Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Più di cento ponti senza padrone
Carte inesistenti o smarrite, chi decide controlli e manutenzione? E soprattutto: chi li fa?
VENEZIA Non solo Genova. Chi ha la responsabilità di effettuare i controlli sui ponti veneti? Ma, ancor prima, di chi sono i ponti veneti? La domanda non è peregrina visto che da un censimento interno di Anas, ora sul tavolo del ministro Toninelli, sono ben 112 i cavalcavia in regione di cui non è nota la proprietà e/o l’ente gestore. Parliamo di manufatti sotto cui passano strade statali, quindi di competenza Anas. Diverso il caso dei ponti sopra le regionali, di competenza di Veneto Strade che ha giusto in questi giorni avviato i primi cantieri su due dei venti ponti bisognosi di cure di competenza regionale e li monitora regolarmente. Lo stesso schema vale per le autostrade «responsabili» dei ponti sotto cui passano i fruitori dell’autostrada. Per gli altri, invece, manca la documentazione. Intanto Comuni e Province accusano: Anas non ci risponde. Ma da gennaio son partiti i controlli.
È partito pochi giorni fa il piano di Veneto Strade su venti ponti a rischio in regione
VENEZIA L’eco della tragedia del ponte Morandi a Genova risuona attutita. Ma giusto un po’. A riportare sotto i riflettori i ponti della rete stradale ci ha pensato l’ex ad di Anas, Gianni Vittorio Armani che, in eredità al nuovo corso legastellato, lascia un censimento quanto meno imbarazzante: 1425 ponti «senza padrone», la cui proprietà, cioè, è sconosciuta al catasto di Anas. E il Veneto non fa eccezione visto che i documenti ufficiali di Anas già consegnati al ministro Danilo Toninelli, attribuiscono alla nostra regione ben 112 di questi «ponti orfani». Possibile? Sì, possibile per quanto inverosimile. Almeno una ventina lungo la Transpolesana, la diagonale che come un tratto di penna collega Verona a Rovigo. E, non a caso, è una statale. L’elemento è importante. Ma andiamo con ordine.
Ad eccezione dei manufatti che superano i corsi d’acqua, quando si parla di «ponti» si intendono tecnicamente dei «cavalcavia», o, in gergo ancor più tecnico, dei «manufatti», appunto. In buona sostanza, ponti che corrono sopra un’altra arteria stradale. Il parametro per mettere ordine in una storia che ha dell’incredibile è proprio la strada che ai ponti passa sotto. Se si tratta di un’autostrada, ad esempio, la manutenzione straordinaria e le verifiche statiche del ponte sono di competenza del concessionario autostradale che è tenuto a tutelare la sicurezza dei suoi viaggiatori. La parte di manutenzione ordinaria, vale a dire le asfaltature e la segnaletica orizzontale, invece, restano in capo – poniamo si tratti di una strada provinciale – alla Provincia.
Lo stesso schema, assicura il direttore di Veneto Strade, Silvano Vernizzi, si applica alle strade regionali di competenza, appunto, della società: «Non mi risulta ci sia alcun ponte a “scavalco” di una strada regionale che non sia attentamente monitorato da Veneto Strade. E parliamo, naturalmente, soprattutto di monitoraggio statico. Anzi, dopo Genova, c’è stato un ulteriore impulso e siamo partiti proprio nei giorni scorsi con i primi due cantieri lungo la tangenziale di Treviso. Si tratta dei primi due di venti ponti che necessitano, come da cronoprogramma, di interventi intorno ai 400 mila euro l’uno. Unica eccezione, il ponte sull’Adige a Legnago che avrà un costo di 5 milioni. Stupisce il dubbio sulla paternità dei ponti, mi pare una questione di analisi storica. Norma vuole che il manufatto sopra una strada regionale sia del demanio regionale e che quello sopra una statale sia demanio dello Stato…». Dello Stato, ergo, di Anas.
