Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’integrazione passa per il lavoro. I profughi diventano saldatori
VICENZA Hanno dai 20 ai 38 anni, sono in 12 e hanno tutti due cose in comune: arrivati a Vicenza come profughi dall’Africa centrale hanno ottenuto lo status di rifugiato. Inoltre sono coinvolti in un corso al centro di formazione professionale San Gaetano per saldatura-carpenteria e di qui a poco andranno a fare un tirocinio di tre mesi in aziende metalmeccaniche del territorio. «Speriamo sia l’inizio di un percorso di integrazione. Queste sono figure professionali di cui c’è grande richiesta, le aziende non riescono a trovarli» dichiara Pierluigi Zanco del Rotary Club cittadino: assieme alla Caritas diocesana ha avviato il programma «Rotary Refugee Training Project», primo di questo tipo a Vicenza. Ieri ai primi sei «corsisti» sono stati consegnati altrettanti attestati, dopo un mese di lezioni intensive nel cfp di via Mora. A consegnarli è stata l’assessore comunale alla Famiglia Silvia Maino: «Questo significa fare del bene e farlo bene», commenta. I rifugiati in provincia sono in netto calo: i dati della prefettura nelle scorse settimane indicavano una presenza di circa 1400 richiedenti asilo, 400 dei quali nel capoluogo. Cifre quasi dimezzate rispetto alla primavera del 2017. Al di là dei numeri, però, uno dei temi è la necessità di queste persone di trovare un’occupazione: con il permesso per protezione internazionale infatti cessa anche l’ospitalità da parte delle cooperative. Il progetto Rotary – partecipato dai club di Vicenza e dello Iowa in Usa, più altri 5 club italiani e americani – con uno stanziamento di 60mila euro si è proposto proprio di «fornire una formazione professionale in una attività che potesse portare un vantaggio anche alla comunità locale e non entrasse in concorrenza con la manodopera italiana. È stata identificata la saldatura-carpenteria» osserva Zanco. I 12 partecipanti sono stati selezionati dalla Caritas: «Provengono da Costa d’Avorio, Nigeria, Gambia e Mali, uno di loro ha qui a Vicenza una famiglia con figli» spiega il direttore dell’opera diocesana don Enrico Pajarin. Per tutti, dopo il primo mese di formazione, seguirà ora il tirocinio. E il mantenimento in questo arco di tempo rimarrà a carico dei Rotary. «Se tutto andrà bene e verificheremo che l’azione è stata efficace, il progetto potrebbe essere ripetuto» spiega Zanco. Di sicuro, da parte dei partecipanti c’è grande entusiasmo: «Abbiamo imparato due metodi di saldatura: filo e tig – spiega Siran Mady, uno di loro – non vedo l’ora di iniziare il tirocinio nell’azienda».