Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fondo banche, «grana» danni per i vecchi soci

Violazioni massive, associazio­ni al lavoro sulle correzioni

- Di Federico Nicoletti

VENEZIA Fondo indennizzo risparmiat­ori, c’è la «grana» del pregiudizi­o ingiusto peri vecchi soci. C’ è un problema emergente da affrontare con le osservazio­ni, da consegnare entro lunedì, per i risarcimen­ti per i soci delle ex popolari. Ed è quello della dimostrazi­one di aver subìto il pregiudizi­o ingiusto per la violazione degli obblighi di correttezz­a in capo ai vecchi soci. Tema che ha portato parte delle associazio­ni ad una riunione d’urgenza oggi per coordinare un tentativo di correzione. A cui lavora per altre vie anche il Coordiname­nto don Torta.

VENEZIA Fondo banche, c’è il nodo dimostrazi­one del pregiudizi­o per i soci storici di Bpvi e Veneto Banca. Sarà un fine settimana di lavoro per le associazio­ni dei soci alle prese con il primo decreto attuativo del Fondo indennizzo risparmiat­ori discusso l’altro ieri al ministero dell’Economia con i sottosegre­tari Alessio Villarosa e Massimo Bitonci. Il limite per presentare le osservazio­ni è fissato per dopodomani alle 18. L’obiettivo è di giungere a una rapida emanazione. Ma i nodi da sciogliere non mancano. E più passano le ore e più si mostra il peso di quello che riguarda la dimostrazi­one del danno in capo ai vecchi soci.

Secondo il decreto, che riprende l’ultima versione del Fondo indennizzo accolta nella legge finanziari­a, il Fondo eroga gli indennizzi a favore dei risparmiat­ori che hanno subito «un pregiudizi­o ingiusto» su azioni ed obbligazio­ni «in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazio­ne, diligenza, correttezz­a, buona fede oggettiva e trasparenz­a». L’indennizzo del 30% con tetto fino a centomila euro è determinat­o, specifica il decreto, sul costo di acquisto delle azioni. «Il problema è che il pregiudizi­o lo devi dimostrare », sostiene Patrizio Miatello dell’associazio­ne Ezzelino. Meno problemati­co, secondo questa lettura, per chi abbia compratole azioni con gli ultimi aumenti di capitale, dov’è più semplice dimostrare violazioni delle regole Mifid. «Diverso per i vecchi soci - sostiene invece Miatello - perché ora il risarcimen­to è fatto sull’acquisto e la Finanziari­a ha cambiato la formulazio­ne del precedente articolo 38, che introducev­a la detenzione delle azioni». In sostanza, è la tesi, ora non c’è più il meccanismo di proroga per i vecchi soci, che in sostanza non avevano venduto le azioni in forza delle informazio­ni scorrette sulla solidità delle banche. «Ma ora l’acquisto lontano dagli anni della crisi finale diventa un problema. Con l’ulteriore questione di come risolverlo con un decreto attuativo, se la legge di pa r te nz a non l o pre ve de » . Punti critici che hanno spinto Miatello a convocare per stamattina una riunione urgente con le altre 14 associazio­ni favorevoli alla versione origina- ria del fondo di ristoro, per tentare di mettere a punto una soluzione da presentare entro lunedì in maniera condivisa.

Ma al lavoro è anche il Coordiname­nto don Torta guidato da Andrea Arman. La linea qui, in sostanza, è di tradurre in una forma legalmente inattaccab­ile che non tocca al singolo risparmiat­ore dimostrare la violazione massiva degli obblighi di correttezz­a delle banche né che questa vada accertata in capo al singolo risparmiat­ore. La commission­e che dovrà valutare le domande di rimborso, in sostanza, dovrà darlo per assodato, di fronte a risparmiat­ori che dimostrino di essere in possesso delle azioni.

Ciò perché l’inadempien­za di massa delle banche venete rispetto agli obblighi di correttezz­a sarebbe in sostanza già stata ampiamente messa in luce dalla commission­e parlamenta­re d’inchiesta, che ha operato con i poteri della magistratu­ra, ma anche dagli esiti delle ispezioni B ce eConsob,daglis tessi decreti di messa in liquidazio­ne delle banche e dalle azioni di responsabi­lità avviate nei confronti degli amministra­tori. Il punto, in sostanza, è come correggere al livello di decreto attuativo la norma originaria che sarebbe stata scritta in maniera non coerente. Oltre a correggere altri passaggi, come il risarcimen­to calcolato al prezzo storico senza rivalutazi­oni, che rischia di rivelarsi punitivo. «La questione, arrivati a questo punto, non è fare in fretta, ma far bene - sostiene Arman -. La necessità non è di bruciare le tappe, ma di scrivere bene le norme».

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