Un esempio, anzi tre, basteranno a spiegare il paradosso. Da Bussolengo a Carmignano di Brenta passando per San Bellino, nel Rodigino. Roberto Brizzi è il neo-sindaco di Bussolengo che ospita uno dei ponti senza padrone. Siamo sulla Transpolesana, la strada statale su cui c’è un ponte della strada comunale di via Lungadige. «È un ponte di Anas, sicuramente, - spiega Brizzi – solo che Anas non lo sa. Anzi, le dirò, nel nostro comune ce n’è pure un altro di ponte così, è lungo la provinciale VeronaLago. Anas ci ha scritto che “per alcune opere il Compartimento non è in possesso degli atti o risultano poco precisi, che non ci sono verbali di definizione delle competenze sottoscritti tra le parti che ricadono nella giurisdizione delle amministrazioni”. Abbiamo risposto, a maggio 2017 spiegando che il Comune non aveva in carico i due manufatti ma da allora non abbiamo avuto nessun’altra comunicazione». E alla comunicazione Anas è allegato un elenco di 27 ponti fra la variante di Isola della Scala, la statale dell’Abetone, e soprattutto la Transpolesana che ne conta ben 20.
Per inciso, in altri comuni del Veronese, capita che un ponticello sopra uno dei canali collegati alla rete idroelettrica si lesioni. Il Comune fa per intervenire (sul ponticello ci passano gli scuolabus) ma si rende conto che, letteralmente, non c’è traccia della proprietà di quei ponticelli. Sono stati «dimenticati» nel passaggio di competenze fra le grandi società statali che hanno realizzato il tutto nel dopo guerra e i più recenti consorzi che hanno ereditato la proprietà dei corsi d’acqua ma non dei ponticelli. Morale, piccoli sindaci coraggiosi decidono di aggiustare il ponticello a loro rischio e pericolo: non essendo proprietari, non potrebbero farlo. Ma questo, probabilmente, sarebbe un altro capitolo della follia burocratica italica.
Il primo cittadino di Bussolengo ci saluta con un amaro «Stiamo morendo di burocrazia e intanto non si sa chi ha la responsabilità di un ponte… cose da pazzi». Percorrendo fino all’altro capo la Transpolesana arriviamo a San Bellino, sede di uno dei più grandi parchi fotovoltaici d’Europa e pure di uno dei centri logistici in più rapida espansione. Tradotto: il numero di camion cresce giorno dopo giorno. E qui il primo cittadino del comune rodigino, Aldo D’Achille, è ben felice di esprimere la propria preoccupazione: «Quel ponte sulla Transpolesana è giusto nei pressi dell’area logistica, siamo baricentrici fra A13 e A31, chi controlla? Ritengo doveroso che alle pec inviate dalla Provincia Anas risponda e non l’ha mai fatto». A spiegarci la storia delle grida nel deserto polesano è Antonio Marangon dirigente ai Lavori pubblici della Provincia di Rovigo dal lontano 1981: «La Traspolesana è stata realizzata in parte da noi come Provincia e in parte da Anas. A cantiere ultimato il tratto provinciale è stato consegnato all’Anas. Purtroppo non c’è nulla nero su bianco. Così da due anni a questa parte scriviamo inutilmente ad Anas per risolvere la faccenda. A ottobre abbiamo addirittura fatto un incontro in prefettura ma per ora tutto tace».
Il terzo caso veneto ci fa risalire verso Padova. Secondo le schede del catasto Anas, a Carmignano di Brenta la provinciale 94, chiamata «Strada Contarina», corre sopra la statale Postumia e anche in questo caso si tratterebbe di un ponte orfano. E invece no, è della Provincia di Padova: «E per fortuna!» scappa detto al sindaco Alessandro Bolis che poi corregge il tiro: «Avere l’ente proprietario e gestore più vicino come la Provincia abbrevia le procedure, viene più utile. Nel caso di questo ponte i controlli sono puntuali, dall’asfaltatura ai giunti fino ai controlli statici».
Anas, va detto, specifica che da sempre, su qualunque manufatto che sovrasta una statale, il controllo a vista veniva fatto periodicamente dai capo cantonieri. Da gennaio di quest’anno, ad ogni buon conto, a prescindere dall’individuazione della documentazione di proprietà, Anas ha inserito tutti i cavalcavia orfani nel programma di ispezione trimestrale. In più, specifica Anas «è possibile che il gestore della strada sovra-passante ne faccia manutenzione ritenendole di propria competenza». E l’impressione è che davvero, qualcuno abbia sempre verificato seguendo il buon senso. Che poi manchino centinaia di «certificati di proprietà» di ponti in tutto il Veneto con conseguente mancanza di responsabilità formale lascia inevitabilmente perplessi.