a Vicenza», spiega Rizzo.

Che a Roma ha anche chiesto ulteriore personale. «C’è bisogno di un’integrazio­ne di forze per non rallentare gli altri processi, per riuscire a garantire l’ordinario», sono ancora parole del presidente del tribunale. Ordinario che comunque non subirà arresti, forse solo dei rallentame­nti ma limitati alle primissime settimane.

Tra l’altro i magistrati hanno lavorato a pieno ritmo per fare in modo che non ci fossero procedimen­ti ancora aperti e che a questi dovessero subentrare nuovi giudici. Tutto nella prospettiv­a di affrontare il maxi processo BpVi senza appunto che questo influisse nelle incombenze, nella gestione dell’ordinario.

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Decine in attesa Il tribunale di Vicenza sabato scorso, quando si è aperto il processo sul crac della Banca Popolare

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