Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Coin, i debiti dell’acquisizione pagati dal rilancio dei magazzini
Ln 3 anni cessioni e più ricavi, anche per restituire i 26 milioni di Centenary
VENEZIA Coin punta a un piano di rilancio con 40 milioni in più di ricavi e un utile triplicato in tre anni. Grazie all’apertura di nuovi negozi, ma anche ai maggiori incassi dagli spazi in licenza nei grandi magazzini e allo sviluppo autonomo di Coincasa. Senza escludere l’approdo in Borsa. I piani di sviluppo sono esposti nei documenti presentati tre settimane fa, nelle assemblee dei soci di entrambe le società, che hanno approvato la fusione inversa nella storica società dei grandi magazzini Coin, trasformata in spa, di Centenary, il veicolo societario che il 1. marzo ha acquistato per 66 milioni (debiti compresi) il ramo dei grandi magazzini da Coin group di proprietà del fondo inglese Bc Partners, che mantiene invece Ovs.
Come si ricorderà, nel passaggio di mano, il cui artefice era stato l’amministratore delegato di Ovs, Stefano Beraldo, che ci aveva investimento direttamente, al fianco dei manager della società riuniti in Team&Co si erano posizionati gli imprenditori veneti Giorgio Rossi, ora presidente di Coin (guidata nei prossimi tre anni da un cda a 11 che conferma l’attuale board), con il 20% della sua Red Navy, ed Enzo de Gasperi, che guida il gruppo dei prodotti per la casa Edg, con il 15% della HiDec; con loro anche la Joral Investments di Jonathan Kafri proprietario del gruppo dell’abbigliamento fiorentino Sicem e la Pelee Umbrella dell’imprenditore della moda Alessandro Bastagli, ciascuno con il 20% ciascuno.
Il primo effetto però dell’operazione di semplificazione della catena societaria, con effetti positivi «sia di flessibilità gestionale che di contenimento dei costi operativi» è di trasferire a questo punto i 26 milioni di debiti serviti a Centenary per l’acquisizione, finanziati con due prestiti da 10 e 16 milioni da Intesa Sanpaolo, direttamente su Coin spa e sul suo progetto di rilancio. O come spiega il progetto di fusione inverso firmato da Alessandro Faccio, «il patrimonio della società incorporante verrà a costituire garanzia generica di rimborso dei debiti contratti da Centenary al fine di acquisire il capitale della società incorporante».
La cui operatività dovrà garantire anche le restituzioni, entro il 2023, dei finanziamenti, come specifica la stessa relazione, aggiungendo che il rimborso della quota di capitale della linea da 16 milioni «sarà coperto dai flussi finanziari che si prevede generati dalla cessione di determinati asset di negozio». Tra questi flussi straordinari il piano indica «la prevista cessione, ed eventuale leaseback, di alcune licenze».
Restano poi in canna altre soluzioni possibili indicate dal piano: l’ingresso di nuovi soci o la quotazione in Borsa; il trasferimento in concessione «del business inerente una rilevante categoria merceologica di un intero reparto» in ogni negozio diretto; e ancora «la cessione o valorizzazione di altri asset di negozio». Insomma, parte rilevante del progetto si basa sulla cessione di rami d’azienda, previsti tra 2022 e 2023. Dai documenti poi si apprende che già il 1. marzo l’assemblea di Coin srl aveva deciso di distribuire ai soci riserve per 24 milioni di euro, riducendo il patrimonio netto da 118 a 94 milioni.
Insomma, ora tocca a Coin. Il progetto di rilancio, secondo il business plan si basa su alcuni punti fermi: ristrutturazione dei negozi, nuove aperture e sviluppo di Coincasa come format autonomo. I ricavi netti tra 2018 e 2021 saliranno di 20 milioni, da 240 a
261, mentre le vendite nette sotto insegna, comprensive di quelle dei partner in concessione, salgono di 41, con una crescita media cumulata del 3,5%, da 364 a 405, e fino a
435 nel 2024; il reddito netto triplica in tre anni da 1,6 a 4,2 milioni e sale a 4,8 nel 2024.
Dati che dovrebbero giungere da un miglioramento dei risultati commerciali per 7,7 milioni per le ristrutturazioni dei negozi, per 31 milioni dall’apertura di nuovi negozi anche con il format Coincasa e per 10 milioni in più di commissioni da parte dei partner in concessione.
Corsa non facile, visti primi sei mesi di gestione della nuova Coin, fino al 31 luglio, esposti nella relazione intermedia sulla gestione. Le vendite si sono ridotte del 3,4%, con profumeria e prodotti per la casa in linea con il 2017, che hanno parato il -4,5% dell’abbigliamento, pur se, come avverte la relazione, «il business dei department store genera quasi il 90% dei risultati operativi in corrispondenza delle vendite natalizie e dei successivi saldi di fine anno». Così, con 38 negozi, due in meno del 2017, le vendite nette sotto insegna calano da 167 a 162 milioni, e quelle nette da 113 a
109, entrambe del 3%. Il risultato finale del periodo è in perdita per 4,3 milioni di euro, ridotto rispetto ai 5,6 dell’anno prima.