Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Reddito di inclusione per 24 mila: «Deve restare»
PADOVA La convivenza non sarà facile. L’Ordine degli assistenti sociali del Veneto difende il reddito di inclusione (Rei) dall’avvento del reddito di cittadinanza. In attesa di capire quando partirà e a quanto ammonterà la misura-simbolo del M5S, i referenti dei Servizi sociali evidenziano i buoni risultati del Rei e chiedono che non venga smantellato. Introdotto a dicembre 2017 al posto del «Sostegno per l’inclusione attiva» (Sia) e accanto al «Reddito di inclusione attiva» (Ria) gestito dalla Regione, in nove mesi il Rei ha visto salire il numero delle famiglie coinvolte da 2.537 a 8.810, per un totale di 24.438 persone (contro le 10.342 raggiunte dal Sia nel 2017). «Il Rei ha consentito di fare un bel passo in avanti — commenta Mirella Zambello, presidente del Consiglio regionale dell’Ordine —. Il numero dei nuclei beneficiari è quadruplicato e anche l’assegno medio è cresciuto, passando dai 224 euro mensili del Sia ai 264,42 del Rei. In più c’è il Ria per altri 1.500 beneficiari e 232 Comuni».
In Veneto si contano 230mila persone in condizioni di povertà assoluta, mentre la povertà relativa riguarda il 6,1% delle famiglie e gli Isee inferiori ai 6mila euro sono 82.094. Di qui l’appello al governo: «Se non è vincolato a un progetto personalizzato, il reddito di cittadinanza rischia di diventare solo assistenzialismo — dice Zambello —. È importante non perdere quanto di buono è già stato fatto con il Rei. Nell’erogazione delle misure di sostegno occorre mettere a fuoco non solo il nodo dell’occupazione, ma anche le condizioni abitative, relazionali e la presenza in famiglia di figli o componenti fragili». A Padova solo il 15% dei 548 beneficiari è stato inviato direttamente al centro per l’impiego. «Nella maggior parte dei casi le emergenze erano di tipo educativo, abitativo e nell’accesso alle cure», spiega Sonia Mazzon, referente del Comune di Padova, dove solo il 70% dei beneficiari era già seguito dai Servizi sociali. A Vicenza il Rei ha ricevuto 1.836 domande, di cui 708 accolte. A Verona, il 20% delle persone avviate al volontariato dal Ria ha chiesto di continuare. «Nell’applicazione del Rei ci sono stati intoppi e difficoltà, ma anche alcuni buoni modelli», aggiunge Zambello. Come nel caso di M., 49 anni di Padova, sposato, padre di due figli minorenni e disoccupato, che ha iniziato un tirocinio con una cooperativa che si occupa di disabili e poi si è iscritto a un corso di formazione per diventare infermiere.