Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Badrane, l’avvocatessa marocchina al tavolo regionale sui diritti umani
BASSANO «Un grandissimo onore, lo dico da veneto-marocchina». Kaoutar Badrane, primo avvocato di origine nordafricana a esercitare in Italia, «bassanese orgogliosa», siederà nel nuovo «Tavolo regionale sui diritti umani e la cooperazione sostenibile». L’annuncio l’ha dato lei stessa su Facebook, con un post in cui compare con il governatore Luca Zaia, a capo del tavolo. Badrane tra un caso e l’altro (è parte civile al processo sull’uccisione di Khadija Bencheikh, sua connazionale uccisa a Verona un anno fa) si è impegnata a lungo sul fronte della violenza contro le donne. «Sono felice di dare un contributo alla mia terra veneta ma sempre rimanendo legata alle mie origini — dice —. Devo molto a questo territorio, che mi ha accolta e mi ha permesso di realizzare il sogno di diventare avvocato e battermi per i diritti delle donne». La prima cosa da fare per l’integrazione? L’avvocato Badrane, istituzionalmente, non vuole entrare nel merito prima che si riunisca la commissione. Ma un’indicazione di massima la dà: «La cosa più importante è la formazione, non si può vivere in un Paese senza conoscerne la lingua e la cultura, come molto spesso avviene». Quanto alla presenza di immigrati in Veneto, fa un conto: «Ce ne sono 717mila, il 10,4% della popolazione: la nostra è la terza regione in Italia per numero di stranieri. Prova che i veneti sono tutt’altro che razzisti».
Certo, ma il dato è in calo e in molti stanno rientrando in patria, anche a causa della crisi. «Se qualcuno torna al Paese d’origine non dev’essere considerato un fallimento, anzi — prosegue Badrane —. Può essere un’occasione per mettere in pratica quello che si è imparato all’estero. Molti Stati, tra cui il Marocco, sono impegnati a far rientrare i loro giovani, ne hanno bisogno». E la stretta all’immigrazione dell’attuale governo? «L’Italia è stata abbandonata dall’Europa — conclude l’avvocato bassanese — porre dei limiti è normale. E dico di più: sono gli stessi immigrati che lavorano qui da anni a vedere negativamente un certo lassismo».