Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Caso Mose: «Piva dovrà pagare le imposte sulle tangenti»
Caso Mose, ribaltata la sentenza di primo grado. Dipendenti all’attacco dei commissari: troppi esterni
VENEZIA La commissione tributaria regionale, giudice di secondo grado, ha condannato l’ex presidente del Magistrato alle Acque, Maria Giovanna Piva, a pagare le cartelle dell’Agenzia delle Entrate: si tratta delle «tasse» sulle tangenti percepite, ritenute anch’esse dei redditi non dichiarati.
VENEZIA Il 14 settembre 2017, quando il tribunale l’aveva assolta, si era lasciata andare a uno sfogo: «Nessuno mi restituirà questi tre anni di vita», aveva detto Maria Giovanna Piva, ex presidente del Magistrato alle Acque di Venezia dopo la lettura della sentenza del processo Mose, che dichiarava prescritte buona parte delle accuse e la assolveva per alcune altre. In realtà nelle motivazioni della sentenza, depositate cinque mesi dopo, i giudici ammettevano che l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, il pool di imprese incaricato di realizzare il Mose, Giovanni Mazzacurati era stato credibile quando aveva detto di aver pagato tangenti a Piva perché fosse più accondiscendente.
Ma laddove non è arrivata la legge penale, ora c’è il conto fiscale. Quello che, con immag i n e s u g g e s t i v a , v i e n e chiamato «tassa sulle tangenti», ritenute anch’esse dei redditi, seppur non dichiarati per ovvi motivi. Nelle scorse settimane la commissione tributaria regionale, che è il giudice di secondo grado, ha infatti condannato l’ex presidente del Magistrato alle Acque a pagare le cartelle dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la sentenza di primo grado del 2016. Allora, mettendo in discussione le fondamenta dell’inchiesta penale, la commissione tributaria provinciale aveva ritenuto «non provata la percezione da parte della ricorrente di elargizioni di denaro da parte del Consorzio». I giudici aveva scritto che Piva «non accettava di subire supinamente tutte le determinazioni predisposte dal Consorzio», ricordando che verso la fine del suo mandato aveva litigato con Mazzacurati tanto che poi sarebbe stato proprio quest’ultimo a farla spostare.
Ora la commissione regionale, anche alla luce della sentenza penale depositata agli atti dall’Agenzia, dà un’altra versione dei fatti, in linea con le indagini della Guardia di Finanza coordinate dai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. «L’ingegner Piva rientrava tra i benificiari del sistema», scrivono i tre giudici tributari, ricordando che oltre alle dichiarazioni di Mazzacurati ci sono anche la consapevolezza di chi contribuiva a creare il «fondo» per le tan- genti che una parte di quei soldi venissero usati anche per pagare il Magistrato alle Acque e l’accusa dell’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita che aveva spiegato nel dettaglio perché era servito pagarla: all’inizio per corr e g g e r e l ’o s t i l i t à d i P i va e «ammorbidirla», poi per ottenere nel 2005 la delibera sul «prezzo chiuso», con condizioni più favorevoli ai privati. «Anomalo» viene inoltre definito il fatto che nei computer del Cvn fossero stati trovati dei documenti che venivano re dat t i per i l Mav. L ’ uni ca concessione a l l a di fe s a r i - guarda le somme. La procura aveva contestato un’extra-stipendio di 400 mila euro per gli anni dal 2005 al 2008, ma la commissione dice che Mazzacurati è vago: parla prima di
150 mila euro l’anno, poi di
200 mila ogni sei mesi. La scelta è quella di prendere il minimo e dunque Piva dovrà pagare le tasse su 600 mila euro, cioè 150 per quattro.
Intanto il Mose va avanti, seppur tra tante difficoltà. Nei giorni scorsi è stato avviato un nuovo test di pulizia delle paratoie su una superficie di 25 metri quadri. A breve dovrebbero invece partire i test di sollevamento della schiera di Treporti, su cui è anche in fase di aggiudicazione il bando per le prime manutenzioni, visto che si tratta delle dighe sotto acqua da ormai più di cinque anni. E prosegue anche la guerra tra i dipendenti del Cvn e i commissari, con i primi ad accusare i secondi di sminuire il loro ruolo in favore di esperti esterni, come emerge anche dal nuovo organigramma presentato in questi giorni. «Una prima lettura conferma l’attribuzione di posizioni di responsabilità e funzioni gerarchiche a consulenti esterni, nonché una commistione tra le diverse realtà aziendali operanti in Arsenale», scrivono le Rsu.