Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fondo banche, «grana» danni per i vecchi soci
Violazioni massive, associazioni al lavoro sulle correzioni
VENEZIA Fondo indennizzo risparmiatori, c’è la «grana» del pregiudizio ingiusto peri vecchi soci. C’ è un problema emergente da affrontare con le osservazioni, da consegnare entro lunedì, per i risarcimenti per i soci delle ex popolari. Ed è quello della dimostrazione di aver subìto il pregiudizio ingiusto per la violazione degli obblighi di correttezza in capo ai vecchi soci. Tema che ha portato parte delle associazioni ad una riunione d’urgenza oggi per coordinare un tentativo di correzione. A cui lavora per altre vie anche il Coordinamento don Torta.
VENEZIA Fondo banche, c’è il nodo dimostrazione del pregiudizio per i soci storici di Bpvi e Veneto Banca. Sarà un fine settimana di lavoro per le associazioni dei soci alle prese con il primo decreto attuativo del Fondo indennizzo risparmiatori discusso l’altro ieri al ministero dell’Economia con i sottosegretari Alessio Villarosa e Massimo Bitonci. Il limite per presentare le osservazioni è fissato per dopodomani alle 18. L’obiettivo è di giungere a una rapida emanazione. Ma i nodi da sciogliere non mancano. E più passano le ore e più si mostra il peso di quello che riguarda la dimostrazione del danno in capo ai vecchi soci.
Secondo il decreto, che riprende l’ultima versione del Fondo indennizzo accolta nella legge finanziaria, il Fondo eroga gli indennizzi a favore dei risparmiatori che hanno subito «un pregiudizio ingiusto» su azioni ed obbligazioni «in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza». L’indennizzo del 30% con tetto fino a centomila euro è determinato, specifica il decreto, sul costo di acquisto delle azioni. «Il problema è che il pregiudizio lo devi dimostrare », sostiene Patrizio Miatello dell’associazione Ezzelino. Meno problematico, secondo questa lettura, per chi abbia compratole azioni con gli ultimi aumenti di capitale, dov’è più semplice dimostrare violazioni delle regole Mifid. «Diverso per i vecchi soci - sostiene invece Miatello - perché ora il risarcimento è fatto sull’acquisto e la Finanziaria ha cambiato la formulazione del precedente articolo 38, che introduceva la detenzione delle azioni». In sostanza, è la tesi, ora non c’è più il meccanismo di proroga per i vecchi soci, che in sostanza non avevano venduto le azioni in forza delle informazioni scorrette sulla solidità delle banche. «Ma ora l’acquisto lontano dagli anni della crisi finale diventa un problema. Con l’ulteriore questione di come risolverlo con un decreto attuativo, se la legge di pa r te nz a non l o pre ve de » . Punti critici che hanno spinto Miatello a convocare per stamattina una riunione urgente con le altre 14 associazioni favorevoli alla versione origina- ria del fondo di ristoro, per tentare di mettere a punto una soluzione da presentare entro lunedì in maniera condivisa.
Ma al lavoro è anche il Coordinamento don Torta guidato da Andrea Arman. La linea qui, in sostanza, è di tradurre in una forma legalmente inattaccabile che non tocca al singolo risparmiatore dimostrare la violazione massiva degli obblighi di correttezza delle banche né che questa vada accertata in capo al singolo risparmiatore. La commissione che dovrà valutare le domande di rimborso, in sostanza, dovrà darlo per assodato, di fronte a risparmiatori che dimostrino di essere in possesso delle azioni.
Ciò perché l’inadempienza di massa delle banche venete rispetto agli obblighi di correttezza sarebbe in sostanza già stata ampiamente messa in luce dalla commissione parlamentare d’inchiesta, che ha operato con i poteri della magistratura, ma anche dagli esiti delle ispezioni B ce eConsob,daglis tessi decreti di messa in liquidazione delle banche e dalle azioni di responsabilità avviate nei confronti degli amministratori. Il punto, in sostanza, è come correggere al livello di decreto attuativo la norma originaria che sarebbe stata scritta in maniera non coerente. Oltre a correggere altri passaggi, come il risarcimento calcolato al prezzo storico senza rivalutazioni, che rischia di rivelarsi punitivo. «La questione, arrivati a questo punto, non è fare in fretta, ma far bene - sostiene Arman -. La necessità non è di bruciare le tappe, ma di scrivere bene le norme».