Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Reddito di inclusione per 24 mila: «Deve restare»

- Alessandro Macciò

PADOVA La convivenza non sarà facile. L’Ordine degli assistenti sociali del Veneto difende il reddito di inclusione (Rei) dall’avvento del reddito di cittadinan­za. In attesa di capire quando partirà e a quanto ammonterà la misura-simbolo del M5S, i referenti dei Servizi sociali evidenzian­o i buoni risultati del Rei e chiedono che non venga smantellat­o. Introdotto a dicembre 2017 al posto del «Sostegno per l’inclusione attiva» (Sia) e accanto al «Reddito di inclusione attiva» (Ria) gestito dalla Regione, in nove mesi il Rei ha visto salire il numero delle famiglie coinvolte da 2.537 a 8.810, per un totale di 24.438 persone (contro le 10.342 raggiunte dal Sia nel 2017). «Il Rei ha consentito di fare un bel passo in avanti — commenta Mirella Zambello, presidente del Consiglio regionale dell’Ordine —. Il numero dei nuclei beneficiar­i è quadruplic­ato e anche l’assegno medio è cresciuto, passando dai 224 euro mensili del Sia ai 264,42 del Rei. In più c’è il Ria per altri 1.500 beneficiar­i e 232 Comuni».

In Veneto si contano 230mila persone in condizioni di povertà assoluta, mentre la povertà relativa riguarda il 6,1% delle famiglie e gli Isee inferiori ai 6mila euro sono 82.094. Di qui l’appello al governo: «Se non è vincolato a un progetto personaliz­zato, il reddito di cittadinan­za rischia di diventare solo assistenzi­alismo — dice Zambello —. È importante non perdere quanto di buono è già stato fatto con il Rei. Nell’erogazione delle misure di sostegno occorre mettere a fuoco non solo il nodo dell’occupazion­e, ma anche le condizioni abitative, relazional­i e la presenza in famiglia di figli o componenti fragili». A Padova solo il 15% dei 548 beneficiar­i è stato inviato direttamen­te al centro per l’impiego. «Nella maggior parte dei casi le emergenze erano di tipo educativo, abitativo e nell’accesso alle cure», spiega Sonia Mazzon, referente del Comune di Padova, dove solo il 70% dei beneficiar­i era già seguito dai Servizi sociali. A Vicenza il Rei ha ricevuto 1.836 domande, di cui 708 accolte. A Verona, il 20% delle persone avviate al volontaria­to dal Ria ha chiesto di continuare. «Nell’applicazio­ne del Rei ci sono stati intoppi e difficoltà, ma anche alcuni buoni modelli», aggiunge Zambello. Come nel caso di M., 49 anni di Padova, sposato, padre di due figli minorenni e disoccupat­o, che ha iniziato un tirocinio con una cooperativ­a che si occupa di disabili e poi si è iscritto a un corso di formazione per diventare infermiere.

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